Le ultime relazioni sulla confisca di
due chilogrammi di gas Sarin, una potente neurotossina, in una base di
Adana nella Turchia meridionale, a circa 150 km dal confine con la
Siria, all’inizio di questa settimana, aggiunge rilevanza al commento
perspicace di Pjotr Lvov, esperto sul Medio Oriente di New Oriental
Outlook, su chi in realtà ci spaventa con le presunte armi chimiche
siriane.
Le
recenti dichiarazioni di alti funzionari degli Stati Uniti e di altri
Paesi riguardo al possibile utilizzo di armi chimiche da parte della
Siria contro i combattenti dell’opposizione, sollevano una domanda
legittima, in favore ci chi fanno tali dichiarazioni, e perché vengono
fatte? La sottosegretaria di Stato statunitense Wendy Sherman ha detto
al Congresso che le armi chimiche sono state usate due volte durante il
conflitto. Il segretario di Stato John Kerry ha detto in precedenza che
c’erano prove che l’esercito siriano ha usato armi chimiche contro i
ribelli. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha anche lui detto
di avere “prove” che il governo siriano ha utilizzato armi chimiche
contro l’opposizione. In una sua intervista ai media statunitense
Erdogan ha detto che negli ospedali turchi si curano pazienti feriti da
armi chimiche in Siria. Ha categoricamente respinto l’ipotesi che le
unità dell’opposizione abbiano potuto utilizzare armi chimiche.
Per cominciare, abbiamo bisogno di sapere che tipo di armi chimiche possieda Damasco e dove si trovano. Dopo tutto, la Siria è uno dei sette Stati che non hanno firmato la Convenzione 1993 che vieta le armi chimiche e anche se fino a poco tempo fa aveva ufficialmente negato il possesso di armi chimiche, esperti occidentali credono che abbia un arsenale di armi chimiche e biologiche. La Siria ufficialmente ha ammesso di possedere armi chimiche e biologiche per la prima volta il 23 luglio 2012. Damasco ha anche fatto sapere che poteva impiegarle come mezzo di difesa, se aggredita da potenze straniere. Poi ha ripetutamente detto che non le userà contro i propri cittadini in qualsiasi circostanza, anche se i membri dell’opposizione ne entrassero in possesso. Le autorità siriane successivamente hanno detto che i ribelli avevano occupato uno stabilimento chimico vicino a Aleppo ed espresso la preoccupazione che potessero utilizzare componenti per armi chimiche. Il ministero degli Interni siriano ha inviato una lettera al riguardo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al Segretario Generale Ban Ki Moon. L’impianto in questione è, ovviamente, il Safira Plant presso Aleppo, occupato da Fronte al-Nusra affiliato al-Qaida. Questo impianto è specializzato nella produzione di idrossido di sodio e acido cloridrico. Notizie da Aleppo indicano che le truppe governative hanno ripreso l’impianto, ma il pericolo non è finito perché i ribelli avrebbero rubato quantità di agenti o componenti utilizzabili nella fabbricazione di armi chimiche, per poi usarli contro l’esercito o montare una provocazione. Ciò è evidentemente successo, ma gli Stati Uniti si sono affrettati a dire che sono stati utilizzati non da ribelli, ma dalle forze governative contro i ribelli.
Vorrei mettere in chiaro che le armi chimiche della Siria sono state sviluppate senza l’aiuto sovietico o russo, ma con l’aiuto dei Paesi che ora aderiscono all’opposizione anti-siriana, soprattutto Francia e Germania. L’arsenale di armi chimiche della Siria ha lo scopo di garantire la parità strategica con Israele, che possiede armi nucleari. La Siria vede le armi chimiche come componente essenziale delle proprie forze armate. Il suo programma per sviluppare armi chimiche è iniziato negli anni ’70 con il concorso attivo delle aziende dell’Europa occidentale, soprattutto tedesche e francese, e si basa su tecnologie dal duplice uso, in cui lo stesso impianto produce prodotti sia civili che militari. Così, la Siria ha iniziato a produrre il gas mostarda (un agente vescicante) e agenti nervini organofosforici che utilizzano le stesse materie prime e componenti chiave della propria produzione. La produzione di agenti e componenti chimici è concentrata in prossimità di Damasco, in impianti petrolchimici a Homs (VX), Hama (Sarin, Tabun e VX), Aleppo (nei pressi di Safira).
Quindi, chi ha bisogno di tale dramma sull’uso di armi chimiche? Una cosa è perfettamente chiara, se gli Stati Uniti avessero la prova che l’esercito siriano ha utilizzato armi chimiche, si sarebbero presentati al Consiglio di sicurezza dell’ONU già da tempo. Incidentalmente, neanche Israele, il Paese principalmente minacciato dalle armi chimiche siriane, ha presentato alcuna prova. Comunque periodicamente si lancia l’allarme che agenti per la guerra chimica potrebbero cadere nelle mani degli estremisti dell’opposizione siriana. In altre parole, Israele è preoccupato dall’opposizione islamista radicale, non da Damasco.
La risposta è ovvia. Il mondo ha già visto qualcosa di simile nel 2003, quando le ADM irachene, tra cui armi chimiche, furono utilizzate quale pretesto da Stati Uniti, Gran Bretagna e alleati per occupare quel Paese. Ma non trovarono armi di distruzione di massa (ADM) o programmi per svilupparle. Dieci anni fa, Washington e Londra nervosamente previdero che Saddam Hussein potesse usare armi chimiche. Tra l’altro, la produzione di armi chimiche per uso militare richiede una grande capacità industriale. Le comunità d’intelligence inglese e statunitense dissero a Bush e Blair che gli agenti tossici che Hussein usò nel 1988 contro i curdi nella città di Halabja avevano origine straniera. Esperti inglesi cercarono di scoprire da dove provenissero, ma rimase un mistero. Tuttavia Washington e Londra ritennero necessario attaccare l’Iraq, così dissero al mondo che era urgentemente necessario salvarsi dalle ADM irachene, armi chimiche incluse. Per cominciare, nel febbraio 2003, il segretario di Stato Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, mostrò delle immagini di alcune inesistenti unità mobili presumibilmente utilizzate per la fabbricazione di armi chimiche e la fermentazione dei batteri dell’antrace, poi l’invasione dell’Iraq venne avviato in primavera. Per inciso, Powell poi chiese scusa al Consiglio di Sicurezza per il suo “show”, dicendo di esser stato fuorviato dai rapporti d’intelligence degli Stati Uniti. E i suoi “quadri” furono disegnati da alcuni studenti di Londra e passati alla CIA dagli inglesi come “prove”. Ora il vecchio spettacolo chiamato “Minaccia chimica da un sanguinario dittatore” è stato ripreso. Tipicamente, gli inglesi sono di nuovo tra i registi dello show, e fonti militari nei Paesi del Golfo Persico hanno fatto “trapelare” informazioni secondo cui tutte le armi chimiche sono state concentrate in cinque basi aeree e tenute sotto controlli speciali.
La guerra delle informazioni della televisione statunitense e britannica, e di al-Jazeera
del Qatar, di conseguenza è stata rilanciata. Le agenzie stampa e i
media elettronici hanno iniziato a parlare di quanto sia necessario
fermare il “dittatore” siriano. L’isteria ha chiaramente un obiettivo,
preparare l’opinione pubblica all’azione militare contro la Siria perché
la Russia impedisce al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di
adottare risoluzioni che diano il permesso d’imporre una no-fly zone
nello spazio aereo siriano e di stabilire regioni protette umanitarie
per i profughi in Siria. Senza un’aggressione militare diretta della
NATO e delle diverse monarchie del Golfo Persico (Qatar e Arabia
Saudita, disposti a finanziare l’invasione occidentale della Siria),
l’opposizione non ha la capacità di rovesciare il legittimo governo di
Assad. Così, il mistero delle armi chimiche siriane è facilmente
risolvibile.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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