domenica 2 giugno 2013

MIGLIAIA DI FAMIGLIE DISTRUTTE DAL GIOCO MA IL DUO ALFANO-LETTA AIUTA L’AZZARDO

 di Luca Sappino
Il duo Letta-Alfano vuole assegnare la delega di settore al sottosegretario Giorgetti. Che già l’aveva nell’esecutivo di B., considera l’allarme ludopatie ‘sovradimensionato’ e ha promesso agli impreditori novità che accolgano “le loro istanze”. E del resto anche il think thank lettiano ‘Vedrò’ è finanziato da Lottomatica  e Sisal





Il duo Letta-Alfano vuole assegnare la delega di settore al sottosegretario Giorgetti. Che già l’aveva nell’esecutivo di B., considera l’allarme ludopatie ‘sovradimensionato’ e ha promesso agli impreditori novità che accolgano “le loro istanze”. E del resto anche il think thank lettiano ‘Vedrò’ è finanziato da Lottomatica  e Sisal
io chi sono spesso il condimento della cronaca della crisi. La beffa: il vizio che ti toglie quel poco che ti resta, e che meno hai, più ti toglie: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. E se la recessione accende i riflettori sul diffondersi delle ludopatie, è meno evidente che anche il Governo ha il vizio del gioco, e in regime di monopolio. 


Il duo Letta-Alfano, con il ministro Saccomanni, è pronto ad assegnare la delega ai giochi al sottosegretario all’economia Alberto Giorgetti che stesso compito aveva nell’ultimo governo Berlusconi e che di giochi ne ha persino inventati di nuovi, perché l’importante è fare cassa. E far contenti gli operatori del settore.
La posizione di Giorgetti è elementare: «Il gioco d’azzardo esiste da quando esiste l’uomo», ed è quindi velleitario pensare di vietarlo. «Il primo esempio di gioco del lotto risale al 1731, riconosciuto dallo Stato pontificio», spiega il sottosegretario. Esiste da sempre, dunque, e non è poi neanche così sconveniente. «Lo Stato» è la conclusione di Giorgetti «deve decidere se vuole governare i giochi o se, mettendosi i paraocchi, vuole lasciarli esclusivamente alla criminalità organizzata». Il ragionamento, in effetti, fila. E filerebbe quindi anche per droghe e prostituzione, sempre che si riesca a trovare un precedente pontificio.E per non lasciarlo alla criminalità organizza, lo Stato, negli ultimi anni ha fatto di tutto per incentivare il settore: Giorgetti è solo l’ultimo di una serie di attenti governanti. Dal 1997, quando vengono introdotte le doppie giocate di Lotto e Superenalotto, è stato un crescendo continuo. Se prima le occasioni di gioco erano tre a settimana (totocalcio, lotto e scommesse ippiche), ora siamo 20 e più occasioni. Possibilità di sfidare la Fortuna, sia essa nascosta in una slot machine, in un gratta e vinci, sotto i tavoli di una sala Bingo o dentro il monitor di un computer. L’impulso è stato assolutamente bipartisan (fu Pierluigi Bersani, ad esempio, ministro del governo Prodi, ad aprire la strada alle sale Bingo e al poker online), e secondo Matteo Iori, presidente del Conagga (il Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo), è diretta conseguenza della generosità che le aziende leader del settore hanno sempre dimostrato verso la politica.Nel Governo Letta, per Iori, gli interessi del settore sono assai ben rappresentati, merito anche del think tank del presidente Letta, Vedrò: «Ben sette ministri» dice Iori «fanno parte di Vedrò, finanziata anche da due multinazionali del gioco d’azzardo, Lottomatica e Sisal». Non stupisce dunque la nomina di Giorgetti. Almeno non il deputato del Movimento 5 stelle Endrizzi che, intervenendo in aula, alle parole di Iori aggiunge: «Il ministro Bray è anche direttore della rivista ItalianiEuropei già sostenuta da importanti contratti pubblicitari con le industrie del gioco d’azzardo». «Nel nuovo governo» si chiedeva Endrizzi «a chi andrà la delega dei giochi d’azzardo? Sarà forse scelto il sottosegretatio Alberto Giorgetti?». Esattamente. Chi può occuparsene meglio di colui che, con Berlusconi Premier, riuscì ad infilare nel cosidetto “Decreto Abruzzo”, quello del terremoto, la nascita del nuovo tormentone “Win for Life”, seguito poi dalle Lotterie al consumo, quelle dove ti giochi il resto della spesa? Qualcuno nella maggioranza storce il naso. Il deputato Pd Pippo Civati, che però alla maggioranza non ha votato la fiducia, chiede di «rivedere la decisione», perché «la delega a Giorgetti suona parecchio stonata». Ma Giorgetti lavora già da tempo ed è lanciatissimo. Alle accuse risponde a tono: «Non è vero che vogliamo mettere macchinette ovunque, ma è dal gioco che il governo prende i fondi per affrontare le emergenze».
Domenica mattina, dalle poltroncine di Coffe Break su La7, dopo un servizio sull’inarrestabile invasione delle sale slot nelle città, definisce «una campagna di demonizzazione» l’attenzione dei media sul settore. Conferma così quanto detto, quando rappresentava il governo Berlusconi, intervenendo all’Enada, la fiera internazionale sugli apparecchi da gioco: «trovo sconcertante che questo settore sia stato negli ultimi mesi sostanzialmente abbandonato a sé stesso» e «non è immaginabile che un settore sostanzialmente in regime di monopolio debba affrontare una campagna complessiva di denigrazione senza precedenti». Non gli parlate di ludopatia a Giorgetti, che dice «i numeri sono palesemente sovradimensionati rispetto all’impatto reale». In quell’occasione Giorgetti agli imprenditori aveva promesso: «Da qui ai prossimi mesi ci saranno tante novità, che sicuramente accoglieranno anche le vostre istanze». Sono fortunati, insomma.

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