giovedì 16 maggio 2013

I SEMI DEL SUICIDIO








“La Monsanto è un’impresa agricola.
Applichiamo innovazione e tecnologia per aiutare i coltivatori di tutto il mondo a produrre di più conservando di più.
Produrre di più – Conservare di più – Migliorare la vita dei coltivatori.”









Queste sono le promesse della Monsanto sul suo sito Web, assieme a fotografie di agricoltori prosperi e sorridenti dello stato del Maharashtra. Si tratta di un tentativo disperato della Monsanto e della sua macchina della propaganda di separare l’epidemia di suicidi di contadini in India dal crescente controllo della società sulle forniture delle sementi di cotone; il 95% dei semi di cotone in India è oggi controllato dalla Monsanto. 


Il controllo sui semi è il primo anello della catena alimentare perché i semi sono la fonte della vita. Quando un’impresa controlla i semi, controlla la vita, specialmente la vita degli agricoltori.

Il controllo concentrato della Monsanto sul settore delle sementi in India, così come in tutto il mondo, è molto preoccupante. E’ ciò che collega i suicidi dei contadini indiani alla causa ‘Monsanto contro Percy Schmeiser’ in Canada, a quella ‘Monsanto contro Bowman’ negli Stati Uniti e agli agricoltori del Brasile che hanno citato la Monsanto per 2,2 miliardi di dollari per lo scorretto incasso di diritti.


  Mediante i brevetti sui semi la Monsanto è diventata il “Signore della Vita” del nostro pianeta, incassando rendite dagli agricoltori, i selezionatori originali, sul rinnovo della vita.
I brevetti sui semi sono illegittimi perché inserire un gene tossico nella cellula di una pianta non è “creare” o “inventare” una pianta. Questi semi sono un inganno; l’inganno che la Monsanto sia la creatrice dei semi e della vita; l’inganno che mentre la Monsanto cita in giudizio i contadini e li intrappola nei debiti, pretende si lavorare per il benessere dei contadini, e l’inganno che gli OGM alimentino il mondo. Gli OGM non riescono a controllare i parassiti e le infestanti e hanno invece portato all’emergere di super-parassiti e super-infestanti.

L’ingresso della Monsanto nel settore indiano delle semenze è stato reso possibile da una Politica delle Semenze del 1988 imposta dalla Banca Mondiale, che impose al governo indiano di deregolamentare il settore dei semi. Cinque cose sono cambiate con l’ingresso della Monsanto. Primo: le imprese indiane sono state intrappolate in accordi di joint-venture e di licenze, e la concentrazione nel settore delle sementi si è accresciuta. Secondo: i semi che erano stati la risorsa comune degli agricoltori sono diventati “proprietà intellettuale” della Monsanto, che ha cominciato a incassarne i diritti, aumentando così il costo di essi. Terzo: l’impollinazione naturale dei semi di cotone è stata vanificata da ibridi, compresi ibridi OGM. Una risorsa rinnovabile è diventata non rinnovabile e una merce brevettata. Quarto: il cotone, che in precedenza era stato coltivato insieme a colture alimentari, doveva essere coltivato come monocoltura, con una più elevata vulnerabilità a parassiti, malattie, siccità e fallimento dei raccolti. Quinto: la Monsanto ha cominciato a sovvertire le procedure regolamentari indiane e, di fatto, ha cominciato a usare risorse pubbliche per spingere i suoi ibridi e OGM non rinnovabili attraverso le cosiddette partecipazioni pubblico-private (PPP).

Nel 1995 la Monsanto ha introdotto in India la sua tecnologia Bt attraverso una joint-venture con la società indiana Mahyco. Nel 1997-98 la Monsanto ha avviato illegalmente la sperimentazione sul campo del suo cotone OGM Bt e ha annunciato che avrebbe immesso in commercio i suoi semi l’anno successivo. L’India ha sin dal 1989 norme per regolare gli OGM in base alla Legge sulla Protezione dell’Ambiente. Per sperimentare gli OGM è obbligatorio ottenere l’approvazione del Comitato per l’Approvazione dell’Ingegneria Genetica alle dipendenze del ministero dell’ambiente. La Fondazione di Ricerca per la Scienza, la Tecnologia e l’Ecologia ha citato in giudizio la Monsanto presso la Corte Suprema indiana e la Monsanto non ha potuto avviare la commercializzazione dei suoi semi di cotone Bt fino al 2002.

E, dopo l’incriminante rapporto del comitato parlamentare indiano sui raccolti Bt nell’agosto 2012, la giuria di esperti tecnici nominata dalla Corte Suprema ha raccomandato una moratoria di dieci anni delle sperimentazioni sul campo di tutti i cibi OGM e il blocco di tutti gli esperimenti in corso sui raccolti transgenici.

Ma l’agricoltura indiana era già stata cambiata.

I monopoli delle sementi in capo alla Monsanto, la distruzione delle alternative, l’incasso di superprofitti sotto forma di diritti e l’accresciuta vulnerabilità delle monocolture hanno creato un contesto d’indebitamento, suicidi e di emergenze agrarie che sta conducendo all’epidemia di suicidi degli agricoltori indiani. Tale controllo sistemico è stato intensificato dal cotone Bt. E’ per questo che la maggior parte dei suicidi avviene nell’area del cotone.

Un parere interno del ministero dell’agricoltura indiano del gennaio 2012 ha avuto questo da dire agli stati indiani coltivatori di cotone: “I coltivatori di cotone sono in profonda crisi dopo essere passati al cotone Bt. L’ondata di suicidi di agricoltori del 2011-12 è stata particolarmente grave tra i coltivatori di cotone Bt.”

La più vasta area di coltivazione di cotone Bt si trova nel Maharashtra e tale stato è quello in cui ha luogo il maggior numero di suicidi. I suicidi sono aumentati dopo l’introduzione del cotone Bt; l’imposizione dei diritti da parte della Monsanto e l’alto costo dei semi e dei prodotti chimici ha creato una trappola del debito. Secondo dati del governo indiano, quasi il 75% del debito rurale è dovuto all’acquisto di materie prime. Col crescere dei profitti della Monsanto, cresce il debito degli agricoltori. E’ in questo senso sistemico che i semi della Monsanto sono semi di suicidio.

I semi ultimi del suicidio sono costituiti dalla tecnologia brevettata dalla Monsanto per creare semi sterili. (Chiamata “tecnologia Terminator” dai media, la tecnologia dei semi sterili è un tipo di Tecnologia di Restrizione dell’Utilizzo dei Geni, GRUT, in cui i semi prodotti da un raccolto non crescono; i raccolti non producono semi per pianticelle vitali o producono semi vitali con specifici geni disattivati). La Convenzione sulla Diversità Biologica ne ha bandito l’uso, altrimenti la Monsanto incasserebbe profitti anche maggiori dalle sementi.

I discorsi della Monsanto sulla “tecnologia” cercano di nascondere i suoi reali obiettivi di proprietà e controllo sulle sementi in cui l’ingegneria genetica è solo un mezzo per controllare il sistema alimentare e delle sementi attraverso brevetti e diritti di proprietà intellettuale.

Un rappresentante della Monsanto ha ammesso che la società è stata “insieme il diagnosta e il terapeuta del paziente” nello stilare i brevetti sulle forme di vita, dai microrganismi alle piante, in seno all’accordo TRIPS della WTO. Impedire ai coltivatori di conservare i semi e di esercitare la propria sovranità sulle semine è stato il suo principale obiettivo. La Monsanto sta ora estendendo i suoi brevetti a semi coltivati in modo tradizionale, come nel caso dei broccoli e dei peperoncini, o del grano a basso glutine che ha piratato dall’India e che noi abbiamo contestato come un caso di biopirateria presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti.

E’ per questo che abbiamo creato Fibres of Freedom [Fibre della Libertà] nel cuore dell’area del cotone Bt e dei suicidi di Vidharba. Abbiamo creato banche comunitarie dei semi con semi indigenti e abbiamo aiutato gli agricoltori a passare alle colture organiche. Niente semi OGM, niente debiti, niente suicidi.  

http://tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9690

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