La telepatia?
E’ già cosa fatta. «I nostri studenti giocano partite di scacchi stando in
stanze diverse, comunicando col solo pensiero le mosse. E’ possibile grazie a
dispositivi non invasivi già costruiti negli Stati Uniti che permettono la
comunicazione da cervello a cervello».
I
“METAMATERIALI” - Il professor Mihail Roco sottolinea
il “non invasivi” a prevenire i timori di installazioni dentro i cervelli e
sottolinea pure, con orgoglio, che questa comunicazione “telepatica” si può
fare anche da un continente all’altro. Altro che Marconi (spesso citato
peraltro a questo convegno veneziano sulle nanotecnologie) col suo telefono
senza fili. Addirittura in laboratorio, aggiunge il ricercatore americano,
hanno una scimmia a cui dal Giappone si può dare col pensiero l’input a muovere
il braccio e prendere la banana sul tavolo. Entusiasmo e inquietudine
vanno di pari passo seguendo i relatori che spaziano dalla medicina alla
fisica, passando per tutte le scienze. Stupefacenti i “metamateriali”
(diventerà presto una parola comune) che cambia le rifrazioni in negativo come
non sa fare la natura e , così, rende trasparenti gli oggetti. «Vedo attraverso
questo computer, questo muro», esemplifica sorridendo Roco che dirige un
programma di ricerca, la National Nanotechnology Iniziative che,
cumulativamente negli anni, ha avuto finanziamenti secondi solo a quelli per il
progetto Apollo. Sorprende se aggiunge che per ora a usufruire di questa “vista
a raggi X”, fino a poco fa peculiarità del solo Superman, sono le forze
armate? Continuando il giro delle meraviglie dopo aver visto che le
nanotecnologie possono creare interfacce tra ogni materiale, compreso tra
neuroni e circuiti elettronici, ecco il tatuaggio – così di moda adesso – che
fa da monitor a tutta la salute della persona, rilevando temperatura,
composizione del sangue e via dicendo. O la sorta di orologio che, in più,
rileva ogni influenza del mondo esterno momento per momento sul nostro
organismo?
DENTRO LA
MENTE PER CURARE - In medicina la meraviglia è di strutture così piccole
che possono portare il farmaco fin dentro il cuore della cellula malata di
cancro e distruggerla senza creare gli effetti collaterali delle chemioterapie.
O, un domani, con un’analoga azione si potrà entrare nel cervello per
combattere i disturbi psichiatrici. Intanto, su questo piano, aiutati dai
nanostrumenti gli psichiatri procedono a cercar di capire (e carpire) i
meccanismi di funzionamento del cervello. Sono anche nate nuove scienze,
racconta Mihail Roco, per ora con nomi ostici per i profani ma che si può
prevedere diventeranno presto familiari data l’estrema velocità con cui
procedono la ricerca e le applicazioni “nano”, entrando trasversalmente in
tutta la nostra vita. Spintronica e plasmonica sono due nomi che impareremo,
insieme con i metamateriali. Lo studioso, che si è incaricato di descrivere
come la scienza del piccolissimo ha già trasformato le nostre esistenze,
richiama il rapido sviluppo dell’informatica, nata nel 1960, per dirci che lo
sviluppo di questa nuova era, la cui nascita concreta si può datare nell’anno
2000, è stata e sarà infinitamente più veloce. In fondo alla sala il
“Cucciolo intelligente”, iCub, il robot simile a un bimbo di tre anni ma un po’
più alto, muove le sue manine elettroniche per prendere una palla rossa come
gli è stato appena detto di fare. Fa simpatia, ma domani, perfezionato, questo
robot ci aiuterà a vivere o ci soppianterà?
Serena Zoli
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