mercoledì 17 luglio 2013

PER RISPARMIARE SUL COSTO DEGLI ONOREVOLI È MEGLIO DIMINUIRE IL NUMERO O RIDURRE LO STIPENDIO?

Due giovani studiosi dell' IGIER dell'Università Bocconi, Tommaso Giommoni e Vincenzo Scrutinio, hanno esaminato recentemente il trattamento economico dei parlamentari italiani confrontato con quello dei colleghi europei, che si trova anche su Internet (www.lavoce.info), e da cui hanno tratto e proposto alcuni possibili interventi sull’attuale sistema.

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Ma quanto si potrebbe ottenere dall’implementazione di questi suggerimenti? I risultati sono evidenti in una breve simulazione proposta nel grafico seguente.

In particolare hanno considerato tre possibili scenari :

1.Taglio parlamentari: una riduzione del numero dei parlamentari in modo da riallineare il rapporto tra parlamentari e popolazione a quello francese.

2.Taglio stipendi: una serie di riduzioni della remunerazione e dei rimborsi, tra cui il dimezzamento dello stipendio; una riduzione di 1300 euro della somma di diaria e rimborsi, con una parificazione del trattamento delle camere e la contestuale creazione di un plafond dedicato al pagamento dei collaboratori; l’eliminazione dell’assegno di fine mandato.


3. Totale: l’applicazione delle due proposte contemporaneamente.

Come si può notare, sebbene consistenti, i possibili risparmi sono piuttosto contenuti nel quadro complessivo del bilancio dello stato (circa 1,5% dell’odiata Imu sulla prima casa ).

Appare tuttavia necessario riformare in profondità il sistema (al di là della restitution day dei grillini !) per prevenire possibili abusi ed evitare un trattamento eccessivamente di favore per i nostri onorevoli, ma è assai improbabile che una solo riduzione dei costi della politica, intesi in senso stretto come costi dei parlamentari, possa sanare il bilancio pubblico.


Comunque tale misura appare in ogni caso auspicabile e doverosa, ne guadagnerebbe l'immagine del parlamento e lo spirito di servizio degli interessati, dando un segno concreto di equità e solidarietà verso i cittadini, per buona parte oggi in difficoltà economiche e sociali, tutto per il bene comune e non per corrispondere supinamente da parte della classe politica ai loro egoismi individuali e di “ casta “

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