RISERVA OBBLIGATORIA (o FRAZIONARIA)
Gazzetta Ufficiale n. 197 del 23-08-1999
Modifica della normativa sulla riserva obbligatoria.
Dal 1 gennaio 1999 e' in vigore il regime di riserva obbligatoria del
SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) che prevede per ciascuna
istituzione soggetta la costituzione di un deposito in contanti presso
la banca centrale nazionale a fronte dell'ammontare di raccolta detenuta
alla fine del mese di riferimento.
IN PAROLE SEMPLICI
Se io
deposito, per esempio, 100 euro su un conto a mio nome, la banca sa già
che nei mesi successivi ne userò solo una parte, mentre il resto rimarrà
permanentemente in cassa. Quindi non è necessario che la banca tenga in
cassa tutto il mio deposito, ma è sufficiente ce ne sia una parte
sempre disponibile ogni qualvolta decido di effettuare un prelievo, e il
resto può tranquillamente prestarlo ad altri clienti. La percentuale di
denaro che la banca è obbligata a tenere in cassa si chiama riserva
obbligatoria (o riserva frazionaria). Questa percentuale dovrebbe essere
decisa da una legge dello Stato, ma nella realtà, osservando quali sono
i giochi di potere (vedi signoraggio), lo Stato non è nella posizione
di poter imporre una percentuale alle banche, ed è quindi la Banca
Centrale a deciderla.
Nel 1957 la riserva obbligatoria era del 25%.
Nel 1970 la riserva obbligatoria era del 15%.
Oggi la riserva obbligatoria è del 2%.
Ciò significa che, quando io deposito 100 euro, la banca è obbligata a
tenere in cassa solo 2 euro, e può prestarne 98 ricavandone interessi.
Ipotizziamo che la banca presti i 98 euro a un’azienda che ne ha fatto
richiesta. Questa azienda ovviamente deposita a sua volta il prestito
ricevuto nella sua banca.
Il problema è che in questo modo
viene artificiosamente moltiplicata la quantità di moneta in
circolazione, che quindi diviene moneta virtuale e non più reale.
Infatti ora risulta che sul mio conto ci sono sempre 100 euro, ma al
contempo ce ne sono 98 in più sul conto dell’azienda che ha ricevuto il
prestito!
La banca dove l’azienda ha versato il prestito che le è
stato concesso, è obbligata a tenere in cassa solo 2 euro (per la
precisione il 2% di 98, cioè 1,96 euro) mentre può prestare gli altri 96
euro. Qualcuno riceve in prestito questi 96 euro e a sua volta li
deposita sul suo conto personale. Adesso ci sono in circolazione
100+98+96= 294 euro disposti su tre diversi conti correnti, quando
invece l’unico denaro reale – frutto di lavoro – è costituito dai 100
euro iniziali, e il resto è virtuale!
Questo meccanismo, così come
accade col signoraggio, mette in circolazione una quantità abnorme di
moneta che genera inflazione.
Se la Banca Centrale continua a
immettere nel mercato moneta virtuale e continua ad abbassare il tasso
di sconto – ciò che sta facendo in questo periodo – fornisce l’illusione
di una temporanea ripresa, perché queste due azioni incoraggiano gli
investitori e i consumatori, ma in realtà sta ponendo le basi per un
futuro regime di iper-inflazione, dove tutti a un certo punto saranno
costretti ad accorgersi che il denaro non vale niente.
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