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di Paolo Cradenà-
Il
capitolo del salvataggio di Cipro si è concluso (per il momento) con un haircut
del 40% sui conti correnti di Bank of Cyprus superiori ai 100 mila euro, e con
un taglio ancor più feroce su quelli di Laiki Bank (si parla già dell'80%) da
quantificare in relazioni alle necessità che emergeranno durante la fase di
liquidazione che potrebbe durare anni. Ovviamente, in tutto questo periodo
temporale, i conti saranno congelati.
L'altro ieri, il presidente
dell'Eurogruppo, commentando il "salvataggio" cipriota, ha affermato
che quello adottato a Cipro potrebbe essere un modello esportabile anche in
altri casi di salvataggi bancari in giro per l'eurozona. La banca spagnola
Bankia, chiaramente, ha salutato le
affermazioni di Jeroen Dijsselbloem arrivando
a perdere in borsa oltre il 50%, trascinando al ribasso pressoché tutte le
piazze europee proprio sui timori dell'applicazione su vasta scala del
modello di salvataggio cipriota. Alle affermazioni di Jeroen Dijsselbloem hanno fatto seguito una
tempesta di smentite da parte di tutti i vertici tecnocrati europei, impegnati
a tranquillizzare i mercati dal panico suscitato dalle parole espresse del
presidente dell'Eurogruppo. Anche perché, queste cose, riescono bene
se fatte di nascosto. Ovvio, no?
Secondo quanto riportato dalla Reuters, esisterebbe un bozza di
legge europea secondo la quale i titolari
di conti bancari superiori ai centomila euro potrebbero essere coinvolti in
future liquidazioni bancarie, mentre i correntisti sotto i centomila euro
-sempre secondo l'agenzia- continuerebbero ad essere protetti. Ma
sappiamo benissimo, che spesso, occorre fare di necessità
virtù comunque.
La settimana scorsa, il capo economista di
Commerzbank, Jörg Krämer, ha
paventato l'applicazione di un'imposta patrimoniale del 15% sulle attività
finanziarie in possesso ai risparmiatori italiani (titoli di stato,
obbligazioni conti correnti ecc ecc), in modo da ridurre il debito pubblico
entro il 100% in ragione del Pil, e abbattere considerevolmente anche gli oneri
al servizio del debito. Ipotesi praticabile? Certamente si, anche se con grandi
difficoltà, comunque sormontabili. Peccato che Jörg Krämer trascuri il fatto che questi patrimoni sono già
stati tassati, con tasse tra le più alte al mondo.
Il prossimo settembre, in
Germania saranno celebrate le elezioni politiche. L'opinione pubblica tedesca è
da sempre contraria a finanziare gli "sperperi delle cicale
mediterranee". Dare in pasto all'elettorato tedesco che la musica è
cambiata e che, d'ora in avanti, ai salvataggi che si renderanno necessari
dovranno contribuire anche i cittadini di quelle nazioni bisognose con i propri
patrimoni, è la miglior campagna elettorale possibile per conquistare la
cancelleria tedesca.
La Spagna, la
settimana scorsa, ha cambiato una norma
costituzionale che
consente una tassa sui depositi delle banche. Una norma
prima proibita per legge, che potrebbe, in caso di bisogno, aprire
la strada a un prelievo forzoso una tantum dai conti bancari,
nella forma di una tassazione dei risparmi. Il tutto per salvare le banche,
ovviamente.
Nel contesto italiano, c'è da
rilevare che siamo avanti a tutti e noi non abbiamo bisogno di una riforma
costituzionale per l'applicazione di una imposta patrimoniale sui risparmi. Già
21 anni fa, con il governo Amato, abbiamo insegnato a tutto il mondo come si
eseguono le rapine miliardarie su vasta scala, senza alcun spargimento di sangue.
Sempre in Italia, qualche
giorno fa, è circolata la notizia di un imminente taglio del rating da parte dell'agenzia Moody's. Se
questa ipotesi, nei prossimi giorni o settimane, dovesse essere confermata,
l'Italia rischierebbe di essere collocata a livello spazzatura, o giù di lì,
con enormi ripercussioni sul debito pubblico che, a qual punto, uscirebbe dai
portafogli dei fondi di investimento poiché ritenuto "not investment grade".
Non a
caso, proprio ieri, Blackrock, tra i big mondiali nella gestione del
risparmio, ha fatto sapere che ha già ridotto l'esposizione dei propri portafogli
sui titoli italiani e spagnoli, e si è detta pronta ad un ulteriore taglio se la
situazione in eurozona dovesse deteriorarsi ulteriormente.
Sempre in Italia, parte del
mondo politico non nasconde affatto l'idea di voler applicare un'imposta
patrimoniale sui grandi (?) patrimoni. Semmai non dovesse convincervi quanto
sopra enunciato, tenente ben in mente che l'Italia sta percorrendo a
grande velocità il precipizio economico, sociale e politico più pericoloso e
devastante dalla seconda guerra mondiale.
Non possiamo dire che non
siamo stati avvisati.
http://www.vincitorievinti.com/
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