FUKUSHIMA,
DISASTRO GLOBALE
Il
disastro di Fukushima aggravato dal terremoto del 20 maggio potrebbe aver già
causato una contaminazione globale del pianeta secondo le opinioni di eminenti
esperti che nelle settimane passate avevano lasciato un serio allarme sullo
stato più che precario della centrale. Domina un silenzio diffuso da parte dei
media ufficiali su una catastrofe annunciata. Secondo alcuni la famosa
“sindrome cinese” potrebbe essere già in corso da mesi verso il cuore del
pianeta, mentre grafici mostrano l’Oceano Pacifico contaminato da materiale
radioattivo con effetti sulla catena alimentare e sulla salute umana. Le coste
del Continente americano sarebbero le più colpite al momento. Il governo Usa ha
appena acquistato ben 450 milioni di munizioni per la difesa interna del paese,
che secondo alcuni avrebbe lo scopo di contenere l’eventuale panico.
Uno
scienziato della Fairewinds Energy Education, Arnie Gudernsen, aveva già
pronosticato nei giorni scorsi che un terremoto della scala 7 avrebbe con
facilità fratturato la piscina del reattore 4 dell’impianto Fukushima Daiichi
provocando un disastro planetario. ”Il Giappone è seduto su una bomba ad
orologeria”. Il ticchettio è arrivato e il terremoto di ieri potrebbe segnare
l’inizio di una tragedia ecologica senza precedenti.
Al
momento però non esiste nessun riscontro ufficiale riguardo la centrale dopo
l’arrivo della notizia della scossa di terremoto del grado 6.2 della scala
Richter che accanto ad altre scosse ha avuto come epicentro le acque del
Pacifico, a 150 km
dalla prefettura di Iwate, la stessa area dove si era verificato il devastante
sisma/tsunami dell’11 marzo 2011. La Japan Meteorological
Agency (Jma) ha lasciato un bollettino dicendo che era
escluso il rischio maremoto e che “questo sisma non ha causato alcun danno al
Giappone”.
GLI
ESPERTI AVVERTONO SU POSSIBILE DISASTRO MONDIALE
Gli
esperti in materia sembravano però avere una opinione del tutto diversa
riguardo nuove scosse nell’aerea della centrale.
Robert
Alvarez, ex ufficiale della Dipartimento Energia degli Stati Uniti, sosteneva
poche settimane fa che se un terremoto o altro eventi avesse causato una
distruzione della piscine di raffreddamento questo avrebbe causato un
catastrofico fuoco radioattivo che avrebbe coinvolto un ammontare di Cesio -137
dieci volte superiore a quello rilasciato nel disastro di Cernobyl”. Come se
non bastasse se quel fuoco consumasse le
barre di carburante radioattivo allora l’evento avrebbe un effetto radioattivo
85 volte più duraturo di quello di Cernobyl. Alvarez è stato uno dei firmatari
della lettera al segretario generale delle Nazioni Unite inviata ad inizio di
maggio come richiesta di un intervento di stabilizzazione alla centrale Daichii
Fukushima. In pratica quasi tutte le 10.893 barre di carburante dell’impianto
sono in piscine vulnerabili rispetto a futuri terremoti.
Il
senatore Americano Roy Wyden, dopo la sua visita a Fukushima il 6 aprile del
2012 aveva lanciato un comunicato stampa indicando la possibilità di un
disastro catastrofico all’unità 4 chiedendo un immediato intervento del governo
americano. Il senatore Wyden aveva anche inviato una lettera all’ambasciatore
giapponese negli Stati Uniti Ichiro Fujisaki, chiedendo di accettare una
assistenza internazionale data la crisi.
GIAPPONE
IN CHIAROSCURO SUL NUCLEARE
Di fatto
né gli Stati Uniti, né le Nazioni Unite, né tanto meno il Giappone sembrano
aver fatto nulla per informare i cittadini dell’elevato rischio delle piscine
di raffreddamento, che recita la lettera inviata alle nazioni Unite
“rappresenta la possibilità di conseguenze catastrofiche a livello mondiale”.
Abbiamo già analizzato nell’articolo precedente le possibili implicazioni del
non intervento americano, ma lascia ancora più perplessi il silenzio che il
Giappone a livello governativo pone sulla situazione. Per comprendere
l’atmosfera che il Sol Levante mantiene a livello ufficiale basti pensare che
alcuni bambini di una scuola elementare a 100 km dall’impianto
sarebbero stati forzati a bere del latte durante le ore di lezione, nonostante
il divieto della madre, un avvocato che ha denunciato l’avvenimento al
parlamento giapponese. Tutta la famiglia era risultata positiva
all’avvelenamento da cesio.
La
maestra ha minacciato i bimbi dicendo che se non avessero bevuto il latte “non
erano persone di Fukushima e non avevano il diritto di vivere lì”. Non si
tratta di un caso isolato sullo strano modo in cui la vicenda Fukushima
viene trattata in Giappone. Secondo il sito Asahi Shimbun Tokyo starebbe
spingendo per poter ospitare i giochi olimpici del 2020, nella speranza che la
comunità internazionale possa essere mossa dalla solidarietà verso gli eventi
dell’11 marzo 2011. L’offerta di 93,75 milioni di dollari da parte di Tokyo ha
sollevato molti dubbi sia da parte dei paesi europei non convinti della sicurezza
per l’evento, sia da parte dei cittadini della zona disgustati dal tentativo di
usare il disastro a scopo lucrativo. Sta di fatto che durante gli accordi per i
campionati di ginnastica del 2011 i rappresentati giapponesi non sono stati
ammessi nello stesso pulmann degli altri membri “in quanto contaminati da
radiazioni”.
Intanto
la Tepco, la società che possiede gli impianti Fukushima Daiichi ha annunciato
che dopo il 25 di maggio alcuni giornalisti accreditati, saranno ammessi senza
telecamera o macchina fotografica, a visitare l’impianto del reattore 4 sotto
stretta sorveglianza da parte degli impiegati Tepco. Nessun giornalista
freelance è stato ammesso per gli impianti. Ma non finisce qui: un portavoce
della Tepco intervistato il 10 maggio di quest’anno ha dichiarato che la
società stessa e non l’agenzia sul nucleare aveva deciso di non pubblicare foto
e parte del video fatto sul reattore 3 “per ragioni di protezione del materiale
nucleare”. Affermazione che fa riflettere se pensiamo alle indiscrezioni che
sono uscite nelle scorse settimane riguardo una attività illegale che sarebbe
intercorsa negli anni ’80, ovvero dopo la fine della guerra fredda, guarda caso
tra Stati Uniti e Giappone.
Secondo
alcune indiscrezioni uscite da una agenzia federale americana gli Stati Uniti
sotto l’amministrazione Reagan e Bush Senior avrebbero deliberatamente permesso
al Giappone l’accesso a armi nucleari segrete pagando 10 miliardi di dollari
americani e consentendo così al Giappone di ammassare 70 tonnellate di armi al
plutonio. Le armi sarebbero state nascoste all’interno di impianti nucleari a
scopo civile. Ecco che il materiale nucleare da mantenere segreto potrebbe
essere quello di cui parlano i portavoce della Tepco.
Le
informazioni da parte della Tepco arrivano con il contagoccie ma sono
preoccupanti: ad esempio come persino i robot della società non riescono ad
avvicinarsi al reattore 2 a
causa dell’elevatissimo tasso di radioattività e cessano di funzionare. Oppure
l’indiscrezione venute da ex dipendenti della società secondo la quale il
reattore 1 sarebbe già in “sindrome cinese” (ovvero il nucleo fuso starebbe
andando al centro della terra). Di fatto nessuno, se non i dipendenti Tepco, è
ammesso da mesi vicino al reattore 1, dove chiunque muore nel giro di due
minuti e mezzo a causa di avvelenamento acuto da radiazioni nonostante tutte le
protezioni del caso. In effetti la Tepco starebbe pianificando la costruzione
di un muro alto cento metri per contenere l’immissione nell’oceano del
materiale tossico, un tentativo che la società ritiene più importante che la
costruzione di una struttura in cemento e acciaio per il reattore 4 dichiarato
da tutti gli esperti come il pericolo più importante. Perché dunque la
protezione dell’oceano viene percepita come una necessità più grande che il
contenimento del reattore 4? Non si tratta di questioni di budget ma del fatto
che le informazioni non vengono date in modo completo neppure ai rappresentanti
ufficiali di altri paesi ( il senatore americano Wyden non è stato ammesso a
nessun reattore se non il quarto).
OCEANO
RADIOATTIVO
Lo
scenario allora si colora di dati sempre più preoccupanti. Ecco un grafico
della contaminazione radioattiva nell’oceano di questi mesi trapelato dalla
Noaa (l’amministrazione americana sull’oceano e l’atmosfera).
In
pratica un fiume di radiazioni che contaminerebbe tutta la catena alimentare
fino a risalire all’uomo. La Cina ha dichiarato lo scorso agosto un livello di
radiazioni di Cesio 300 volte superiore al consentito e di 100 volte di Stronzio
in un aerea di 100 mila miglia quadrate, nell’Oceano Pacifico ad una distanza
di 800 kilometriu da Fukishima.
Lo studio
cinese condotto dall'amministrazione governativa contraddice i dati forniti
dalle fonti ufficiali giapponesi. Lo studio è stato completato il 4 luglio.
Il fisico
nucleare Arnie Guderson del resto ha affermato che l’Oceano Pacifico sarebbe
ormai contaminato da cose ben peggiori di cesio e stronzio ovvero frammenti di
esplosioni dai reattori 1 e 3. Di base il fisico afferma che l’Oceano sarà
contaminato per sempre perché non c’è modo di contenere la perdita di materiale
radioattivo nell’oceano.
Alexander
Higgins nel suo blog riporta come i dati sulla radioattività forniti nel 2011
dal Giappone sarebbero stati del tutto falsi:
TOKYO SI
LAVA LE MANI, WASHINGTON SI ARMA
Sulla
scarsa trasparenza (sic) del governo giapponese insistono in molti. Due
giornalisti giapponesi della Fukushima Minpō e della Fukushima Broadcasting Co.
intervistati da Nippon.com affermano che il governo non sta facendo nulla e che
il tutto viene lasciato al governo locale che spesso se ne lava le mani
lasciando i cittadini in balia di se stessi, mentre i livelli di radiazione non
stanno assolutamente decrescendo.
Il
governo giapponese, su sua stessa ammissione, ha affermato oggi che non ci sono
piani di accelerare lo smantellamento dell’impianto prima del 2015.
Il vice
ministro Ikko Nakatsuka alla conferenza stampa della Foreign Correspondents’
Club of Japan in Tokyo ha detto che “ciò che possiamo promettere al momento è
che I lavoratori dell’impianto stanno ancora lavorando a rinforzare le capacità
anti-sismiche e continueranno a farlo, ma che non ci sono maggiori rischi
all’Unità 4 che negli altri edifici”.
Se, come
alcuni dicono, l’Unità1 ha avuto il nucleo già fuso questa affermazione
potrebbe sembrare tristemente vera. Se lo scenario sembra sufficientemente
apocalittico al peggio sembra non esserci fine.
Se il
pubblico americano iniziasse a diventare consapevole della reale contaminazione
delle proprie coste della catena alimentare potrebbe non essere facile per il
governo tenere a bada il panico. Ecco che la notizia di un acquisto di 450
milioni di munizioni calibro 40 per il Dipartimento di sicurezza interno. Come
mai il governo pensa di dover usare un numero così alto di munizioni per la difesa INTERNA del
paese?
Non
abbiamo risposte a molte o forse a nessuna di queste domande e supposizioni, ma
continuare a chiedere ed esigere spiegazioni sembra l’unica possibilità
rimasta.
da Frammenti di Realtà
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