giovedì 18 luglio 2013

TURCHIA E BRASILE MENO ATTRAENTI

I disordini sociali e le manifestazioni che stanno interessando la Turchia e il Brasile potrebbero avere un effetto negativo sui mercati finanziari di questi Paesi e, più in generale, sui mercati emergenti?

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I fattori che nel lungo periodo sostengono la maggior crescita dei paesi emergenti rispetto ai paesi industrializzati continuano a essere validi e presenti: tra i principali ricordiamo il profilo demografico più favorevole, un costo del lavoro nettamente inferiore e un quadro politico, non necessariamente democratico, ma, in media, sicuramente più stabile rispetto al passato.

Ciononostante, la situazione attuale, sia dal punto di vista dei flussi finanziari che dal punto di vista macroeconomico e politico presenta degli aspetti negativi di breve periodo.


Nel primo caso, è evidente che la prospettiva di una fine anticipata delle manovre straordinarie di politica monetaria, recentemente annunciata dalla banca centrale americana,ha innescato un processo di riallocazione dei portafogli dei grandi investitori internazionali e delle banche centrali stesse che continuerà a penalizzare i mercati finanziari marginali tra cui gli emergenti, peraltro oggetto nel corso degli ultimi anni d’ingenti flussi positivi in entrata.


Da un punto di vista macroeconomico di breve periodo, è indubbio che si stia attraversando una fase in cui sia le stime di crescita macroeconomiche che le stime di crescita degli utili delle aziende quotate sui principali mercati emergenti siano rivisti al ribasso e rendano pertanto meno attraente l’investimento,con particolare riferimento ai mercati azionari.


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