Il New York Times scrive che i pagamenti al presidente afghano vanno avanti dal 2002 (e l'Iran fa lo stesso)
domenica 28 aprile sul New York Times, il giornalista Matthew Rosenberg racconta come gli Stati Uniti abbiano cercato, da più di un decennio, di “comprare” la fedeltà del presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai,con un sistema non propriamente legale e sicuramente non ufficiale. Rosenberg sostiene che la CIA (Central Intelligence Agency) avrebbe consegnato all’ufficio di Karzai, a cadenza mensile, quello che gli afghani chiamano “denaro fantasma”, ovvero denaro di cui non si conosce ufficialmente né la provenienza né la destinazione: lo avrebbe fatto usando diverse modalità di consegna – valigie, zaini, anche sacchetti di plastica – nel tentativo di aumentare l’influenza del governo americano nelle scelte di Karzai.
Questo sistema, scrive Rosenberg, sarebbe stato portato avanti negli anni anche in risposta a un meccanismo simile usato dal governo iraniano per guadagnare pari influenza su Karzai. Il reinvestimento del “denaro fantasma” della CIA avrebbe avuto effetti molto ambigui: il governo afghano avrebbe usato il denaro, più che per finanziare attività anti-terrorismo, per alimentare il diffusissimo sistema di corruzione che domina da molti anni la politica e l’economia dell’Afghanistan.
La strategia di finanziamenti della CIA in Afghanistan
Dall’inizio della guerra in Afghanistan, alla fine del 2001, finanziare potenziali alleati o gruppi amici degli americani è stata una strategia ampiamente utilizzata dalla CIA. La CIA finanziò ad esempio l’attività di Muhammad Qasim Fahim, allora signore della guerra e ora vice primo ministro del governo Karzai. Anche dopo la fine del regime dei talebani la CIA ha continuato a mantenere un impegno finanziario notevole nel paese: per esempio è noto che il fratellastro di Karzai, Ahmed Wali Karzai, ricevette del denaro per guidare la Kandahar Strike Force, una milizia creata per continuare a combattere i talebani.
Il denaro che è arrivato a Karzai negli ultimi dieci anni non rientra però nella categoria degli aiuti che il governo americano può indirizzare a un paese straniero; e non appartiene nemmeno alla categoria dei programmi ufficiali di assistenza che la CIA ha avviato nel paese dopo il 2001, come il finanziamento delle agenzie di intelligence afghane. Questo sistema di finanziamento, piuttosto inusuale, è iniziato dalla fine del 2002, quando lo stesso Karzai, allora capo di stato ad interim, richiese che i pagamenti si verificassero direttamente verso il suo ufficio personale, e che non venissero pubblicizzati.
Cosa c’entra l’Iran
Nell’ottobre 2010 Dexter Filkins, giornalista del New York Times, scrisse un lungo articolo in cui raccontava di un incontro tra l’ambasciatore iraniano in Afghanistan, Feda Hussein Maliki, e il capo del personale e strettissimo alleato del presidente Karzai, Umar Daudzai. Maliki, si legge nell’articolo, durante l’incontro consegnò a Daudzai una busta di plastica contenente molte banconote. Quella consegna faceva parte di un più ampio programma di sostegno dell’Iran nei confronti del governo afghano: si trattava, secondo fonti citate da Rosenberg, di donazioni da milioni di dollari, che sarebbero state usate da Karzai per conquistarsi l’amicizia di politici afghani, anziani leader tribali e perfino comandanti talebani.
Il coinvolgimento iraniano nel governo di Karzai aveva allarmato molto gli Stati Uniti: un esponente importante della NATO citato da Rosenberg confermò al New York Times che il governo iraniano stava conducendo una campagna molto aggressiva dentro l’Afghanistan, con l’obiettivo di indebolire l’influenza degli Stati Uniti e il ruolo della NATO nel paese. L’Iran, oltre a donare milioni di dollari, avrebbe agito in Afghanistan anche con le sue agenzie di intelligence, fornendo soldi, armi e addestramento ai talebani e finanziando la campagna elettorale di diversi politici che concorsero per le elezioni parlamentari del settembre 2010. Questo portò la CIA a voler proseguire il suo programma del “denaro fantasma”, a dispetto dei risultati a dir poco controproducenti.
Il denaro fantasma e il sistema di corruzione afghano
Nonostante il doppio flusso di denaro, americano e iraniano, nel corso degli anni Karzai si è dimostrato poco incline a fare quello che gli veniva richiesto da alleati e finanziatori, preoccupandosi soprattutto di consolidare il suo potere di fronte a partiti politici, leader tribali e capi talebani che agiscono in Afghanistan. Il denaro della CIA, che è gestito da un circolo ristretto di persone appartenenti al Consiglio Nazionale della Sicurezza di Karzai, avrebbe rafforzato le reti clientelari e la struttura del crimine organizzato che da dieci anni i diplomatici americani stanno cercando di smantellare.
In realtà la CIA, scrive Rosenberg, sembra sia a conoscenza degli effetti che i suoi finanziamenti hanno sul sistema politico dell’Afghanistan, e sulla sua corruzione. Nel 2010 il capo amministrativo del Consiglio di Sicurezza, Mohammed Zia Salehi, fu arrestato dopo un’indagine statunitense perché coinvolto nel commercio illegale di oppio e di riciclaggio di denaro. Salehi venne rilasciato dopo qualche ora per ordine di Karzai, e la CIA si impegnò a fare pressioni sull’amministrazione Obama per frenare le indagini sulla corruzione nel paese. Dopo il suo rilascio, Salehi iniziò a definirsi tra i suoi colleghi “un nemico dell’FBI, ma un eroe per la CIA”.
foto: Presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai(Anette Karlsen/AFP/Getty Images)
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