venerdì 6 maggio 2016

GABINETTI “ALL GENDER” CONTRO LE “DISCRIMINAZIONI”? UN’ALTRA QUESTIONE POSTA MALE…

Bisogna per forza sentirsi a proprio agio?




Una nota trasmissione di “denuncia” ha inscenato una “provocazione” piazzando una telecamera nascosta in un gabinetto per maschi nel quale, in piedi davanti all’orinatoio, intento a fare i suoi bisogni, c’è un “transessuale”. Cioè un uomo vestito da donna che pretende di essere riconosciuto come “donna” ma che ha gli organi genitali maschili. Mi perdonino gli esegeti del “GLBT corretto” se nella mia spiegazione sarò caduto in qualche… fallo, ma le persone in buona fede credo abbiano capito il problema, che non è la definizione corretta di “transessuale”.

Il “problema” che è nel bagno degli uomini c’è un uomo camuffato da donna al quale piacciono gli uomini. Che corrisponde esattamente ad una donna camuffata da uomo alla quale piacciono le donne che si aggira nel bagno delle femmine (con l’unica differenza che le donne fanno i loro bisogni al chiuso, anche se pure davanti ai lavandini potrebbero verificarsi delle molestie).

Diciamocelo francamente che tutta questa storia (come tutto quello che dà luogo ai cosiddetti “dibattiti” delle tivù e dei giornali) è impostata nella maniera sbagliata.


Anche un “trans” (o un qualsiasi “rappresentante” dell’indefinita serie di “generi” dell’ideologia GLBT) ha il sacrosanto bisogno (più che un “diritto”!) di andare al gabinetto per fare i suoi bisogni. Ci mancherebbe altro.

Ma i gabinetti è bene che restino separati per maschi e per femmine, su questo non c’è dubbio, con buona pace degli scriteriati che – per “facilitare” i GLBT – reclamano gabinetti “all gender”.

Dunque qual è la soluzione? Semplice, ponendo la questione nella giusta maniera. Smettendola di andare in giro camuffati da donna (o da uomo) e limitandosi perciò all’interno delle mura domestiche (sacre ed inviolabili) a fare quello che ci pare, senza però imporlo a tutti gli altri nello spazio pubblico!



Il “pubblico”, purtroppo, è oramai concepito come la mera somma aritmetica delle paturnie individuali di ciascuno, il che è profondamente sbagliato e foriero di contrasti che si potrebbero tranquillamente evitare.

Le questioni poste male generano antitesi fasulle, con tutto il loro strascico di azioni e reazioni sempre più esacerbate, a tutto danno della concordia e a tutto vantaggio di una conflittualità perpetua su problemi pretestuosi.

Se solo ci si attenesse all’aurea norma secondo la quale a casa propria ciascuno fa come meglio crede, mentre pubblicamente ci si deve dare un contegno e non urtare il prossimo, tutto andrebbe decisamente meglio.

Il discorso vale per qualsiasi altro comportamento. Si pensi ai cani: siccome l’atteggiamento della media dei proprietari di cani non è più quello di persone ragionevoli bensì quello di cinofili acritici, essi pretendono d’imporre ovunque, anche nelle aree destinate ai giochi per bambini, i loro “amici a quattro zampe” anche quando sono oggettivamente molto pericolosi.

Possiamo ancora rimetterci al “buon senso” quando questo è in agonia?

O si dovrà prima o poi arrivare, per mettere un argine all’esondazione dell’ego di ciascuno, a vietare di andarsene in giro camuffati da individui dell’altro sesso?

Ai posteri l’ardua sentenza.


http://www.ildiscrimine.com/bagni-unisex-unaltra-questione-posta-male/

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