Il Giappone ha un debito pubblico doppio di quello italiano in termini di percentuale sul Pil e molto più grande in termini assoluti: circa 9000 miliardi di euro. Ma per un inspiegabile mistero i suoi titoli di stato hanno uno spread negativo, cioè pagano interessi inferiori a quelli tedeschi e americani. E non basta: forse nel Sol Levante regna lo spirito di Mishima, perché pensate un po’ quando le statistiche del periodo luglio settembre dell’anno scorso hanno evidenziato un calo del pil dello 0,9 per cento invece di genuflettersi all’austerità e di cominciare a tagliare, è stato messo a punto un piano straordinario di spesa pubblica pari a 170 miliardi di euro complessivi quasi tutti impegnati nella ricerca e sviluppo, nel sostegno dei bassi redditi e nei servizi delle aree più povere.
Davvero questi giapponesi sono pazzi. Anzi è pazza la realtà perché all’inizio del 2012 il pil giapponese era salito molto a causa degli investimenti pubblici per la ricostruzione dopo il gigantesco tsunami che tra le altre cose aveva provocato l’incidente di Fukushima. Ma non appena questo flusso si era indebolito ecco che i numeri hanno cominciato a diventare negativi. Così il si è ripreso l’investimento pubblico e il governo che a dicembre è subentrato dopo le elezioni anticipate, governo conservatore badate bene, ha lanciato in grande stile una politica di espansione monetaria per favorire l’occupazione e l’esportazione che infatti è immediatamente aumentata. Se lo possono permettere:lo yen è loro e un deprezzamento della moneta è tutto grasso che cola per l’ export mentre l’inflazione dovrebbe rimanere contenuta fra l’ 1 e il 2 per cento nominale quest’anno. Certo se avessero una qualche moneta unica non potrebbero fare politiche espansive perché l’interesse del Giappone cozzerebbe con quello di altri Paesi che vedono un loro interesse economico o politico nel proseguire sulla strada perdente dell’austerità.
Di fatto nell’arco di sei mesi lo yen ha perso il 25% del valore rispetto all’euro e il 10% rispetto al dollaro producendo un’inflazione reale dello 0,3% ma facendo superare al Paese quel crollo delle esportazioni che si era evidenziato nell’estate scorsa, facendo rimanere in attivo dell’ 1,6% del pil la bilancia commerciale. I poveri giapponesi naturalmente non sanno di stare sbagliando tutto, perché purtroppo da loro manca l’ammaestramento della Bocconi e ancor più la necessità di servire gli interessi della Germania. Chissà che adesso con quei 170 miliardi non pensino di acquisire qualche raffinata testa di uzo che spieghi loro come rovinarsi: noi ne abbiamo a disposizione un buon numero e della migliore qualità. Gliele cediamo volentieri: ci basta la soddisfazione di dire loro sayonara, Per sempre.
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