Aveva 4 società nel settore delle costruzioni, 12 dipendenti e 40 artigiani che campavano, con le loro famiglie, grazie alle sue commesse. Poi è arrivato lo stato, che ha rilevato un mancato adempimento fiscale e passato la pratica ad Equitalia. Oggi non ha più niente: né società, né dipendenti, nemmeno la casa che aveva costruito. E, come succede in questi casi, anche i rapporti con i familiari più stretti sono a rischio.
Questa la storia di Jean Louis Bennati, imprenditore aretino, ospite, domenica 7 aprile, di una trasmissione televisiva in onda su Canale 5: “Un brutto giorno mi arriva una comunicazione di Equitalia, che impone di saldare una rata, entro 60 giorni, di 200.000 euro – spiega – Ho provato a fare di tutto, ho venduto anche la Ferrari, perché sì, avevo la Ferrari, stavo bene… ma in così poco tempo non ce l’ho fatta. Avevo fornitori da pagare, opere da portare avanti, stipendi e contributi da versare – continua Bennati – Così sono andato in banca. Il risultato? Mi sono sentito dire di tutto, tranne quello che mi aspettavo. E così, ad oggi, devo al fisco più di un milione di euro. Una cifra che non potrò mai saldare, perché non posso più lavorare, avendo chiuso le società e i conti bloccati”.
“Più volte ho provato a rinegoziare il debito, anche con l’aiuto di un revisore di parte. Sapete cosa mi ha risposto un dirigente di Equitalia? Che la situazione era tragica, che stavo solo perdendo tempo e che non ne sarei mai uscito in modo legale. Secondo lui, avrei dovuto registrare delle società fittizie e truffare lo stesso stato che lui rappresenta, per provare a rilanciarmi, restando per sempre insolvente”.
Bennati annuncia che sfrutterà la piazza di Canale 5 per compiere un gesto eclatante: “Voglio autodenunciarmi. Voglio che lo stato sappia che, a causa delle condizioni che lui stesso mi ha imposto, io sono costretto a lavorare in nero. Perché l’unica cosa che posso fare, per guadagnare qualcosa, continuare a vivere e cominciare a saldare il mio debito con fisco, è, appunto, lavorare in nero. Mi spiace, ma non ho altra scelta. A meno che, qualcuno, non si faccia avanti e mi indichi una strada percorribile”.
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