martedì 13 ottobre 2015

Renzi e la "scossa" televisiva: tutto nel contatore (e in bolletta)




Della serie "ogni tanto ritornano", è riemersa

la proposta di inserire l'importo del canone Rai nella bolletta dell'energia elettrica. La geniale, si fa per dire, idea, che era già stata fatta propria da vari esponenti dei governi precedenti, è diventata ora uno dei puntiqualificanti del programma politico di Matteo Renzi. L'ex sindaco, da quando è diventato capo del governo, ha di fatto commissariato Viale Mazzini, imponendo la sua presenza fissa nei telegiornali e nei talk show, beninteso, quelli a egli graditi. Il tutto con la connivenza dei classici cortigiani che sono arrivati ad un livello di piaggeria verso il potente di turno che non si era visto nemmeno ai tempi in cui la Rai era un feudo democristiano. Con tanti saluti al principio del “servizio pubblico”.

Commissariata dunque la Rai, ora Renzi deve rassicurare i suoi fidi che manterranno l'agognato e ben retribuito posto di lavoro con nuove entrate che dovrebbero evitare il fallimento dell'azienda la quale si picca essere “la prima azienda culturale del Paese”. Figuriamoci: basta assistere ad una di quelle ignobili trasmissioni nelle quali autentici ignoranti guadagnano migliaia di euro per rispondere o non rispondere a domande idiote, e ci si rende conto che, al contrario, la Rai, unitamente alle reti Mediaset, e a molte altre, è una delle maggiori responsabili, anzi la maggiore per motivi storici, dell'incultura e dell'instupidimento progressivo degli italiani. E non bastano certo trasmissioni pregevoli come quelle di Rai Storia a salvare l'istituzione nel suo complesso.

Tutto questo, giusto per ricordare come vengono utilizzati i proventi del canone. La proposta di Renzi non è comunque nuova ma che l'ex boy scout l'abbia tirata fuori durante un'intervista televisiva la dice lunga sul fatto che vive fuori dal mondo. L'idea del canone da far pagare a tutti trae origine dall'enorme evasione (il 30% stimato sul totale per un importo di circa 500 milioni di euro) che interessa in particolare le regioni del Sud. Con quei soldi, pensano Renzi, dirigenti e dipendenti di Viale Mazzini, il nostro futuro sarebbe molto più roseo.

L'idea nasce dalla convinzione (sbagliata) che tutte le abitazioni che utilizzano energia elettrica debbano per forza di cosa possedere un apparecchio televisivo.

Siccome non si possono inviare gli ispettori del fisco a riscuotere il canone, e a pignorare i mobili, in abitazioni di zone a rischio, in quanto dominate dalla criminalità organizzata, ecco la grande pensata. Facciamo riscuotere il canone dalle aziende municipalizzate che distribuiscono energia elettrica. Queste poi gireranno l'importo relativo a Viale Mazzini.Così le varie Acea di Roma e Aem di Milano si troveranno ad essere trasformate in sostituti di imposta per una tassa che è una delle più odiate dagli italiani.

Peraltro la pensata di Renzi, che magnanimamente ha annunciato la riduzione del canone per tutti a 100 euro rispetto ai 113 attuali, si scontrerà inevitabilmente con milioni di cause legali che investirebbero i vertici delle municipalizzate. Milioni di cittadini si rifiuterebbero semplicemente di pagare le relative bollette, impedirebbero l'accesso degli ispettori ai contatori e soprattutto intaserebbero di ricorsi le cancellerie dei tribunali. Ricorsi che immancabilmente verrebbero vinti. Dopo le perplessità dell'Autorità di vigilanza sulla Rai, un no netto è venuto dal presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, che ha definito «una operazione impossibile» quella prospettata da Renzi.

Il punto chiave è che il canone Rai nella bolletta elettrica è semplicementeincostituzionale. E il motivo è presto detto. Toccherebbe al cittadino dimostrare di non possedere un televisore e non più alla Rai dimostrare il contrario. E questo cozza con i principi di uno Stato di diritto, o di quel che ne resta perché, tra le altre cose, trasforma i cittadini in sudditi.

Un vizio, tra gli altri, che accomuna Renzi ai politici del passato dai quali, a suo dire, intende differenziarsi per avviare l'Italia verso un radioso destino (altro vizio del quale abbiamo un vago ricordo...).
Filippo Ghira


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