mercoledì 6 febbraio 2013

CINISMO E RASSEGNAZIONE: I MIGLIORI ALLEATI DEI POTENTI





Ogni volta che qualcuno pronuncia la frase "tanto non serve a niente", oppure "tanto non cambierà niente", qualcun altro, fra coloro che hanno interesse a mantenere le cose come stanno, tira un sospiro di sollievo.

Nella savana il pavone gonfia le sue piume e si fa grosso grosso. Da lontano il leone lo studia per un po', poi decide che è un avversario troppo forte per lui, e rinuncia ad attaccarlo. Il pavone salva la pelle e tira un sospiro di sollievo. Il leone si allontana rassegnato, e non saprà mai che in realtà aveva di fronte soltanto una gallina con le piume colorate.

E così va il mondo. Da sempre, quando due nemici si apprestano a scontrarsi fra di loro, ciascuno valuta le proprie forze, e cerca di valutare quelle dell'avversario. Poi decide se gli convenga attaccare oppure se ritirarsi in buon ordine.

Troppo spesso però questa decisione è influenzata da un'errata valutazione delle forze in gioco. Questo errore può derivare sia dall'aver sottovalutato il proprio potenziale sia dall'aver sopravvalutato quello dell'avversario. Oppure da ambedue le cose. Ma nei termini della battaglia questo non ha nessuna importanza. Se lo scontro non avviene ...

... non conta più che fosse il più forte e chi fosse il meno forte, conta soltanto il fatto che uno dei due abbia rinunciato a misurarsi.

Nel gioco del poker chi vince non è sempre obbligato a mostrare le sue carte: se tu hai saputo bleffare, e tutti gli altri se ne sono andati, tu puoi portarti a casa l'intero piatto con in mano una coppia di 6, e nessuno lo saprà mai.

Provate ora di immaginare quante volte è successo, nella recente storia del nostro paese, che un cittadino abbia deciso di tornare a votare gli stessi politici che già lo hanno tradito in precedenza "perché tanto non cambia niente", e avrete la misura del sospiro di sollievo collettivo che ha tirato la classe politica italiana - e che continua a tirare - ogni volta che ci sono le elezioni nel nostro paese.

Forse non è un caso che la religione cattolica - che da 1700 anni è il migliore alleato del potere - abbia cercato in tutti i modi di inculcare nel nostro subconscio quel profondo senso di rassegnazione che ci porta ad accettare tutti i mali della vita senza nemmeno protestare.

"Che vuoi farci, figliolo, era destino che andasse così - dice il nostro parroco alzando le braccia al cielo - Accettiamo la volontà divina, non ribelliamoci al disegno di Colui che ci ha creato."

In realtà, "colui che ci ha creato" ci ha dotato di libero arbitrio, proprio per darci la possibilità di decidere da soli quando sia davvero il caso di rassegnarsi e quando no. Non ha detto "sarà il vostro parroco a deciderlo per voi, fidatevi di lui".


Ma quelle braccia aperte con lo sguardo volto al cielo ormai ci seguono dappertutto, perché fanno parte del nostro DNA culturale. Quel tipo di atteggiamento ormai ha tracimato a tutti i livelli della nostra esistenza, dal sociale al personale, dal professionale al politico. Non è quindi difficile per noi cadere subito nella rassegnazione, non appena ci troviamo di fronte ad una gamma di candidati che in realtà ci obbliga ad individuare fra di loro chi sia meno criminale degli altri.

"Tanto, non c'è niente da fare." "Tanto, se non li voto io li votano gli altri, quindi non cambia niente in ogni caso".

Ah, se solo quel leone provasse ad avvicinarsi un pò di più al pavone, chissà che bella scoperta potrebbe fare!

Massimo Mazzucco

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