La Commissione Ue dà il via libera
alla chiusura della procedura d’infrazione sul deficit italiano. Eppure i
margini di manovra per il nostro Paese sono davvero pochi: il rischio è
quello di tornare di nuovo oltre il 3%.
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ENTUSIASMO FUORI LUOGO -
Finalmente è arrivato il via libera tanto atteso che chiude la
procedura d’infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia.
Indiscrezioni trapelate dal Commissario agli Affari Economici Olli Rehn e
dal vicepresidente Tajani lo avevano anticipato. Ora l’Italia vedrà
sbloccarsi ben 12 miliardi di euro per l’anno prossimo, un tesoretto di tutto rispetto, merito secondo Letta “del lavoro dei precedenti governi, in particolare di quello presieduto da Mario Monti, al quale va il mio personale ringraziamento“.
Eppure le parole del neo-premier
evidenziano un facile ed immotivato entusiasmo. E’ indubbio che la
notizia vada letta positivamente, ma trasformarla mediaticamente in una
svolta per il nostro Paese ha tutta l’aria di essere un passo più lungo
della gamba.
A raffreddare gli entusiasmi sono stati rispettivamente il Presidente della Commissione Barroso e Olli Rehn.
Ma se il primo si è limitato ad affermare che l’Italia non può
permettersi di rallentare gli sforzi condotti fin’ora, il secondo ha
affermato che il nostro Paese ”ha margini di sicurezza molto piccoli per tenere il deficit sotto il 3% dopo le decisioni del nuovo governo sulla tassazione” dato che “una
gran parte di questi margini è già stato usato per il pagamento dei
debiti arretrati della pubblica amministrazione, soprattutto alle
piccole e medie imprese”. Una doccia fredda che non lascia spazio ad altre interpretazioni. L’Italia non potrà cambiare rotta e dovrà proseguire sulla via dell’austerity, attenendosi rigorosamente alle “raccomandazioni” dell’Ue.
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LE RACCOMANDAZIONI DI MADRE AUSTERITA’ – Come previsto nei giorni scorsi, sono sei
le raccomandazioni dettate dall Ue per il nostro Paese al fine di non
incorrere in un nuovo aumento del deficit. Queste dovranno poi essere
vagliate dai ministri delle finanze dell’area Euro il 21 giugno, ma di
fatto, seppur con qualche accorgimento, non dovrebbero essere distanti
da quelle già presentate.
Particolare attenzione sarà rivolta ai conti pubblici e alla spesa,
con un piano di riforme strutturali che dovranno operare congiuntamente
per ancorare il deficit ad un livello inferiore al 3% almeno fino a
quando non si intravederà un’uscita reale dalla crisi. L’obiettivo
palesato dalla Commissione è quello di realizzare il “surplus primario
previsto in sede Ue” per far scendere ulteriormente l’alto livello del debito
almeno a partire dal 2014. Altrettanto fondamentale sarà un risanamento
della Pubblica Amministrazione per aumentarne l’efficienza e ridurne
gli sprechi al fine di garantire una più rapida esecuzione delle
attività burocratiche, semplificando i canali del dialogo tra Stato, cittadini e imprese.
Le restanti “raccomandazioni” sono dedicate al settore bancario, reo
di aver congelato il mercato creditizio traslando il peso della crisi
sulle piccole e medie imprese.
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“GARANTIRE IL FUTURO AI GIOVANI” -
L’apertura del canale creditizio dovrebbe restituire slancio anche
all’occupazione, in forte crisi soprattutto a livello giovanile, unica
vera via d’uscita dalla spirale critica nella quale continuiamo a
navigare a vista. Ma queste non sono più raccomandazioni europee,
“garantire il futuro ai giovani” resta un piacevole intervento
dialettico che continua a non trovare riscontro nella pratica. Oggi
stesso Napolitano si è espresso in merito alla forte disoccupazione che attanaglia la ripresa italiana appellandosi al rispetto dell’Art.1 della nostra Costituzione ed incitando il governo Letta ad impegnarsi concretamente per la soluzione del problema.
Peccato che le parole non siano mai
seguite dai fatti: i progetti di flessibilità lavorativa tanto esaltati a
livello europeo hanno palesemente fallito in Italia contribuendo a
creare precarietà e ad allargare la forbice dei redditi, legittimando
una crescente disuguaglianza sociale nella quale i giovani sono
considerati attori non protagonisti. Di norma, il parere del Presidente
della Repubblica dovrebbe essere un monito per una concreta risoluzione dei problemi,
ma ad oggi non è altro che un involucro vuoto di contenuti all’interno
del quale la politica continua imperterrita a muoversi con misure
inefficaci. Insomma, raccomandazioni o meno, il dato di fatto è che i
problemi concreti continuano a non trovare soluzione a causa dello
scarso impegno profuso nel realizzarli. Chissà se l’europeista Letta e
la sua larga intesa proveranno davvero a fare qualcosa di concreto.
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FACILI E FUTILI ENTUSIASMI -
Tornando alla chiusura della procedura d’infrazione, appare strano come
personaggi politici e di lunga esperienza possano non rendersi conto
del fatto che questo evento non apporterà nessun miglioramento
nell’economia reale del nostro Paese. E’ naturale chiedersi come sia
possibile rilanciare la crescita senza incorrere in un nuovo aumento del
deficit anche alla luce del fatto che quei 12 miliardi sbloccati
serviranno a ripagare gli interessi contratti dalla P.A. L’ipotesi che
più si avvicina la realtà vede il bel Paese impegnato nel contenere il
proprio debito piuttosto che impegnato a risollevare la sua economia
reale. Ci si chiede come sia possibile rilanciare l’occupazione,
rialimentare il welfare, incentivare la sostenibilità energetica e
ripagare i debiti contratti con le aziende sull’orlo del baratro
a causa dello Stato senza indispettire i portavoci del dictat europeo.
Noi cittadini attendiamo risposte, sfiduciati e increduli che il nostro
governo faccia finta di non notare problemi ben più grandi e socialmente
rilevanti di un 3% al quale siamo legati dai trattati europei.
Proprio di questo si discuterà a Trento, durante il Festival dell’Economia,
una manifestazione di quattro giorni dove premi Nobel, economisti,
membri della Banca Mondiale e numerosi docenti interverranno sul tema
della “Sovranità in conflitto”, ovvero la necessità manifestatasi
durante gli anni di crisi di dover cedere un pezzo di sovranità pur di
combattere assieme ad altri paesi il nemico comune. All’evento
parteciperanno anche l’acclamato non eletto Stefano Rodotà e il premier
Letta. Chissà che quest’ultimo non colga l’occasione per prendere
appunti.
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Andrea Salati
http://dailystorm.it/2013/05/30/procedura-d-infrazione-chiusa-bye-bye-o-arrivederci/
http://dailystorm.it/2013/05/30/procedura-d-infrazione-chiusa-bye-bye-o-arrivederci/
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