martedì 9 aprile 2013

L'EUROPA FAVORISCE I COLOSSI DEL FARMACO


La sede di Novartis a Mumbai, India.

 
La vittoria dell'India contro Novartis potrebbe essere l'ultimo schiaffo a Big Pharma. Colpa delle leggi pensate a Bruxelles. Che fanno poco l'interesse dei malati e molto quello delle lobby del settore.

Una sentenza epocale che rischia di restare un unicum nella storia.
Il pronunciamento della Corte suprema indiana contro Novartis, a favore della commercializzazione dei farmaci generici anti-tumorali, ha segnato una data memorabile nella lotta dei Paesi emergenti contro i colossi farmaceutici occidentali, chiamati  Big Pharma da chi ne contesta le posizioni di monopolio
LA BATTAGLIA INDIANA. New Delhi da tempo protegge la sua florida industria di farmaci generici, ingaggiando una fiera battaglia contro la politica della iper brevetizzazione delle multinazionali americane ed europee. Tanto che il Subcontinente è diventato la grande farmacia low cost dei Paesi in via di sviluppo. Potrebbe però essere costretto presto ad abbandonare questo ruolo. Per colpa dell'Unione europea.
L'ABBRACCIO (MORTALE) DELL'UE. Il trattato di Commercio bilaterale tra l'Ue e l'India, su cui sono in corso dal 2011 fitti negoziati, impone infatti nuove regole sulla proprietà intellettuale. A tutto vantaggio di Big Pharma.
Il 15 aprile il ministro dell'Industria indiano è atteso a Bruxelles per discutere proprio di copyright, l'ultimo cruciale capitolo delle trattative.

«Con tutta probabilità i cittadini del Vecchio Continente non sanno il ruolo giocato dall'Ue a favore delle lobby industriali del farmaco», ha dichiarato a Lettera43.it Nicoletta Dentico, co-direttrice della Ong svizzera Health innovation in practice.


La legge indiana: brevetti solo nel caso di vera innovazione e pareri dalla società civile


La contrapposizione tra Paesi sviluppati ed emergenti sui brevetti farmaceutici è un affare di lunga data.
L'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha impiegato otto anni di negoziati per stendere l'Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (Trips), il trattato che dal 1995 regola l'applicazione dei brevetti nel mondo.
Il Trips impone che abbiano durata ventennale su tutti i tipi di prodotti. Ma, grazie alla determinazione di India e Brasile, lascia ai governi margine di azione contro il frivolous patenting, ovvero la tendenza di alcune società alla iper brevetizzazione. Stando al Trips, infatti, per meritare un brevetto, un prodotto deve avere un evidente carattere di «innovazione». Una definizione che ha permesso a New Delhi di restringere molto le proprie concessioni.
MARGINI RISTRETTI PER L'INNOVAZIONE. Secondo le norme indiane in vigore dal 2005, infatti, il brevetto può essere imposto su una nuova molecola creata in laboratorio o su un'evoluzione nell'impiego della molecola di partenza capace di tradursi in un salto di qualità nel trattamento del paziente. Quale per esempio una riduzione dei tempi di terapia o nell'assunzione di una minore quantità di farmaco.
Il governo indiano poi si è garantito la possibilità di sospendere i brevetti in caso di superiore interesse pubblico. Inoltre, di fronte alla richiesta di concessione di un'azienda, Nuova Delhi tiene conto anche del parere delle organizzazioni della società civile. Nel caso dei farmaci si può trattare di gruppi professionali di medici, di malati o di altri 'portatori di interesse'.
LA FRONTIERA DELLA RICERCA. All'ombra di questa legislazione si è sviluppata un'industria del farmaco fiorente che conta circa 2 mila aziende, in grado di abbassare i prezzi dei farmaci a livello globale.
Secondo gli analisti, l'abbattimento del prezzo dei medicinali anti-retrovirali contro il virus dell'Hiv (da 10 mila dollari per persona all'anno a meno di 70 dollari) è merito dell'industria dei farmaci generici indiani, alla quale si rivolgono oltre l'80% dei malati.
Così, le aziende indiane si sono lanciate anche nella frontiera della ricerca. Sempre però in formato low cost. Nel 2010 il costo di un anno di studi su un singolo farmaco costava all'incirca 200 milioni di euro. «Questa cifra», ha denunciato Dentico, «fa tremare le grandi corporation che non presentano dati chiari su profitti e spese».

Studi clinici, importazioni, prezzi: tutti i rischi della normativa proposta dall'Ue


Ora però il sistema indiano è messo in discussione dall'accordo commerciale bilaterale con l'Ue, cioè il trattato destinato a regolare il commercio tra le due potenze in tutti i settori.
Per l'India, interessata a esportare in Europa automobili e prodotti manifatturieri, è un'intesa cruciale.
Per contro, però, le nuove norme sulla proprietà intellettuale, applicate senza distinzione alla meccanica come ai medicinali, mettono a rischio l'industria farmaceutica, cancellando in un colpo solo tre capisaldi dell'attuale sistema: le licenze obbligatorie, le importazioni parallele e l'obbligo di trasparenza sugli studi clinici.
TRE PRINCIPI CANCELLATI. Attualmente, attraverso il sistema della licenza obbligatoria, il governo di New Delhi, può, in nome dell'interesse pubblico, imporre una deroga momentanea al brevetto, convertendolo nel semplice pagamento delle royalties.
Le importazioni parallele, regolate dall'articolo 8 del Trips, prevedono la possibilità di comprare un prodotto di una casa farmaceutica non sul mercato della casa madre, ma dai distributori di altri Paesi che adottano prezzi più bassi.
Il trattato con l'Europa, se l'India non riuscisse a strappare modifiche, vieterebbe gli acquisti a prezzi più convenienti. Imponendo, nel nome del libero mercato, una norma che va contro a ogni logica di mercato.
L'ESCLUSIVITÀ DEI DATI. Non solo. Il trattato tra Ue e India afferma anche il principio dell'esclusività dei dati clinici, vietando la consultazione dei test effettuati da una casa farmaceutica per almeno 10 anni. Oggi i test sono dati protetti, controllati dalle autorità sanitarie, ma disponibili su richiesta anche da altri.
Le industrie concorrenti possono quindi studiarli in anticipo, per arrivare alla scadenza del brevetto già preparati e pronti a commercializzare il generico. Vietando la consultazione dei dati, prima della scadenza del brevetto, il trattato Ue-India imporrebbe invece una dilatazione dei tempi.
«Di fatto sarebbe un'estensione del brevetto», ha chiarito Dentico, «l'alternativa è rifare i test necessari, con non poche implicazioni etiche».

Le contraddizioni di Bruxelles: la Grecia è  senza farmaci e l'Ue lotta per le lobby


La sede della Commissione europea.

Ma non è finita. In nome della liberalizzazione degli investimenti, l'accordo Ue-India dà diritto alle società private di citare in tribunale gli Stati che hanno ritenuto un loro brevetto lesivo dell'interesse pubblico. Non si tratta di un dettaglio, dato le cause milionarie che possono essere intentate. Ma soprattutto è un precedente pericoloso, visto la possibile disparità di dotazioni finanziarie tra i big del settore e i più poveri tra gli Stati.
LA UE ANCHE CONTRO I BREVETTI. «È una guerra», ha sintetizzato Dentico. La ricercatrice fino al 2012 è stata consulente della campagna 'Sblocchiamoli' contro i brevetti ventennali sui farmaci, finanziata proprio dalla Commissione europea.
«È il solito atteggiamento da Giano bifronte», dichiara a chi le fa notare la contraddizione. «Da una parte l'Europa è il primo finanziatore mondiale dei programma di cooperazione e delle battaglie per il diritto alla salute. Dall'altra impone un'agenda commerciale che rende inutili e sprecati i suoi stessi investimenti».
LE LOBBY SCAPPANO DA ATENE. Di questi tempi, però, la contraddizione rischia di essere anche maggiore. La Grecia per esempio avrebbe tutto da guadagnare da una maggiore concorrenza nel settore.
«È scientificamente dimostrato che il mercato dei generici è stato l'unico deterrente al rialzo dei prezzi sui farmaci. Anche in piena crisi, molte case farmaceutiche si rifiutano di vendere al governo di Atene a un prezzo più basso: hanno paura che faccia da riferimento per altri Paesi».
Anche per questo i cittadini dovrebbero sapere cosa si firma a Bruxelles. Negli interessi delle lobby e non degli europei.

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