Potrebbe ( dovrebbe) essere “la mamma di tutte le immondizie italiane”.
Parliamo qui, ancora, della
vicenda relativa a Monte dei Paschi di Siena.
Stanno già facendo tutto per
annacquare la vicenda, camuffarla, nasconderla, occultarla e infine
insabbiarla.
Tireranno fuori le notizie più
strane, in questi rimanenti giorni di campagna elettorale, per distrarre
l’attenzione e fare in modo che l’opinione pubblica non si interroghi e che la
gente non pretenda di voler sapere.
Dipende da noi tutti agitare le
acque in modo tale da inondare il territorio mediatico (quantomeno sul web) di
una valanga di domande alle quali è nostro diritto esigere delle risposte
immediate e pertinenti.
Senz’altro avremmo saputo qualcosa
da Corradino Mineo su rai news 24. Non è più possibile: è candidato capolista
per il PD in Sicilia.
Qualcosa di davvero intelligente
(perché l’uomo lo è senz’altro e molto, oltre ad essere molto pertinente
essendo uno dei più grossi esperti italiani dei meandri del potere del nostro
sistema bancario) avremmo potuto sapere leggendo sul Corriere della sera gli
entusiasmanti editoriali finanziari di Massimo Muchetti ma non sarà possibile
perché è candidato capolista a Milano nelle fila del PD.
Avremmo (forse) potuto sapere
qualcosa da altri 25, ma sono tutti candidati. Quindi staranno tutti zitti.
E’ per questo li hanno
candidati(?)
Ed è per questo che sulla stampa
mainstream non leggeremo e non sapremo nulla.
Basterebbe fare le domande giuste.
Perché nel campo specifico della
professione giornalistica, ciò che conta per davvero consiste nella “qualità
delle domande che si pongono”. E’ soltanto questa la differenza tra un bravo
giornalista che onora la professione e i nostri impiegati della cupola
mediatica.
Sono le domande, quelle che
contano.
Domande che inchiodano, che
obbligano a delle risposte che non possono essere evase.
Ecco le tre domande che andrebbero
poste all’on. Silvio Berlusconi, presidente del PDL.
1) “Ci risulta, come confermato
dagli atti ufficiali, che la società di intermediazione finanziaria
statunitense Goldman Sachs abbia affidato al giornalista Gianni Letta, ai tempi
deputato eletto nelle sue liste, la mansione di gestire, sovrintendere e
chiudere la compravendita tra Monte dei Paschi di Siena e Banca Antonveneta.
Come mai, non essendo l’on. Gianni Letta né un esperto di sistemi bancari, né
un esperto in tecnica bancaria, né un banchiere, né ufficialmente parte in
causa, è stato scelto per tale delicato lavoro che presuppone una corposa e
specifica competenza tecnica?”
2). “Ci risulta, come provato da
atti ufficiali, che, strada facendo, sia stata accorpata anche la società di
intermediazione finanziaria statunitense J. P. Morgan, attraverso, pare, la
partecipazione attiva e personale del direttore responsabile marketing per le
operazioni europee, Mr. Monti jr. Come mai? Perché sarebbero state scelte
queste due società straniere essendo l’Italia piena di eccellenti società di
intermediazione finanziaria ad alti livelli sia di merito che di competenza
tecnica garantita?”
3). “Come mai, essendo il Monte
dei Paschi di Siena una banca di interesse nazionale, considerata “strategica”
all’interno del mondo finanziario-economico italiano, l’on. Gianni Letta,
venendo meno ai suoi obblighi di Legge, non ha riferito, punto per punto,
l’intero percorso operativo al presidente della Consob, alla ABI (Associazione
Bancaria Italiana) a Bankitalia, al Ministero del Tesoro, e –essendo coinvolte
società non italiane in un ambito di rilevanza strategica- anche al Ministero
della Difesa?”.
In seguito alla dichiarazione
pubblica, rilasciata sabato 26 gennaio da Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Se
c’è qualcuno che osa sostenere che il PD c’entra in un qualunque modo in questa
vicenda, ebbene, noi lo sbraniamo vivo” bisognerebbe porre le seguenti domande
al Presidente del PD, on Rosy Bindi e quindi mettersi nelle condizioni di
essere sbranato vivo:
1). “Sulla base di atti provati e
già in possesso sia delle autorità finanziarie che della magistratura che sta
indagando sulle dubbie operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena,
risulterebbero le seguenti emissioni di bonifico bancario a favore del partito
da lei presieduto: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca,
versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca Monte dei
Paschi di Siena, Ernesto Rabizzi 125.000 euro. Da parte del presidente della
società denominata “Monte dei Paschi di Siena Capital Service” la cifra di
176.063 euro destinata –nello specifico- alla federazione del Partito
Democratico di Siena. Da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei
Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica
destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei
quali non esiste nessuna fattura emessa. Infine, da parte di Alessandro Piazzi,
consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400
euro. Le domanda sono le seguenti: come mai sono stati versati questi soldi al
PD? A quale titolo? A fronte di quali specifiche mansioni? Come mai risultano
inviate ma non sono state immesse in bilancio? Come mai risultano incassate ma
non sono state immesse nel bilancio del PD?”.
2). “Risulta agli atti che il
presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo
politico DS nell’arco di dieci anni, dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di
682.000 euro. Come mai? In base a quale mansione specifica? Come mai non
risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso
il gruppo DS –tuttora esistente nonostante sia estinto- Tale gruppo estinto è
confluito nel partito da lei presieduto, lei che cosa ha da dire al riguardo?
Risulta, inoltre, che il presidente della fondazione bancaria abbia
“personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del PD di
Siena. A quale titolo? Come mai non sono stati conteggiati”.
Queste sono le domande (parliamo
qui davvero di quisquilie e di robbetta) che andrebbero poste.
Non si tratta soltanto di
curiosità.
Queste sono le attività di una
banca nazionale strategica che è posseduta al 39,6% da una fondazione che è
stata identificata e definita da atti parlamentari ufficiali come “ente
benefico” e di conseguenza gode del diritto di non subire alcuna forma di
tassazione.
Da cui se ne ricava la seguente
situazione: l’Italia è una nazione –“ ed è ufficiale”- nella quale le banche
possono non pagare le tasse se fanno beneficenza; tale beneficenza si manifesta
nell’inviare dei bonifici bancari alle federazioni dei partiti direttamente da
parte del management direttivo che considera tale pratica come norma
consuetudinaria. Poiché non sono sottoposti ad alcun controllo, ritengono di non
dover risponderne alla cittadinanza.
Con l’aggiunta della consueta
pantomima elettorale mediatica, costruita per i gonzi, a firma del re degli
imbonitori, il nostro Berluska, il quale –immagino- dinanzi al panico dei suoi
amici e soci in affari (dal PD all’Udc, passando per tutti, nessuno escluso)
deve averli tranquillizzati sostenendo il suo emblematico “ghe pensi mì”. E
così, tira fuori una idiota gaffe da operetta a proposito del fascismo, con la
cupola mediatica complice che si butta appresso riempiendo i giornali di
opinioni, discussioni, distinguo, chiarimenti. Di tutto.
La mia serena opinione è che per
tutti i grossi pescecani partitici, oggi, ciò che conta, è sviare l’attenzione
dall’affaire Monte dei Paschi di Siena, “la mamma di tutte le immonde schifezze
italiane”. Qualunque cosa purchè se ne parli sempre di meno. Qualunque
diversivo, gossip, menzogna, fantasia. Va bene tutto. Basta che la gente non
cominci a pretendere la verità su ciò che, ora dopo ora, comincia a delinearsi
sempre di più come la autentica cassaforte del club dei club: il tavolo
italiano dove la massoneria reazionaria, il vaticano, i partiti italiani e i
colossi finanziari anglo-statunitensi, si sono sempre incontrati per decidere
chi governa, come governa, chi deve contare, chi non lo deve. E soprattutto a
chi è necessario dare soldi e quanti e quando e dove.
Perché, per loro, ciò che conta,
in questa campagna elettorale è soltanto questo: il profitto netto che i
partiti-azienda sono in grado di assicurarsi grazie al voto di chi crede in
loro.
Questa è la realtà dei fatti,
oggi.
Questa è la stessa banca che,
nell’arco del solo 2012, ha provveduto a negare crediti a circa 15.000
piccole imprese nel territorio della regione Toscana e in Emilia Romagna, le
quali sono andate in liquidazione e sono fallite.
Una banca che ha prodotto dissesto
e disoccupazione, in nome della beneficenza.
Abbiamo il diritto di
esigere e pretendere il default immediato di questa classe politica indecente,
perché se non vanno in default loro, ci andiamo noi.
Ultima domanda a tutti: “Come mai
un ente benefico rifiuta il credito alle imprese che danno lavoro e occupazione
ma regala dei soldi a un partito?”.
Il titolo di MPS va al rialzo e la
borsa gongola.
Si sono fatti i loro conti.
Non sarebbe splendido, il 26
febbraio, poter dire: ”Signori, avevate fatto i conti senza l’oste”
di Sergio Di Cori Modigliani
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