di Romano Bracalini
Giannini, che era Giannini, tenne in subbuglio l’Italia
statalista per quattro anni, dal 1944 al 1948, prima che L’Uomo qualunque, da
lui fondato, venisse fagocitato da
democristiani e fascisti, secondo la formula italiana “se il nemico non lo puoi
eliminare, abbraccialo”, e l’abbraccio non potrà essere che mortale.
Grillo,
sprovveduto eroe di una rivoluzione improbabile, avendo arruolato il peggio dell’elettorato incolto (chi si piglia si assomiglia) conosce
il primo e forse definitivo crollo ad appena tre mesi dal clamoroso exploit di
febbraio. Un fuoco di paglia. Ci voleva poco, per la verità, a pronosticare che
la vita di questo movimento d’accatto e transeunte sarebbe stata breve. Perfino
in un Paese come l’Italia, dove l’improvvisazione è la regola, sarebbe bastata
la pur minima conoscenza storica per evitare una delusione così cocente.
Grillo, sgradevole macchietta, sempre in arretrato di un bagno, con quel
microfono in mano che arringa la plebe accorsa ai suoi sproloqui, non ha
calcolato (perché non ne ha i mezzi culturali e psicologici) che la plebe è
portata ai voltafaccia più clamorosi, quando non ti si rivolta contro
impiccandoti al primo distributore. Grillo, nella propria pochezza politica,
non merita tanto; basta che scompaia perché questo è il destino di tutti i
tribuni del popolo, anche di quelli migliori di lui.
Tra i partiti antistato, anche per la Lega pare sia
cominciato il declino. Il fatto è che la Lega di Maroni, piuttosto fumosa e
vaga nei programmi, convince sempre meno con l’idea della macroregione che non
si sa cosa sia e non riscalda i cuori. Entrambi, grillini e leghisti, hanno
dimezzato i voti. Vuol dire che milioni di voti sono tornati liberi ma non
sanno più dove dirigersi. Nello scenario di macerie, tolti i riferimento
d’obbligo per i seguaci di Pd e Pdl, un terzo dell’elettorato, che ha creduto
nella protesta e perfino nell’idea folle del cambiamento, è in attesa di un
nuovo progetto sostenuto da alcune idee forti, non dalle cazzate di Grillo. Nel
movimento Cinque Stelle convivevano anime contrapposte, sinistra e destra,
nordisti (ex leghisti) e sudisti statalisti in cerca d’impiego come il
palermitano Crimi, impiegato statale al tribunale di Brescia; una accolita di
becerume d’ogni genere, chiacchiere tante ma scuola poca, gente come la
Lombardi che del fascismo ha un’idea che ha avuto il plauso del camerata
Ignazio La Russa. Squallido panorama animato da un esercito di dilettanti, che
s’è segnalato unicamente per la difesa dei privilegi e dei rimborsi. La Lega,
ormai ridotta al lumicino, non tornerà più ad ad essere quella che era, e
difficilmente chi l’ha abbandonata sarà propenso a tornare. Serve un nuovo
progetto indipendentista che coaguli le diverse anime del secessionismo
nordista disperso in mille distinguo. Metterle insieme non sarà facile; perché
prevale sempre lo “spirito di divisione italiano” vecchio di secoli. E tuttavia
c’è ormai uno scontro insanabile tra la politica tradizionale, italianista,
statalista -non importa se con diverse gradazioni di destra e di sinistra-, e
il fronte di quelli che non ci stanno e vogliono fondare una nuova nazione
fuori della cornice tradizionale dello stato italiano. Ci sta riuscendo il
Belgio, di fatto diviso tra fiamminghi e valloni. E’ sulle macerie del
movimento Cinque Stelle e della Lega, ormai simulacro di se stessa, che il
nuovo progetto indipendentista può trarre ispirazione e forza.
La Lega aveva un progetto che col tempo si è ridimensionato,
essendo difficile fare la rivoluzione con il permesso della Questura. La storia
ci ammonisce che i cambiamenti radicali, l’avvento di nuove nazioni non sono mai il risultato di un
compromesso, di un patteggiamento consensuale con il potere. Le leggi difendono
lo status quo. Non permettono effrazioni o forzature all’ordine costituito.
Bisognerà trovare forme di disobbedienza civile, per un graduale processo di
opposizione e di rivolta. L’Europa burocratica non è un ostacolo. Com’è sorta,
può decadere. Sono sempre stati i popoli i soli e unici protagonisti del cambiamento,
gli artefici delle rivoluzioni, solo che lo si voglia. Tutto viene al momento
opportuno ed ora, con la caduta dei partiti antistato, il progetto diventa più
possibile e chiaro. Già dal Veneto ci arriva il primo segnale che conforta e
rafforza i nostri propositi. Per un nuovo Lombardo-Veneto indipendente. E
l’Italia, con i suoi servi e parassiti, fuori dai coglioni!
http://www.lindipendenza.com/scenario-di-macerie-il-solo-progetto-valido-e-lindipendenza/
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