sabato 2 marzo 2013

TI FACCIO SENTIR DONNA (CHÉ PRIMA ERO UN MOLLUSCO!)




L’avete mai sentita la battuta “ti faccio donna”? Ché tu potresti dirgli “ma secondo te prima ero un cetaceo?”. Me l’ha ricordata una delle amiche che mi fanno compagnia su questo blog.
Attorno al “farti donna” c’è tutta una tradizione culturale che pare un thriller o a momenti una trama splatter. C’entra la cosa del sangue e della verginità.
Femmina con imene sta per ragazzina. Femmina senza imene invece è fatta donna. Per donna intendasi, e scusate il tono da dottoressa improvvisata, immaginatemi con l’occhiale in punta al naso e la posa conturbante, si intende dunque un po’ colei che è stata deflorata e c’ha l’ovulo pronto ad essere ingravidato.
Donna è uguale a incubatrice futuribile. Poi c’è il “donna” che assume il senso di “ti faccio sentir donna” (ché prima ero un mollusco!), perché secondo alcuni è ovvio che senza l’apporto terapeutico di un pene questo involucro che mi porto appresso potrei mollarlo alla donazione organi.
Sentirsi donna, poi, non lo trovo neppure un concetto così rivoluzionario. Io mi sento persona, poi un po’ di gente mi ricorda che ho delle caratteristiche biologiche e in base a quelle mi colloca e mi qualifica. Mi si dà lavoro, o mi si toglie, mi si precarizza o mi si offende. Mi sento anche abbastanza cercopiteco, a volte, e in parte anche un po’ albero. Non so. Mi sento cielo, vento, aria, sole, terra, fuoco. Mi sento un sacco di cose, io, e questo fatto che il farmi sentire donna dovrebbe costituire un optional relazionale non incentiva il mio interesse per certi uomini.
E volendo attribuire un merito alla frase diciamo che io mi sento donna già di mio, mi faccio certe partite del sentir donna che manco te l’immagini. Ho donnità ovunque, a prescindere, e poi ce l’ho fin dentro le narici e nelle orecchie. Ho donnitudine pregressa e in successione, avulsa dai contesti o contestualizzata. C’ho la donna inside e non si scappa. Ma c’ho pure l’omo, il gay, la lesbica, la trans. C’ho un sacco di mirabolanti soggettività che mi porto dietro. Ciascuno è ciò che vuole essere e certe battutacce le relegherei nell’archivio delle forme idiomatiche degli anni oramai andati.
 
L’amore è amore, il sesso è sesso, non è un bollino di qualità. Non è che prima io non esistessi e poi mi paghi il bollo e posso circolare. Sono una persona e non un mezzo di locomozione.
E pure voi, vi prego, lo dico a quelle che recitano a memoria frasi fatte, smettetela di dire “fammi sentire donna”. Inventate altre forme espressive. Dite, che so, magari… “lascia che io sia ciò che voglio essere”… ché non ho bisogno del tuo intervento divino per mutare forma ed evolvermi ad essere umano. Non mi plasmare, non mi “creare”, non “farmi” proprio niente. Anzi non “farmi” e basta. Fatti da solo. Poi ripassa e vediamo…
NB: Antonella, Meno&Pausa, è un personaggio di pura invenzione. Spin Off di Malafemmina, precaria un po’ più giovane. L’about di Antonella dice che si tratta di una donna precaria post quarantenne e in pre-menopausa. Ha le caldane e cerca ventilatori, anche umani. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. 
http://abbattoimuri.wordpress.com/

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