Cari italiani, non votate Berlusconi, perché, testualmente, «ha già
mandato una volta l’Italia in fondo al baratro, con un’azione di governo
irresponsabile». Sembra una comune esternazione da Bar Sport, ma così non è.
Perché ad esprimersi in quei termini non è solo un politico, ma un politico
tedesco. Peggio: è il presidente del Parlamento Europeo, garante – in teoria –
di alcune regole civili e democratiche. In teoria: perché, invece, del più
elementare rispetto per le altrui libertà, a partire da quella elettorale, il
“compagno” Schultz, socialdemocratico di ferro, evidentemente non sa proprio
che farsene. Un’arroganza volgare da piccolo boss, più che da “kapò”, epiteto
con cui lo bollò il Cavaliere nel 2003. Con un paternalismo sconcertante, “herr
Schulz” – sempre in teoria, presidente anche nostro, in quanto massimo garante
dell’Europarlamento – esprime «grande fiducia negli elettori e nelle elettrici
italiane», che «faranno la scelta migliore per il loro paese», bocciando
ovviamente l’uomo di Arcore che «con le sue avventure sessuali ha già messo
l’Italia nei guai».
Secondo la dilagante moda anti-italiana, “per molto meno”
all’estero – nella civile Europa – si ottengono
dimissioni istantanee da politici colti in fallo, anche solo per piccoli
peccati veniali. Dunque, quale sorte bisognerebbe riservare oggi all’insolente
Schulz? C’è speranza che qualcuno, in nome della decenza delle istituzioni
comunitarie, lo cacci a pedate da Strasburgo? Macché. Inutile anche la protesta
del Pdl presso il Quirinale: è stato proprio Napolitano, l’8 novembre 2012, a
nominare Martin Schulz “cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della
Repubblica italiana”. Cosa che, ovviamente, non autorizza il “kapò” a
travestirsi da cretino elettorale – così maldestro, oltretutto, da fornire
all’ansimante Berlusconi uno sprint in più per la sua
famosa “rimonta”, combattuta a colpi di fantastiche promesse. Politicamente: un
autentico imbecille, il “compagno” Schulz, con alle spalle una lunghissima
carriera nella Spd e poi nel gruppo socialista europeo, cioè quello che – più
di ogni altro – ha benedetto la crocifissione economica del Sud Europa,
fornendo ai serial killer della finanza la decisiva “copertura”
strategica, ovvero: indorare la pillola e spacciare menzogne, per tener buono
l’elettorato di sinistra, anche attraverso i sindacati.
Che lezioni può pensare di dispensare, alla disastrata
Italia, un politico tedesco che non esita ad abbandonarsi alla peggiore
cialtroneria pre-elettorale, senza curarsi di calpestare la neutralità
obbligatoria e il presunto prestigio dell’istituzione che rappresenta? «Il
presidente Schulz è un nemico della democrazia e dell’Italia: è indegno del
ruolo che ricopre». Chi l’ha detto? L’impeccabile Monti? Lo “smacchiatore”
Bersani? Macché. A protestare – invocando dignità e sovranità democratica – è
Alessandra Mussolini, nientemeno. Il Cavaliere ha fatto ridere il mondo? In
compenso Monti, Bersani e il “compagno” Schulz hanno fatto piangere l’Italia,
con la loro livida ideologia dell’austerity, disonesta e feroce. Ma, come
sempre, non tutto il male viene per nuocere. Anche grazie a improvvide sortite
come quella di Schulz, il presidente europeo travestito da minaccioso cretino,
è ormai sempre più chiara la fisionomia dell’avversario, quello vero: il potere
egemone che, per imporre la legge del più forte, negli ultimi trent’anni ha
infiltrato le istituzioni e smantellato la sinistra, addomesticando partiti e
sindacati. Fino a piazzare a Bruxelles un energumeno che, alla vigilia del
voto, non si fa scrupolo di intimidire impunemente gli elettori italiani.
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