sabato 6 aprile 2013

NUOVA STANGATA DA BRUXELLES, SE GRILLO TIENE IN VITA MONTI

Napolitano 5 Stelle

  «Come mai Grillo trova più accettabile Monti di Bersani?». Aldo Giannuli non si spiega l’accondiscendenza del leader del “Movimento 5 Stelle” nei confronti dell’ultimo “strappo” di Giorgio Napolitano, che ipoteca il futuro nominando i suoi “dieci saggi” secondo uno schema che Paolo Flores d’Arcais giudica “eversivo”. Anziché farsi da parte, l’Uomo del Colle annuncia che resterà in carica fino al 15 maggio: «Il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota». Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, «durante i quali, il governo c’è: Monti». La situazione è oltremodo pericolosa, avverte Giannuli: con un governo congelato, in regime di “prorogatio”, l’Italia sarebbe ancora più debole nei confronti del vero problema: Bruxelles. L’ennesimo alibi perfetto «per fare quel che gli pare, giustificandosi con l’eccezionalità della situazione: e con un governo come quello di Monti, non ci sarebbero dubbi su cosa farebbe».




L’allarme, aggiunge Giannuli nel suo blog, è pienamente giustificato dalla storia recente: «Noi ormai agiamo in un quadro di compatibilità e di limitazioni di sovranità, sancito anche da una giurisprudenza costante della Corte Costituzionale, che colloca le norme comunitarie al di sopra delle norme interne anche di rango costituzionale». Dunque: che succede in caso di vertice europeo a seguito di crisi come quella di Cipro, mentre già si profila quella della Slovenia? «Immaginiamo che si rendano necessarie determinate misure, o che l’allargarsi dello spread fra titoli italiani e titoli tedeschi induca Ue e Bce a chiedere al governo italiano decisioni immediate: si può rimandare tutto a quando la crisi sarà risolta?». L’ennesima “trovata” di Napolitano rischia di esporre ulteriormente il paese, grazie a decisioni di vertice che derivano da un’interpretazione discutibile della Costituzione: «Il governo Monti è già stato uno strappo in questo senso: composto da tecnici privi di qualsiasi investitura popolare, ha ricevuto una traballante legittimazione indiretta dal voto delle maggiori forze politiche presenti in Parlamento ed è stato poi sostanzialmente sfiduciato da una di esse».
GiannuliDopodoché, il governo dei tecnocrati si è tradotto in una lista elettorale, con l’esplicito programma di proseguire in quella linea politica: linea letteralmente “asfaltata” dagli elettori, che al “salvatore della patria” Monti hanno concesso solo un misero 10%, premiando invece chi contestava frontalmente quella esperienza: «In particolare il M5S, che si presentava come il più acerrimo avversario di Monti e che ha avuto il 25%», dopo aver coniato termini come “Rigor Montis”. Situazione attuale: un governo «di dubbia costituzionalità», nonché «esplicitamente sfiduciato dell’elettorato», che dovrebbe restare in carica, magari per andare a nuove elezioni, «scavalcando questo Parlamento, come se non ci fosse mai stato». E il maggior oppositore che ora «sorride compiaciuto e dice che gli sta bene: riuscite ad immaginare un pateracchio più indecente di questo?».
Reduce da una «interpretazione troppo personale della Costituzione», Napolitano «questa volta sta esagerando: correttezza costituzionale – afferma Giannuli – vorrebbe che desse il pieno incarico a Bersani, come capo della coalizione che ha avuto il maggior numero di voti e che ha la maggioranza della Camera». Al che, Bersani potrebbe proporre il suo governo e presentarsi finalmente alle Camere: «Nel caso non ottenesse la fiducia e non ci fosse alcuna alternativa praticabile, si andrebbe a nuove elezioni con un governo minoritario, ma pur sempre espresso da questo Parlamento». Viceversa, «gestire un nuovo turno elettorale con un governo espresso dalla precedente legislatura sarebbe una cosa ai limiti della rottura costituzionale». Nel frattempo c’è comunque da rifare la legge elettorale? «Certo, e lo si potrebbe fare nei mesi che ci separano dal voto: ma mi spiegate perché questo non si possa fare con un governo Bersani?», si domanda Giannuli. Come mai Beppe Grillo preferisce non staccare la spina a “Rigor Montis”?

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