venerdì 17 maggio 2013

CONTROLLARE IL PRIMO ANELLO DELLA CATENA ALIMENTARE: LE SEMENTI



Una legge sulla sicurezza alimentare mondiale, promulgata nel 2009 negli Stati Uniti, autorizza per la prima volta la presenza di prodotti transgenici (OGM, N.d.T.) negli aiuti alimentari. Nidhi Tandon spiega come questa legge aiuta le aziende biotecnologiche a monopolizzare l'industria delle sementi a danno degli agricoltori e s'interroga sui legami poco chiari fra queste imprese, la Fondazione Gates e l'Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa.

 



 

 

Nel marzo 2009 la commissione per gli affari esteri degli Stati Uniti ha approvato la legge sulla sicurezza alimentare mondiale [Global Food Security Act (SB 384)]. Lo scopo di questo testo, conosciuto con il nome di «Lugar-Casey Act » è quello di dare priorità allo sviluppo agricolo a lungo termine e di riqualificare le organizzazioni umanitarie per consentire loro di rispondere meglio alle crisi. Gli aiuti concessi allo sviluppo agricolo - circa 7,7 miliardi di dollari in totale - sarebbero destinati soprattutto alla ricerca di nuove varietà transgeniche. (1) In altre parole, gli aiuti alimentari dovrebbero includere per la prima volta gli OGM. E gli OGM richiedono sementi OGM - che non provengono dall’impollinazione naturale.

  
La legge Lugar-Casey è il più vasto progetto agroalimentare dalla prima Rivoluzione Verde degli anni '50 e '60. 50 anni fa, le eccedenze dei paesi in via di sviluppo superavano il miliardo di dollari. Oggi il loro deficit alimentare supera gli undici miliardi di dollari l’anno (2).

Ciò contribuisce a renderli dipendenti dalle oscillazioni imprevedibili dei mercati internazionali, che hanno causato la crisi alimentare del 2008. La prima Rivoluzione Verde ha aumentato la produzione globale dell'11% in un periodo molto breve, mentre è aumentata in maniera proporzionale la popolazione malnutrita. (4) Com’è possibile? La Rivoluzione Verde utilizza tecniche costose. Concimi, sementi, pesticidi e insetticidi e macchine agricole (indispensabili a una maggior produttività) sono inaccessibili per i piccoli agricoltori , e ,nei paesi in via di sviluppo, si è allargato il divario tra ricchi e poveri I contadini poveri sono stati rovinati e costretti a emigrare in quartieri urbani miserabili. La nuova rivoluzione verde auspicata dalla legge Lugar-Casey presenta lo stesso difetto. Ma ora i semi transgenici (OGM, N.d.T.) sono protetti da brevetti dalla proprietà privata delle imprese biotecnologiche che monopolizzano l'industria delle sementi e obbligano gli agricoltori ad acquistare le loro sementi ogni anno (5).



Ogni anno milioni di dollari sono destinati alla ricerca di sementi adattate al clima per garantire la sicurezza alimentare in tempi di emergenze climatiche. DuPont, Monsanto, Syngenta e Limagrain controllano il 29% del mercato globale e la Monsanto controlla in pratica tutto quello  OGM. La partnership tra le fondazioni Gates e Rockefeller da una parte e Monsanto dall'altra, porterà nel continente africano una rivoluzione verde come quella che ha avuto luogo in Asia, e investirà 150 milioni di dollari nell'«Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa (AGRA)». Sul sito web viene definita come «un'alleanza dinamica le cui attività aiuteranno milioni di piccoli agricoltori e le loro famiglie, in tutto il continente, a uscire dalla povertà e dalla fame ... coinvolgendo aspetti importanti dell'agricoltura africana, dai semi, alla salute del suolo e dell'acqua, ai mercati, alla formazione degli agricoltori e alla politica agraria ».



Gates e Monsanto hanno stretti legami. Nell'agosto del 2010 il Wall Street Journal ha riportato che la Monsanto era sul portafoglio della fondazione (6). La Figura 2 mostra i legami istituzionali e le collusioni con AGRA, finanziato sia dalla Fondazione Bill e Melinda Gates che dalla Monsanto. Essa mostra anche i legami con Rob Horsch, per 25 anni VIP del Settore Sviluppo Internazionale della Monsanto e attualmente direttore dei programmi della Fondazione Gates (7).

Dietro tutto questo c'è l’impegno crescente a favore delle biotecnologie. Secondo una delle raccomandazioni principali di un rapporto pubblicato nel 2009 «... bisogna dare priorità a quei progetti di ricerca agroalimentare internazionali che garantiscono al maggior numero di partecipanti il massimo dei vantaggi economici, in particolare alla ricerca sugli organismi geneticamente modificati (OGM) che rappresentano un alto potenziale di resa delle colture e varietà 'a prova di clima' ». (8) L'Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa stima in 53 milioni di dollari i costi per la creazione di 200 specie adattate alle condizioni locali. Lo sviluppo di mais geneticamente modificato della Monsanto è costato, si dice, tra i 10 e i 25 milioni di dollari. Bisognerà prevedere un ritorno per gli investitori: - in Argentina Monsanto li pretende con effetto retroattivo. Il numero di agricoltori che coltivano OGM è passato da 1,3 milioni nel 1996 a 13,3 milioni nel 2008, e quello dei paesi che autorizzano queste  colture da 6 a 25 milioni nello stesso periodo. (9) Più del 90% di agricoltori che coltivano OGM nei paesi in via di sviluppo sono piccoli agricoltori con risorse minime.



In Africa, sempre più terreni agricoli sono trasformati in laboratori per la sperimentazione di semi geneticamente modificati. Nel 2009 il mais geneticamente modificato coltivato nel Sud Africa dalla Monsanto non è arrivato a maturazione, portando alla rovina centinaia di contadini. Secondo Mariam Mayet, avvocato ambientalista e direttore del Centro africano per la biosicurezza a Johannesburg, alcuni agricoltori hanno perso fino all'80% del loro raccolto. Monsanto ha rimborsato i grandi agricoltori,  diretti acquirenti delle sementi, ma molti piccoli agricoltori ,ai quali le sementi erano state date gratuitamente non hanno ottenuto nessun rimborso. "l'alleanza tra il potere economico di Gates e l'irresponsabilità della Monsanto non promette  alcuna prospettiva ai piccoli agricoltori africani", ha detto Mayet. Le pratiche di brevettazione della Monsanto hanno monopolizzato a tal punto il mercato delle sementi da togliere agli agricoltori il controllo sulla produzione, arrivando a accusarli di "violazione del diritto dei brevetti" e portandoli al fallimento.



Un'altra caratteristica della biotecnologia, in particolare nel campo degli OGM, è, infatti, quella di essere protetti da brevetti. Nel rapporto Reaping the Benefits (“intensificazione sostenibile o ecologica dell’agricoltura. Il concetto è stato sintetizzato autorevolmente dalla Royal Society nel suo rapporto “Reaping the benefits” intendendo l’aumento delle rese agrarie senza impattare l’ambiente e spingere ulteriormente la frontiera agricola”), della Royal Society, si legge: «L'uso dei brevetti ha conseguenze diverse. In alcuni casi, questa strategia ha dato impulso alla commercializzazione e all'uso di prodotti brevettati. Ma i limiti imposti dai diritti di proprietà intellettuale hanno avuto conseguenze pesanti sull’accesso alle nuove tecnologie, specialmente per i poveri. Il meccanismo brevettuale suscita diffidenza verso la tecnologia, perché limita la scelta degli agricoltori e li costringe a partnership commerciali restrittive e costose». (10)



Giosafat Ngonyo, dell'African Network for the Protection of Animal Species (Rete africana per la protezione delle specie animali), mette a confronto le attività dell'Alleanza e quelle di Monsanto. Egli sostiene che «le strutture scelte dalle fondazioni Gates e Rockefeller somigliano molto al ben noto modello di Monsanto. AGRA afferma che finanzierà e formerà i piccoli e medi commercianti di prodotti agricoli nei villaggi per garantire agli agricoltori in tutto il continente l’accesso illimitato a «sementi migliorate». Ma la Monsanto deve sorvegliare i contratti tecnologici, quindi il transfer tecnologico dalla Monsanto agli agricoltori è garantito se il finanziatore  controlla  tutta la filiera delle sementi». In breve: attraverso la società AGRA, le aziende controllano la fornitura di semi - sia convenzionali sia geneticamente modificati - dal laboratorio fino ai villaggi agricoli.





I legami tra AGRA e la Fondazione Gates e Monsanto



Ben presto, a casa tua, piantagioni di soia geneticamente modificata

L'8 luglio 2010 Soyatech LLC (12) annuncia che la Fondazione Bill e Melinda Gates ha lanciato Africa 2010 di Città del Capo il nuovo programma di sviluppo della filiera della soya nell’Africa La Fondazione versa a questo scopo una sovvenzione di 8 milioni di dollari a un progetto realizzato da: ONG (CLUSA e AGRA), aziende private (Cargill) e governi (Istituto dello Zambia di ricerca agricola). Il progetto si sviluppa nell'arco di quattro anni; inizia in Mozambico e Zambia, dove è destinato a 37.000 piccoli agricoltori, e successivamente, il modello verrà esteso ad altre regioni. Secondo il sito di Soyatech, questo programma doterà le aziende e le grandi imprese dei paesi emergenti di strumenti necessari per la produzione, trasformazione e valorizzazione dei fagioli mung. Il programma Soy Innovation Africa fornisce inoltre una conoscenza approfondita del mercato mondiale di fagioli e soia, di nuove tecniche e  strategie di coltura delle principali imprese attive a livello globale nel campo della coltivazione delle piante ,dei derivati della soia, biocarburanti e mangimi.



Cargill, il più grande operatore mondiale nel campo della produzione e commercializzazione di semi di soia, ha investito molto in America Latina. Si può supporre che gli agricoltori africani non avranno altra scelta che convertirsi alle colture OGM nell’ambito del progetto Gates. Il Mozambico ,autorizzando lo sbarco di un carico di 35.000 tonnellate di soia geneticamente modificata dal Sud Africa , ha di fatto già ammesso i prodotti derivati da soia geneticamente modificata.



Biodiversità africana, le piante autoctone e metodi di coltivazione

«Nel corso della storia, gli esseri umani hanno utilizzato per la loro alimentazione 7000 varietà di colture, con una predominanza di grano, segale e mais e una dozzina di altre specie domesticate. Ma esistono circa 75.000 specie commestibili, e molte di esse sono superiori alle varietà coltivate oggi », ha scritto Edward Wilson, Biofilia 1984.



«Dei circa 200 vegetali autoctoni che una volta i keniani consumavano, la maggior parte erano raccolti allo stato selvatico o coltivati in tutto o in parte. Oggi la maggior parte è scomparsa» Secondo Maria Abukatsa-Onyango, Kenya, 2009.



In un mondo globalizzato s'impone il modello agricolo di monocoltura industriale, a scapito della varietà. La tendenza verso un'agricoltura sempre più meccanizzata nelle mani di un numero ristretto di agricoltori, che coltivano superfici sempre più estese, porta all’uniformità dei nostri paesaggi con la diminuzione del numero di varietà, sia di quelle utilizzate direttamente nella nostra dieta che quelle che,dipendendo dal clima, dall’impollinazione etc…, la influenzano indirettamente. Negli Stati Uniti e nel Canada, ad esempio, su oltre 1800 km di terreni, si coltivano solo due o tre varietà di colture. Questa standardizzazione sotto forma di riduzione a pochi genotipi provenienti da superfici di grandi dimensioni è una minaccia alla nostra sicurezza alimentare Tra le altre conseguenze, ironia della sorte: il centro di Parigi offre alle api migliori condizioni ed esse produrranno più miele che nelle aree rurali perché trovano più varietà di fiori e meno pesticidi. Adottando modelli agricoli occidentali e importando varietà estere, i paesi africani hanno perso molto della loro biodiversità. Questa perdita di biodiversità comporta anche la perdita di cibo nutriente e abbondante,con alti valori nutrizionali.

« Nonostante la loro apparente debolezza, i piccoli agricoltori africani conoscono a fondo la ricca biodiversità del continente. La combinazione di queste conoscenze con le tecniche biologiche dà ottimi risultati. L’utilizzazione di fertilizzanti organici (compost) e di tecniche anti-erosione ha permesso di raddoppiare o addirittura quadruplicare la resa dei semi locali. La lotta contro i parassiti senza pesticidi ha comportato un aumento del 30% della produzione».



L'Ufficio dei produttori di riso del Niger in Mali ha ottenuto il premio per il miglior rendimento; utilizzando solo concimi organici e semi locali hanno raccolto più di 8 tonnellate per ettaro (13). Nell’ambito di questo progetto,  hanno appreso i metodi dell'agricoltura biologica, alla quale si sta convertendo un numero crescente di agricoltori. La rotazione delle colture e il compostaggio permettono di rigenerare i terreni, aumentarne fertilità e la capacità di trattenere l'acqua. Si rimbosca lungo le recinzioni e  le erbacce vengono mescolate al terreno  con l’aratura aumentando così la materia organica. Lo studio ha dimostrato che la rotazione delle colture e la diversificazione delle specie vegetali e animali consentono di avere a disposizione per tutto l'anno un'alimentazione adeguata, migliorando le risorse alimentari della famiglia e, in caso di eccedenza, di generare reddito. Zucche, cipolle, peperoni dolci, yucca-cassva (manioca) e  banane sono presenti negli appezzamenti e gli agricoltori dispongono così  di nuove varietà. Alcuni hanno costruito nelle loro aziende piccole dighe per l'irrigazione e per abbeverare gli animali, e nascono i primi esempi di allevamenti di pesci ciclidi. Alcune famiglie raccolgono l'acqua piovana in cisterne. L'utilizzo delle risorse per l'alimentazione del bestiame è diventato più efficiente grazie al pascolo intensivo e a rotazione. Le stesse aziende producono anche cibo per il bestiame. Misure come queste possono migliorare la sicurezza alimentare e ridurre la dipendenza dai cereali di base. (14)



Produci ciò che mangi e mangia ciò che produci

« Non credo che possiamo risolvere il problema della sicurezza alimentare, della povertà e della salute in Kenya, se non ricorreremo alle piante indigene africane ». 20 anni fa, la professoressa Mary Abukutsa Onyango, uno scienziato agronomo presso la Jomo Kenyatta University of Agriculture and Technology, ha aperto la strada alla ricerca estensiva sulle verdure come melanzane, solanacee (patate, pomodori, melanzane, ecc.) e fagioli (per esempio fagioli con l'occhietto) tradizionali in Africa." « Questa  ricerca nasce dalla mia esperienza: mi sono nutrita di verdure fin dall'infanzia, essendo allergica alle proteine animali. Quindi sapevo che le verdure tradizionali sono nutrienti e facili da coltivare », ha detto Abukutsa. «La mia ricerca è stata progettata per diffondere più ampiamente la coltivazione di ortaggi tradizionali e aiutare gli agricoltori a vivere della vendita della loro produzione. Finora abbiamo lavorato con centinaia di agricoltori o gruppi di agricoltori, 77 nel Kenya occidentale e 33 nel Kenya centrale, che abbiamo formato alla coltura di tutte le piante autoctone, dalla produzione alla lavorazione dei semi con metodi biologici », ha detto. Sono stati inoltre formati all’impiego di semplici tecniche di conservazione degli alimenti,  come l'essiccazione, che ne prolunga la durata di utilizzo, mantenendo intatto il valore nutritivo. Stiamo prendendo contatti con supermercati che venderanno questi prodotti. Grazie alla preparazione che hanno ricevuto questi agricoltori potranno trasmettere le loro conoscenze sulle coltivazioni autoctone ad altri membri della comunità ».



La signora Abukutsa continua spiegando che  lo sforzo concertato di diverse parti interessate ha fatto sì che le verdure tradizionali siano ora disponibili nei ristoranti e supermercati, non costringendo più le persone ad andare in campagna per acquistarle. Essa auspica  un ritorno alle varietà autoctone per risolvere i problemi della sicurezza alimentare, della povertà e della salute, aggravati dai cambiamenti climatici. Di fronte a una crisi alimentare che si diffonde rapidamente e alla previsione di un crollo nei raccolti di mais a causa del cambiamento climatico in Kenya, le uniche varietà in grado di sostituire il grano saranno, ha detto, il miglio e il sorgo, che offrono una maggiore resistenza alla siccità.

Secondo il consulente agronomo nel Kenya centrale Nduati Kigo, « Le varietà esotiche trovano acquirenti soprattutto tra i ricchi. Sono costose e quindi inaccessibili per i Kenioti che vivono al di sotto della soglia di povertà; secondo la stima di studi governativi quali il Kenya Health Demographic Survey 2009 costoro sarebbero il 60% della popolazione rurale». Inoltre le  limitate opzioni disponibili a causa della mancanza di ortaggi tradizionali, fanno dell'insicurezza alimentare una realtà quotidiana per molte famiglie.



La politica di sviluppo statunitense e la sua scelta a favore delle biotecnologie riducono e svalutano il ruolo tradizionale (e prezioso) delle donne nella gestione delle risorse vegetali originarie (produzione, selezione e consevazione dei semi). La produzione e conservazione delle sementi da parte delle donne, che costituiscono oggi i loro mezzi di sussistenza, potrebbero essere spazzati via in nome di un programma di sviluppo distorto, focalizzato su un'industria agro alimentare redditizia per il mondo industrializzato. Il passaggio totale all'agricoltura industriale in generale e agli OGM in particolare, espone gli agricoltori ai seguenti rischi:



Il trasferimento delle  decisioni in materia di alimentazione e agronomia alle multinazionali;

Perdita della bio-diversità e delle varietà agricole, legata all'espansione delle colture transgeniche;

Incremento dell'uso di pesticidi e fertilizzanti che spesso vanno mano nella mano con semi trattati con l’ingegneria genetica.

Espulsione dal mercato di famiglie piccole e medie di agricoltori, che non possono permettersi l'elevato costo tecnologico, compresi i semi geneticamente modificati, che l'agricoltura industriale richiede.



Dove il fabbisogno alimentare delle persone è coperto da un sistema locale, le aziende agricole  debbono investire sulla biodiversità. Vendere nei mercati locali incoraggia gli agricoltori a variare la produzione. Gli agricoltori che conservano i propri semi li selezionano secondo criteri quali la resistenza ai diversi microclimi e tipi di suolo. La biodiversità agricola viene così migliorata in modo permanente. Nelle aziende agricole di piccole dimensioni, che praticano un'agricoltura biologica, coesistono una varietà di sistemi finalizzati a una produzione non solo alimentare L'azienda diventa l'immagine della natura selvaggia. Ci sono molte terre e specie da recuperare.












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