Mea Maxima Culpa: il documentario sui casi di pedofilia
che fa tremare il Vaticano arriva in Italia (FOTO, VIDEO)
Nel momento più difficile per il Vaticano, con un papa
dimissionario e un nuovo conclave alle porte, arriva in Italia un documentario
destinato a scuotere l’opinione pubblica. Prodotto da HBO, Mea Maxima Culpa:
Silenzio nella casa di Dio esce nelle sale italiane il prossimo 20 marzo. Il
titolo dice tutto: la “grandissima colpa” è quella della Chiesa cattolica,
responsabile di aver taciuto riguardo i casi di pedofilia che hanno interessato
in passato l’arcidiocesi di Milwaukee, negli Stati Uniti. E’ qui che, negli
anni ’70, padre Lawrence Murphy avrebbe abusato di circa 200 bambini sordomuti.
Quattro di questi, ora adulti, hanno fornito la loro testimonianza riguardo
quelle molestie davanti alle telecamere del regista Alex Gibney, premio Oscar
nel 2007 – nella categoria riservata ai documentari - per
Taxi to the Dark Side
Mea Maxima Culpa è
stato presentato all’International Film Festival di Toronto lo scorso 9
settembre, per poi uscire in diverse sale americane lo scorso novembre. In
Italia arriva soltanto ora, dopo che i produttori hanno tentato invano di
promuoverlo all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. “Non so dire se a
Venezia l’hanno effettivamente censurato – ha dichiarato Gibney – Ma di certo
non l’hanno accettato. Quello che so è che a Venezia si sente forte la pressione politica”. Un
modo per lasciare intendere che si, pressioni ce ne sono state, e che una
simile vetrina, visto il tema delicato, per qualcuno sarebbe stata
inappropriata.
Lo scandalo di Milwaukee, infatti, agita San Pietro da diverso
tempo. Le vergognose violenze di padre Murphy – deceduto nel 1998 – non
sarebbero state condannate con adeguate dichiarazioni (e azioni) da parte del
Vaticano, che in questi anni è stato informato sul riprorevole comportamento
del prete americano. Persino (l’ormai ex) Papa Benedetto XVI, quando era ancora
il “semplice” cardinale Ratzinger, nel ’96 aveva ricevuto lettere su Murphy in
cui l’arcivescovo Rembert Weakland di Milwaukee chiedeva “una risposta
riparatrice da parte della Chiesa”. Quella risposta, in realtà, non è mai
arrivata. Soltanto nel 2003 la Chiesa ha pubblicato un rapporto sull’abuso di
minori nell’arcidiocesi statunitense. E un procedimento ufficiale nei confronti
di padre Murphy è arrivato troppo tardi, quando quest’ultimo era già vecchio e
malato.
In tutti questi anni, invece, a Milwaukee non sono mai
mancati i soldi elargiti alle vittime – circa 29 miliardi di dollari – per
cercare di cancellare l’onta per vie giudiziarie. Un flusso di denaro enorme che, nel 2011, ha
costretto l’arcidiocesi di Milwaukee a dichiarare bancarotta. Le vicende
raccontate da Gibney in Mea Maxima Culpa non invitano solo a riflettere sul
passato. Uno dei candidati alla successione di Benedetto XVI, infatti, è
Timothy Dolan, cardinale di New York che è stato arcivescovo di Milwaukee dal
2002 al 2009. Proprio in questi giorni Dolan è stato chiamato a deporre sugli abusi
sessuali commessi nella sua ex arcidiocesi proprio negli anni in cui la
guidava. “Negare. Minimizzare. Censurare. Avrebbero reagito così anche di
fronte a una serie di omicidi?”: è questa l’inquietante domanda che Gibney
rivolge agli spettatori attraverso il suo documentario.
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