Il “Transfert dimensionale” è il passaggio di un corpo da una dimensione ad un’altra, ovvero da uno stato all’altro. Le dimensioni debbono, infatti, essere intese come “stati”.
Si può parlare di “dimensioni parallele” ma intendendo questo parallelismo non geometricamente (cioè come bande affiancate) ma come compenetrazione; queste bande dimensionali si compenetrano, ma essendo di intensità vibratoria diversa, non interferiscono fra loro: un oggetto, quindi, può essere trasportato da una dimensione ad un’altra.
E questo una volta avveniva attraverso le “porte di transfert” poste fra la dimensione della terra e una dimensione di un universo parallelo a quello terrestre. Il passaggio si produceva pronunciando determinate parole, tracciando sul terreno determinati segni e facendo collocare il soggetto da trasferire in un punto determinato di questo tracciato, dove normalmente era stata eretta una “porta monolitica”, che aveva una posizione specifica anche rispetto alle correnti energetiche del terreno e delle linee di forza locali (posizione quindi geologica ed astronomica).
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Coloro che transitavano per quella porta, dopo che i sacerdoti del tempio avevano preparato il loro corpo al transfert, uscivano dallo spazio-tempo terrestre ed entravano nello spazio-tempo di un’altra corrente di realtà parallela. È di là che sono giunti nel nostro mondo gli antichi viaggiatori di altre dimensioni. Queste porte si costruivano appunto perché ci potesse essere un libero scambio fra mondi diversi.
Ma gli stessi fenomeni di transfert si verificano nelle sedute medianiche ad effetti fisici, quando si realizza l’apporto o l’asporto (tipo esperimenti di Gustavo Rol), quando cioè un oggetto passa attraverso la materia, esce dall’ambiente in cui si trova e va a collocarsi in un ambiente diverso, senza perdere le sue caratteristiche.
Ora però c’è da porsi una domanda: quando l’oggetto esce dall’ambiente sperimentale (visto che continua ad esistere, riapparendo dopo poco a distanza dal luogo da cui è sparito), cosa é diventato in quell’arco di tempo che va tra la sua sparizione e la sua riapparizione? Se è rimasto concreto, su quale spazio-tempo è stato collocato?
Nella materia ogni struttura, ogni corpo è tenuto assieme da un rapporto di valori energetici: la coesione molecolare, la coesione atomica che è la conseguenza diretta di un’alternanza di valori di forza che danno come somma totale dei loro rapporti e dei loro valori un equilibrio stabile, è la coesione totale della struttura stessa. Questo dà alla struttura, la proprietà di avere energeticamente una specie di impalcatura costante, che è come l’ossatura di certi paralumi sui quali poi si stende la seta o altra stoffa.
Questa struttura fatta di energia resta costante come disegno di se stessa, anche quando l’elemento strutturale espresso nello spazio-tempo umano, passa attraverso uno spazio-tempo non umano, perché anche diffondendosi in una certa estensione i suoi atomi contengono tutti quanti gli elementi di questa struttura, che resta quindi costante. Quando poi questa struttura è ricondotta sul piano del spazio-tempo umano, di nuovo essa si ricompone, perché il riconcentrarsi degli atomi sul piano umano la restituisce quale essa è.
Lo scienziato dirà che una operazione del genere dovrebbe determinare una liberazione di energia tale da causare un’esplosione. Noi risponderemo che l’energia come spazio può essere descritta in due equazioni: una di deflagrazione e una di compulsione. Diremo cioè che l’energia può essere dispersa deflagrativamente, ma può essere anche dilatata con ritmi particolari senza determinare alcuna reazione, restando come fatto costante e statico in una certa posizione di spazio che è caratteristica a se stessa. In un certo modo, è come se si tirasse la gomma di un palloncino.
Ogni universo conserva in sé delle caratteristiche fisiche che danno ad esso dimensioni di valori spazio-temporali, che sono specifici alle condizioni che vigono in quell’universo e che costituiscono proprio la differenziazione fra tutti gli universi.
Questo vuol dire, che possono benissimo esistere universi contemporanei senza che mai accada che essi interferiscano uno con l’altro (come le onde radio o televisive)… tranne che in condizioni particolari, attraverso appunto “varchi” tipici, che potremmo definire vere macchine spazio-temporali: le “porte di transfert” che remote civiltà erano riuscite a realizzare, per il transito non solo di cose ma anche di esseri.