domenica 23 giugno 2013

veDRÒ AL POTERE: TUTTE LE POLTRONE DEI FEDELI DI LETTA

Alessandro Da Rold
I fondatori della kermesse trentina, con Enrico Letta al governo, hanno tutti incarichi di prestigio
In questi giorni di caldo africano circola una battuta maliziosa tra i vedroidi, gli ormai estinti partecipanti di “VeDrò”, l’appuntamento a Dro (provincia di Trento) che il think tank di Enrico Letta lanciò nel 2005 e che quest’anno non si svolgerà come di consueto.

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 Il graffio è questo: «Per forza non serve più, il risultato gli organizzatori l’hanno raggiunto: ci hanno visto benissimo nel scegliersi gli incarichi». Veleni. Forse anche un po’ di invidia di chi è rimasto fuori da opportunità e poltrone di prestigio che nelle ultime settimane si vanno delineando o che potrebbero ancora schiudersi in futuro.
Rimane che alcuni – soliti bazzicare da otto anni la cittadina del Trentino Alto Adige d’estate – non hanno preso bene che a due mesi di distanza dall’incarico di governo per il “patron Enrico” di quella «sovrastruttura di idee» non sia rimasto altro che «la sovrastruttura di potere». Quando incominciò doveva essere la prima a superare la seconda, ma al momento sembra essere avvenuto il contrario. In questi otto anni, infatti, alla corte di Letta, è nata una classe dirigente di ferro, bipartisan, garantita anche dal vicepremier Angelino Alfano, capace di occupare gangli importanti delle istituzioni.


Del resto, nato per «riflettere sulle declinazioni future dell’Italia e delineare scenari provocatori, ma possibili, per il nostro Paese», veDrò (come anche l’associazione 360°) è stato soprattutto un trampolino di lancio per quelli che il vedroide (o frequentatore di veDrò comune ha soprannominato della «prima fascia», i veri organizzatori del meeting estivo, dove si passava da un confronto sulle politiche internazionali dell’Eni a una partita di Subbuteo. Benedetta Rizzo, la presidente, ha spiegato in una lettera del 5 giugno scorso, che alla base della scelta di annullare l’evento di quest anno ci sono state soprattutto «esigenze legate alla logistica, alla sicurezza, all’attenzione spasmodica dei media avrebbero infatti trasformato “veDrò 2013” in un appuntamento che non avremmo riconosciuto come nostro».
Insomma, questioni organizzative. Forse i troppi impegni dell’esecutivo. Di mezzo, con tutta probabilità, ci sono state pure le polemiche che il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo non ha risparmiato al think tank lettiano. Si vocifera che gli attacchi dei grillini a Eni, Sisal, Lottomatica, Edison, sponsor di veDrò, non abbiano giovato proprio ad aziende che avrebbero preferito risparmiarsi un’estate di polemiche sui giornali, tra illazioni e sparate su chi finanzia il governo Letta e chi no. Ma oltre a questo c’è un dato. Quella «prima fascia» del 2005 ha saputo muoversi con grande abilità in questi anni, tra relazioni bipartisan e giornalisti, tanto da trovare posti nel governo, in parlamento, in commissioni di prestigio, o in enti statali e affini.
La lista dei fondatori è sul sito. E incomincia proprio da Benedetta Rizzo, vera anima di veDrò e professionista stimata, da poco nominata insieme a Francesco Sacco e Luca De Biase come consulente di Francesco Caio all’Agenda Digitale. Poi c’è Riccardo Capecchi, il tesoriere del think tank, nipote di Letta, dal 2012 direttore generale di Poste Energia. Quindi Monica Nardi, storica collaboratrice del premier che lo affianca a palazzo Chigi insieme con il portavoce ufficiale Gianmarco Trevisi.
Scorrendo i nomi del «Chi Siamo» ci si imbatte poi in Ernesto Carbone, che nelle scorse edizioni di veDrò era il responsabile per le politiche istituzionali, ora è deputato del Pd e membro della prestigiosa Commissione finanze della Camera. Carbone non è un lettiano qualunque. Nei corridoi di Montecitorio si mormora sia uno dei punti di collegamento tra il sindaco di Firenze Matteo Renzi e lo stesso Letta: siede infatti anche nella fondazione Big Bang.
Discorso diverso da quello di Lelio Alfonso, che a veDrò era l’addetto al “quotidiano” che veniva distribuito durante la kermesse. È stato candidato in Scelta Civica di Mario Monti alle ultime elezioni politiche ed è stato responsabile della comunicazione per la campagna elettorale del professore Bocconi, e adesso è in cerca una collocazione. È andata meglio ad Angelo Argento, siciliano di Enna, ma candidato in Calabria alle ultime elezioni con il Partito democratico. Non è riuscito a essere eletto, ma ha da poco trovato posto come direttore della candidatura della Città di Taranto a Capitale Europea della Cultura nel 2019.
Di quel gruppo di «prima fascia» faceva poi parte Nunzia De Girolamo, attuale ministro delle Politiche agricole e forestali del governo Letta. È anche moglie di Francesco Boccia del Partito democratico, altro partecipante al think tank, diventato presidente della Commissione Bilancio alla Camera. C’era anche Patrizia Ravaioli, moglie dell’editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito, che si occupava di no profit e salute, ora è direttore generale della Croce Rossa Italiana. 
Non compare tra quelli della prima fascia, ma nel 2005 a Vedrò c’era anche Andrea Orlando, attuale ministro dell’Ambiente. Meno inseriti, ma di spessore pure Maurizio Lupi, ministro per le Infrastrutture e Beatrice Lorenzin, ministro alla Salute. Anche chi fa parte dell’associazione 360° non si può lamentare. Del resto l’indirizzo è lo stesso: via del Tritone 87. Il segretario generale dell’associazione è Francesco Russo che è diventato senatore del Partito Democratico e ora occupa un posto nella Commissione esteri..
Del direttore Monica Nardi si è già parlato sopra. Nel consiglio direttivo di 360° c’è Marco Meloni, fino a a poche settimane fa era l’uomo di Letta nella segreteria del Pd. Responsabile Università e ricerca. Sardo, 41 anni, è entrato per la prima volta alla Camera in questa legislatura. Fa parte della commissione Affari costituzionali, dove seguirà per Letta il delicato iter delle riforme istituzionali. E infine Alessia Mosca, altra giovane deputata Pd di fede lettiana. Era stata data quasi per certa come sottosegretario. Poi le polemiche sulla composizione della squadra di governo hanno obbligato Letta a chiedere ai suoi un passo indietro. Ora è uno dei 15 componenti della segreteria del Pd guidata da Guglielmo Epifani.












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