LA FALSA FOTO DI CHAVEZ MORENTE CONFERMA IL VERO GOLPISMO DEI MEDIA COME EL PAIS CONTRO L'AMERICA LATINA
Questa volta hanno dovuto ammettere il falso. Hanno dovuto ammettere di non
aver fatto alcuna verifica. Hanno dovuto ammettere di aver mancato a qualunque
etica professionale. Hanno dovuto ammettere che a tanto arriva la miseria umana
dei disinformatori di professione che da anni questo sito denuncia.
«El País» di Madrid, giornale da sempre in prima fila in tutte le campagne di
diffamazione contro i governi progressisti e integrazionisti latinoamericani,
ha pubblicato in prima pagina una falsa foto del Presidente venezuelano Hugo
Chávez intubato. Solo dopo alcune ore e a giornale stampato in distribuzione ha
dovuto ritirarla dalle edicole ammettendo il falso.
Infatti solo dopo che la polemica era scoppiata in America, e il falso svelato
davanti al mondo, il quotidiano madrileno ha dovuto fare macchina indietro,
ritirare la foto dall’edizione Internet, bloccare la distribuzione del cartaceo
(che oggi infatti non è in edicola in vari luoghi della Spagna) e ammettere
tanto il falso come di non aver verificato né l’origine della foto, né quando
fu scattata. Questa proverrebbe da un video presente su Youtube fin dal 2008.
L’operazione di sicariato mediatico sotto i nostri occhi oscura inoltre, ma non
cancella, l’altra parte dell’infamia orchestrata nel giornale di Suanzes: la
scelta di sbattere in prima pagina la foto di un uomo in fin di vita.
Qualcuno potrà spacciare il caso per un infortunio, lo fa El País stesso, ma la
filigrana della jpg e quella prima pagina che è già un oggetto da collezione
per la storia del cattivo giornalismo, malcela la soddisfazione per il presunto
scoop che il quotidiano madrileno ha provato a imporre all’opinione pubblica
nella presunzione di farla franca come sempre.
Per chi ha in questi anni studiato con attenzione la continua overdose di
disinformazione al preciso scopo di destabilizzare i governi democraticamente
eletti del Venezuela, della Bolivia, dell’Ecuador, dell’Argentina e di altri
paesi latinoamericani che hanno osato distanziarsi dall’ortodossia neoliberale
e dal fare da passacarte per gli interessi di multinazionali iberiche come
Repsol, Unión Fenosa, BBVA, Santander, Telefónica eccetera, quella di stanotte
è solo l’ennesima conferma che i giornali mainstream sono in crisi (Il «grupo
Prisa», del quale «El País» fa parte, ha licenziato in ottobre un terzo dei
dipendenti) perché hanno scelto di asservirsi a interessi alieni a quelli dei
loro lettori. La crisi dei giornali non è economica, è innanzitutto etica. Solo
profonde riforme dei sistemi mediatici, che redistribuiscano il potere
d’informare democratizzandolo, sul modello della Ley de medios argentina, la
più avanzata al mondo, possono ancora salvare quel che resta della credibilità
del “quarto potere”.
«El País» è oggi il passacarte di interessi che nulla hanno a che vedere con il
diritto dell’opinione pubblica a essere opportunamente informata. «El País»,
dove chi scrive ha lavorato, che nel 1978 contribuì a sventare il golpe Tejero
a Madrid, ma che l’11 marzo 2004 coprì bellamente la disinformazione
orchestrata dal governo Aznar sulle stragi di Atocha (accettando per giorni di
coprire le responsabilità dell’integralismo islamista per meri interessi di
bottega), è oggi, e l’episodio grottesco della foto di Chávez lo prova per
l’ennesima volta, un media golpista tra i tanti.
Gennaro Carotenuto
Fonte: www.gennarocarotenuto.it
Nessun commento:
Posta un commento