La
nostra diplomazia è ridotta al ridicolo! Dopo che l'ambasciatore Kazako ha
sfanculato il nostro Ministro degli Esteri non presentandosi ad una
convocazione formale perché "era in vacanza" ora è il Kazakistan a
convocare il nostro ambasciatore
NAZARBAYEV CON LA
TESTA DEL DISSIDENTE ABLYAZOV
Certo con il Ministro degli Esteri che abbiamo, immobile di
fronte ad ogni grana internazionale, è un miracolo se non ci spuntino
direttamente in faccia. Dai Marinai italiani in India, a Battisti in Brasile,
al rilascio del l'agente CIA ricercato dall'Italia siamo sfanculati a destra e
sinistra, da paesi piccoli e grandi, dittatori e democrazie.
ENRICO LETTA ALLA CAMERA TRA ALFANO E BONINO
Ed Emma l'ambiziosa cosa fa? Fa sapere di "essere
pronta a scendere in campo". Dai Emma! Facce ride.... A 60 giorni
dall'affare Kazaco e dopo una settimana dall'essere sfanculati anche da Panama,
la Radicale vorrebbe "scendere in campo"? Attenta alle scale! Per
arrivare al Quirinale occorre salirle non scenderle!
2. E IL REGIME CONVOCA L'AMBASCIATORE ITALIANO
Vincenzo Nigro per La Repubblica
L'affaire kazako investe ora anche la diplomazia italiana.
Il Ministero degli Esteri di Astana ha infatti convocato l'ambasciatore Alberto
Pieri per criticare gli sviluppi che il caso ha avuto nel nostro Paese.
La decisione arriva
dopo che Emma Bonino aveva convocato personalmente il numero due
dell'ambasciata kazaka in Italia per protestare duramente per la vicenda.
BONINO -
ALFANO
Una situazione paradossale, visto che in queste ore il
ministro degli Esteri sta difendendo l'orientamento di chi nel governo italiano
non vuole espellere l'ambasciatore Adrian Yelemessov accusandolo di
"intrusività" nel sistema italiano, come se fosse stata colpa sua se
la polizia italiana gli ha aperto le porte della Questura e i cancelli
dell'aeroporto di Ciampino.
La Bonino si prepara ad affrontare in prima persona la
questione dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Mukhtar
Abkyazov, e della figlioletta di 6 anni. La Bonino fino ad oggi ha voluto
tenere un basso profilo, «il ministro non voleva dare segnali di slealtà nei
confronti dei colleghi del governo » dicono i suoi collaboratori. Ma il 24
luglio in Senato risponderà alle domande dei senatori sulla gestione
"politica" del caso da parte del suo ministero, dopo le ricostruzioni
più o meno sincere degli aspetti "polizieschi" di tutta la vicenda.
MAURO FORTINI DIETRO EMMA BONINO
Una cronologia preparata dagli uffici del ministro dimostra
che la Bonino dalla sera del 31 maggio, quando la "deportazione"
venne comunicata al ministro da una Ong, ha deciso di fare una serie di passi.
Prima ancora che la vicenda esplodesse sui giornali, la Bonino ha fatto ricevere
gli avvocati del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov dal suo capo di gabinetto,
l'ambasciatore Piero Benassi.
Dopo quegli incontri, Benassi ha chiesto all'ambasciata
italiana ad Astana di far firmare alla signora Shalabyeva una delega alla
difesa, necessaria agli avvocati per difenderla. I passi e gli atti burocratici
ordinati dal ministro degli Esteri in un mese e mezzo sono stati molti, ma fra
questi non c'è mai stata - ad esempio - una lettera scritta a Letta per
presentare tutte le conseguenze di un ulteriore ritardo nella reazione del
governo o per chiedere una riunione formale del Comitato interministeriale per
la Sicurezza che pure Letta, Bonino, il ministro degli Interni Alfano e quello
della Difesa Mauro hanno convocato per gestire una crisi del passato, quella
dei 2 marò in India.
ROBERTO
DAGOSTINO JPEG
3. QUELLI DI DAGOSPIA. CIALTRONI DI REGIME.
Fonte:
http://www.radicalifriulani.it/content/quelli-di-dagospia-cialtroni-di-regime
Due parole sul cialtrone Roberto D'Agostino. Critico
musicale dell'Espresso, lookologo negli anni 80 nelle reti Rai, con la Laurito
e Banfi tra i cruciverba della domenica in degli anni 90, con compensi pagati
da mammarai, oggi si improvvisa fustigatore dei consumi, delatore di notizie
economico-politiche grazie all'abile frequentazione in palazzi e salotti. Sopravvalutato,
oggi trasforma il pettegolezzo in ricostruzione politica, la satira con lo
sberleffo di chi inconsapevolmente finisce nell'obiettivo dei paparazzi
impegnati a documentare seni e culi cadenti, labbra a canotto e piselli esposti
nelle vacanze estive dei vip. Qualcuno lo informi che prima o poi le falsità
costruite ad arte per infangare Emma Bonino prima o poi verranno fuori. Mi
auguro che allora pagherà nelle sedi opportune. Sempre che il partito di
repubblica non riesca a bloccare gli eventuali processi.
ABLYAZOV CON LA FIGLIA
Autore:
Stefano Santarossa - Presidente di radicali friulani
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at:
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FARNESINA STA BONINA NESSUNA RICHIESTA ALL'AMICO KAZAKISTAN
- L'IPOTESI DI RECUPERARE LA SHALABAYEVA E SUA FIGLIA È GIUDICATA IMPOSSIBILE
di Giampiero Gramaglia per Il Fatto
Farnesina, batti un colpo. Anzi, batti un pugno sul tavolo.
Dei kazaki. Ma anche del governo, perchè di questa brutta storia di Alma e
della sua bambina, t'hanno detto "buona" e "tu stai a
cuccia". Non che serva a qualcosa, adesso che le abbiamo espulse o le
abbiamo consegnate che dir si voglia: mica ce le fanno tornare. Ma, almeno, ti
fai sentire; e, magari, rispettare un po' di più.
CESARE BATTISTI
MUKTHAR ABLYAZOV E LA FIGLIA ALUA E LA MOGLIE ALMA
SHALABAYEVA
Sul caso Ablyazov, che cosa potevano fare Emma Bonino e il
ministero? Almeno per riportare in Italia Alma Shalabayeva e sua figlia Alua?
Certo qualche gesto più forte si poteva provare: convocare prima l'ambasciatore
kazako a Roma, senza aspettare che fosse in vacanza; richiamare per
consultazioni l'ambasciatore d'Italia ad Astana, che pure avrebbe forse potuto
riferire dell'agitazione che si stava creando - ammesso che non se ne sia
accorto -; dichiarare persona non grata l'ambasciatore Yelemessov, gesto quasi
estremo nelle ritualità diplomatiche; e, da ultimo, di sicuro impatto almeno
mediatico, andare ad Astana, come, giovedì, nel dibattito in Parlamento, Arturo
Scotto, capogruppo Sel in commissione Esteri, ha suggerito alla Bonino.
EMMA BONINO
INVECE, DA ALMA, il ministro ha mandato un funzionario dell'ambasciata in Kazakistan, facendo poi sapere -è un comunicato di venerdì, quasi surreale- che la donna "sta bene" e ringrazia l'Italia "per il suo sostegno": "Con la figlia, ha piena libertà di movimento in città e ha accesso a internet".
Emma Bonino è una donna energica, che di solito vuole fare la cosa giusta e la fa. Da commissaria dell'Ue, non esitò, appena insediata, ad affrontare con fermezza una guerra della pesca col Canada; e non si fece intimidire dai talebani andando a difendere i diritti delle donne in Afghanistan. Però, da quando è ministro degli Esteri, sembra contagiata dalla "letargia" che la stampa estera rimprovera al governo Letta nel suo insieme. Commentando il caso Ablyazov giovedì sera, alla Festa dell'Unità di Roma, Massimo D'Alema, un ex ministro degli Esteri, teneva ben distinta la Bonino da Alfano, ma diceva: "Alla Bonino le vogliamo bene, ma mi domando in quale letargo si trovasse la Farnesina" quando i diplomatici kazaki dettavano legge al ministero dell'Interno.
VILLA ABLYAZOV PALOCCO FOTO MEZZELANI CARBONE GMT GMT
RIPRODUZIONE VIETATA
Perché, sul caso Ablyazov, il ministero degli Esteri e lo
stesso ministro sono stati a lungo assenti, o molto discreti. Quando la bufera
era già scoppiata, la Bonino è parsa a tratti più concentrata sull'ordinaria
amministrazione del suo ruolo che sulla vicenda kazaka, che ha pesanti
implicazioni diplomatiche ed umanitarie. Com'è stata poco incisiva su altri
casi caldi di questi giorni, il destino di Edward Snowden, la talpa del
Datagate, o il ritorno da Panama negli Stati Uniti, senza neppure valutare il
fondamento della richiesta d'estradizione dell'Italia, di Robert Seldon Lady,
Mister Bob, il capocentro Cia a Milano ai tempi del sequestro dell'imam Abu
Omar, condannato a nove anni e in via definitiva dalla Cassazione.
VIENE DA PENSARE che, su questi temi, la Bonino sarebbe
stata più combattiva e in prima linea se non fosse stata ministro, quasi che
avverta le pastoie del ruolo e delle larghe intese. In diplomazia, è vero, si
opera meglio in silenzio e nell'ombra che parlando e alla luce del sole. Però,
vediamo i fatti.
Su Snowden, l'Italia ha negato come altri l'asilo
-legittimamente, perché la talpa del Datagate non rispetta le procedure- e ha chiuso
come altri lo spazio aereo al velivolo dell'ambasciatore boliviano Evo Morales,
perché gli Usa pensavano ci fosse a bordo l'ex analista dell'Nsa. E, su ‘Mister
Bob', la Farnesina ha subito "preso atto" e dichiarato
"rispetto" della decisione di Panama di farlo ripartire per gli Usa.
Intendiamoci, non c'era probabilmente modo di cambiare le cose, ma non c'era
neppure bisogno di mostrare tanta rassegnazione.
IL PASSAPORTO DELLA MOGLIE DI MUKHTAR ABLYAZOV
MUKHTAR ABLYAZOV
Magari, a tu per tu con Letta e con Alfano, la Bonino le
avrà pure cantate chiare, ma il silenzio, dopo il colloquio sul palco della
sfilata del 2 giugno, non è da lei. Non che sia rimasta inattiva, però: le
cronache riferiscono come abbia offerto un Iftar, cioè una cena di Ramadan, ai
capi delegazione a Roma di 42 Paesi musulmani; che è stata in Ungheria -ma
soprattutto per incontrarvi il ministro degli Esteri indiano e parlargli dei
marò, altra nota dolente-; che ha ricevuto il premier eletto albanese Edi Rama;
e che, ieri e oggi, a Palma di Maiorca, è stata al Gruppo Westerwelle, club
informale dei ministri degli esteri di 17 Paesi Ue, dove si discutono gli
sviluppi dell'Unione.
Attività tutte pertinenti. Ma non incisive là dove ci si
aspettava. Poco aiuto all'Italia è finora venuto dall'Ue. Funzionari della
Commissione hanno preso contatti con le autorità kazake, ma il presidente
Barroso non è intervenuto di persona.
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