domenica 27 ottobre 2019

Porte di Transfert





Il “Transfert dimensionale” è il passaggio di un corpo da una dimensione ad un’altra, ovvero da uno stato all’altro. Le dimensioni debbono, infatti, essere intese come “stati”.



Si può parlare di “dimensioni parallele” ma intendendo questo parallelismo non geometricamente (cioè come bande affiancate) ma come compenetrazione; queste bande dimensionali si compenetrano, ma essendo di intensità vibratoria diversa, non interferiscono fra loro: un oggetto, quindi, può essere trasportato da una dimensione ad un’altra.

E questo una volta avveniva attraverso le “porte di transfert” poste fra la dimensione della terra e una dimensione di un universo parallelo a quello terrestre. Il passaggio si produceva pronunciando determinate parole, tracciando sul terreno determinati segni e facendo collocare il soggetto da trasferire in un punto determinato di questo tracciato, dove normalmente era stata eretta una “porta monolitica”, che aveva una posizione specifica anche rispetto alle correnti energetiche del terreno e delle linee di forza locali (posizione quindi geologica ed astronomica).
Libri e varie...



Coloro che transitavano per quella porta, dopo che i sacerdoti del tempio avevano preparato il loro corpo al transfert, uscivano dallo spazio-tempo terrestre ed entravano nello spazio-tempo di un’altra corrente di realtà parallela. È di là che sono giunti nel nostro mondo gli antichi viaggiatori di altre dimensioni. Queste porte si costruivano appunto perché ci potesse essere un libero scambio fra mondi diversi.



Ma gli stessi fenomeni di transfert si verificano nelle sedute medianiche ad effetti fisici, quando si realizza l’apporto o l’asporto (tipo esperimenti di Gustavo Rol), quando cioè un oggetto passa attraverso la materia, esce dall’ambiente in cui si trova e va a collocarsi in un ambiente diverso, senza perdere le sue caratteristiche.

Ora però c’è da porsi una domanda: quando l’oggetto esce dall’ambiente sperimentale (visto che continua ad esistere, riapparendo dopo poco a distanza dal luogo da cui è sparito), cosa é diventato in quell’arco di tempo che va tra la sua sparizione e la sua riapparizione? Se è rimasto concreto, su quale spazio-tempo è stato collocato?

Nella materia ogni struttura, ogni corpo è tenuto assieme da un rapporto di valori energetici: la coesione molecolare, la coesione atomica che è la conseguenza diretta di un’alternanza di valori di forza che danno come somma totale dei loro rapporti e dei loro valori un equilibrio stabile, è la coesione totale della struttura stessa. Questo dà alla struttura, la proprietà di avere energeticamente una specie di impalcatura costante, che è come l’ossatura di certi paralumi sui quali poi si stende la seta o altra stoffa.

Questa struttura fatta di energia resta costante come disegno di se stessa, anche quando l’elemento strutturale espresso nello spazio-tempo umano, passa attraverso uno spazio-tempo non umano, perché anche diffondendosi in una certa estensione i suoi atomi contengono tutti quanti gli elementi di questa struttura, che resta quindi costante. Quando poi questa struttura è ricondotta sul piano del spazio-tempo umano, di nuovo essa si ricompone, perché il riconcentrarsi degli atomi sul piano umano la restituisce quale essa è.



Lo scienziato dirà che una operazione del genere dovrebbe determinare una liberazione di energia tale da causare un’esplosione. Noi risponderemo che l’energia come spazio può essere descritta in due equazioni: una di deflagrazione e una di compulsione. Diremo cioè che l’energia può essere dispersa deflagrativamente, ma può essere anche dilatata con ritmi particolari senza determinare alcuna reazione, restando come fatto costante e statico in una certa posizione di spazio che è caratteristica a se stessa. In un certo modo, è come se si tirasse la gomma di un palloncino.

Ogni universo conserva in sé delle caratteristiche fisiche che danno ad esso dimensioni di valori spazio-temporali, che sono specifici alle condizioni che vigono in quell’universo e che costituiscono proprio la differenziazione fra tutti gli universi.

Questo vuol dire, che possono benissimo esistere universi contemporanei senza che mai accada che essi interferiscano uno con l’altro (come le onde radio o televisive)… tranne che in condizioni particolari, attraverso appunto “varchi” tipici, che potremmo definire vere macchine spazio-temporali: le “porte di transfert” che remote civiltà erano riuscite a realizzare, per il transito non solo di cose ma anche di esseri.





Pubblicato il 20 ottobre 2017 da beatrice




Jean-Edouard Lamy nacque in Francia nel 1853. Fu curato de La Courneuve dal 1900 al 1923. Tutta la sua vita fu costellata da visioni e fenomeni mistici straordinari.


Aveva spesso visioni di Gesù (soprattutto durante la Messa), della Madonna, degli angeli e di San Giuseppe. Aveva una straordinaria devozione per la Madonna e una grande familiarità con gli angeli. Conversava regolarmente con il suo Angelo Custode. Molte persone che erano presenti quando parlava con gli angeli, riferivano di sentire distintamente le loro risposte, inoltre dicevano di vedere il viso di Padre Lamy diventare radioso. Quando aveva le sue visioni, egli spesso vedeva fatti del passato e del futuro. E come altri grandi mistici subiva le vessazioni di Satana.

Dormiva una o due ore per notte e recitava il Rosario quasi continuamente. Aveva il dono del discernimento delle coscienze, cioè poteva “sentire” i peccati delle persone. Vengono riferiti molti miracoli operati da lui. Numerosi e illuminanti sono i suoi commenti su questioni spirituali e le profezie pervenuteci. Il suo vescovo disse di lui: “Nella mia diocesi ho un altro Curato d’Ars”.

Mentre era in vita, tuttavia, non trapelarono le capacità di cui padre Lamy era dotato. Soltanto qualcuno a lui più vicino, aveva intuito che questo straordinario pastore di anime aveva dei contatti diretti con l’aldilà. Ma di certo l’interessato volle sempre evitare che questi fatti trapelassero all’esterno, non menzionandoli né ai suoi superiori né ai confratelli. Non a caso chiese al suo biografo e confidente, il conte Biver, che fu testimone di episodi razionalmente inspiegabili, la cortesia di non fare cenno a queste sue ‘conoscenze particolari’, non prima, per lo meno, della sua morte. Il Biver, da scienziato agnostico o quanto meno incredulo delle vicende spirituali, mantenne il patto.

Jean-Edouard Lamy descrisse le creature angeliche che sono perennemente unite a Dio, in questo modo: “Voi non potete immaginare la potenza di un Arcangelo, né quella della Santa Vergine! Vi è una grande utilità a pregare gli Angeli”. E ancora: “La Santa Vergine ha avuto la bontà di mettermi sotto la protezione del santo Arcangelo Gabriele, di affidarmi a lui”.

In molte situazioni critiche, padre Lamy venne fisicamente salvato da incidenti e morte certa, grazie all’intervento dell’Arcangelo Gabriele, servitore dell’Altissimo e messaggero di buone novelle, e che rappresenta, nell’esistenza del padre francese, una fonte continua di sostegno. Egli lo descrive come “il più alto di tutti gli angeli”.

Leggiamo insieme la descrizione che ne fa il testimone diretto: “L’Arcangelo Gabriele è più alto di tutti gli altri angeli. A lui io riconosco uno spirito di una categoria superiore. Quello che negli angeli è molto bello, sono le placche d’oro di forma irregolare, poste come in un mosaico, di cui la parte superiore del loro corpo è rivestito, e che continuamente sfavillano. Esse ricevono la luce di Dio. Queste placche d’oro, che perennemente si muovono, potrebbero assomigliare ad altrettanti soli”. In altri passaggi si sofferma anche sul tipo di capigliatura che contraddistingueva l’Arcangelo Gabriele: “L’arcangelo Gabriele ha i capelli ben tagliati ed ondulati”.

Emergono altre specificità degli angeli, in particolare per quanto riguarda il loro impatto estetico, dominato da una luminosità senza eguali, alla quale molto spesso il sacerdote farà riferimento. Veniamo a sapere che queste creature celesti che assistevano, come fedeli normali, alle celebrazioni eucaristiche di Lamy – e lo trasportavano, da un luogo all’altro, quando le forze lo abbandonavano e prendeva il sopravvento una debolezza apparentemente invincibile – sono splendenti più della Madonna, indossano abiti bianchi, sono senza ali e hanno un aspetto assai giovanile.

Ecco la descrizione dettagliata: “Gli Angeli, svela, hanno un aspetto più luminoso di quello della Santa Vergine, almeno all’apparenza. Con quegli affascinanti riflessi di luce che cambiano incessantemente sui loro abiti bianchi, essi hanno l’aria di brillanti ufficiali presso di Lei, così semplice. Io non ho mai visto loro delle ali. Sempre di aspetto giovanile, essi portano, impressa sul loro volto, la benevolenza verso gli uomini; mentre invece i demoni hanno un aspetto duro, strano, a tratti disgustoso e repellente“.

È capitato in più circostanze che Lamy si sentisse senza più forze. Nei momenti di spossatezza, quando pronunciava le parole “Dio mio, Dio mio, come sono stanco!”, egli, all’improvviso, si trovava teletrasportato (in astrale, con la coscienza) davanti alla sua parrocchia, oppure nei posti in cui le persone avevano bisogno della sua opera misericordiosa.

Lamy consiglia sempre di pregare costantemente gli angeli. Ma perché? Non soltanto per riuscire a captare la loro presenza accanto a noi, che è costante, ma anche perché “ogni volta che rivolgiamo a loro preghiere e richieste di aiuto, essi sono molto contenti (…). I nostri Angeli custodi ci guardano come se noi fossimo dei fratellini indigenti. La loro bontà nei nostri riguardi è estrema”.

Con la protezione degli angeli, Lamy era solito celebrare la messa con fervore straordinario e devozione senza pari, un atteggiamento interiore che, quasi, lo trasfigurava. Ad assistere alla messa, infatti, non c’erano soltanto i fedeli, ma corti di angeli risplendenti più che mai di luce intensa.

Grazie alle doti speciali che gli venivano trasmesse dagli angeli, il religioso era in grado, ad esempio, di capire se l’anima trapassata per la quale egli stava celebrando messa, ne riceveva beneficio. “In quei momenti non pensi più alle cose della terra, ma senti chiaramente qualcosa di celestiale dentro di te, che è precisamente l’effetto della loro presenza”. Morì nel 1931.

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Fonte: http://sonoconte.over-blog.it/article-comunicava-con-gli-angeli-jean-edouard-lamy-124555648.html