Nel
giro di due giorni abbiamo appreso che oggi ci sono
58.000 studenti universitari in meno rispetto a dieci anni fa e che
c’è gente che dopo tre anni di dottorato in medicina molecolare e quattro anni
di borse di studio, finisce a
vendere panini con la trippa.
I
panini con la trippa (o il lampredotto) sono buoni. Se c’è domanda è giusto che
ci sia qualcuno a preparali e a servirli, magari raggiungendo una soddisfazione
personale per la qualità del prodotto, per l’efficienza nel servizio e nella
preparazione. Ma se la ristorazione da strada, antico mestiere nobilissimo,
deve rappresentare il ripiego per gente la cui formazione scientifica è costata
milioni di euro a tutti noi, allora si deve parlare di sconfitta totale di un sistema.
Vedete
cari lettori. Io mi sono rotto le balle di ripetere le stesse cose da anni. E’
per questo che latito leggermente, che trascuro queste pagine e che mi involvo
sempre più in una forma di vita elementare ed asociale. La verità è che mi
disprezzo profondamente. Non c’è di peggio per un uomo che non avere stima di
se stesso.
E’ vero, essere nato in Italia non è colpa mia, ma è colpa mia esserci tornato, non essere stato in grado di capire in tempo che questa è la nazione delle cause definitivamente perdute, il crogiolo nauseabondo dove sessanta milioni di vigliacchi senza coglioni si strusciano untuosamente gli uni sugli altri. Un coacervo verminoso di larve decerebrate destinate a diventare cibo per forme di vita leggermente più in alto nella scala evolutiva, ma solo di poco, perché gente come quella che gestisce il potere in Italia ha poche vere qualità, sempre che si possano chiamare così: furbizia, opportunismo, totale disonestà intellettuale.
E’ vero, essere nato in Italia non è colpa mia, ma è colpa mia esserci tornato, non essere stato in grado di capire in tempo che questa è la nazione delle cause definitivamente perdute, il crogiolo nauseabondo dove sessanta milioni di vigliacchi senza coglioni si strusciano untuosamente gli uni sugli altri. Un coacervo verminoso di larve decerebrate destinate a diventare cibo per forme di vita leggermente più in alto nella scala evolutiva, ma solo di poco, perché gente come quella che gestisce il potere in Italia ha poche vere qualità, sempre che si possano chiamare così: furbizia, opportunismo, totale disonestà intellettuale.
Voi,
io, non loro, stiamo affogando quello che resta di questo paese nella merda.
Voi, io, non loro, stiamo bruciando il futuro dei nostri figli. Voi, io, non
loro, siamo i veri responsabili, perché quando uno non si cura, non si lava, si
trascura fino ad inebetirsi, la colpa non è della società, ma della paura che
si ha di vivere per davvero, di affrontare il rischio di cambiare, di tirarsi
su le maniche e ricostruire.
Peppe
ha ragione. Abbiamo già
perso. Abbiamo perso perché ci cachiamo addosso. Alla
possibile rivoluzione sociale che potrebbe seguire l’abbattimento di questo
sistema, preferiamo le facce incartapecorite di Berlusconi, Monti, Bersani,
Casini o ci illudiamo di fare la rivoluzione votando Ingroia, De Magistris e Di
Pietro. Queste non sono scelte politiche, ma l’esplicitazione più totale della
sindrome di Stoccolma, quella nella quale la gente finisce per affezionarsi a
chi gli fa del male precipitando in un torbido vortice di masochismo.
Mi
disprezzo. Vi disprezzo. Troverò pace solo se riuscirò a dare il mio contributo
all’abbattimento di questo sistema e se vedrò puniti quelli che hanno fatto
diventare il loro stomaco e il loro cazzo gli dei ai quali ogni giorno sono
costretto a sacrificare il presente e il futuro della mia famiglia.
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