martedì 2 luglio 2013

IL MONDO SULL'ORLO DEL BARATRO: FUKUSHIMA E IL DISASTRO NUCLEARE IMMINENTE.

FUKUSHIMA, DISASTRO GLOBALE


 


Il disastro di Fukushima aggravato dal terremoto del 20 maggio potrebbe aver già causato una contaminazione globale del pianeta secondo le opinioni di eminenti esperti che nelle settimane passate avevano lasciato un serio allarme sullo stato più che precario della centrale. Domina un silenzio diffuso da parte dei media ufficiali su una catastrofe annunciata. Secondo alcuni la famosa “sindrome cinese” potrebbe essere già in corso da mesi verso il cuore del pianeta, mentre grafici mostrano l’Oceano Pacifico contaminato da materiale radioattivo con effetti sulla catena alimentare e sulla salute umana. Le coste del Continente americano sarebbero le più colpite al momento. Il governo Usa ha appena acquistato ben 450 milioni di munizioni per la difesa interna del paese, che secondo alcuni avrebbe lo scopo di contenere l’eventuale panico.

Uno scienziato della Fairewinds Energy Education, Arnie Gudernsen, aveva già pronosticato nei giorni scorsi che un terremoto della scala 7 avrebbe con facilità fratturato la piscina del reattore 4 dell’impianto Fukushima Daiichi provocando un disastro planetario. ”Il Giappone è seduto su una bomba ad orologeria”. Il ticchettio è arrivato e il terremoto di ieri potrebbe segnare l’inizio di una tragedia ecologica senza precedenti.

Al momento però non esiste nessun riscontro ufficiale riguardo la centrale dopo l’arrivo della notizia della scossa di terremoto del grado 6.2 della scala Richter che accanto ad altre scosse ha avuto come epicentro le acque del Pacifico, a 150 km dalla prefettura di Iwate, la stessa area dove si era verificato il devastante sisma/tsunami dell’11 marzo 2011. La Japan Meteorological Agency (Jma) ha lasciato un bollettino dicendo che era escluso il rischio maremoto e che “questo sisma non ha causato alcun danno al Giappone”.


GLI ESPERTI AVVERTONO SU POSSIBILE DISASTRO MONDIALE

Gli esperti in materia sembravano però avere una opinione del tutto diversa riguardo nuove scosse nell’aerea della centrale.

Robert Alvarez, ex ufficiale della Dipartimento Energia degli Stati Uniti, sosteneva poche settimane fa che se un terremoto o altro eventi avesse causato una distruzione della piscine di raffreddamento questo avrebbe causato un catastrofico fuoco radioattivo che avrebbe coinvolto un ammontare di Cesio -137 dieci volte superiore a quello rilasciato nel disastro di Cernobyl”. Come se non bastasse se quel fuoco consumasse  le barre di carburante radioattivo allora l’evento avrebbe un effetto radioattivo 85 volte più duraturo di quello di Cernobyl. Alvarez è stato uno dei firmatari della lettera al segretario generale delle Nazioni Unite inviata ad inizio di maggio come richiesta di un intervento di stabilizzazione alla centrale Daichii Fukushima. In pratica quasi tutte le 10.893 barre di carburante dell’impianto sono in piscine vulnerabili rispetto a futuri terremoti.

Il senatore Americano Roy Wyden, dopo la sua visita a Fukushima il 6 aprile del 2012 aveva lanciato un comunicato stampa indicando la possibilità di un disastro catastrofico all’unità 4 chiedendo un immediato intervento del governo americano. Il senatore Wyden aveva anche inviato una lettera all’ambasciatore giapponese negli Stati Uniti Ichiro Fujisaki, chiedendo di accettare una assistenza internazionale data la crisi.

GIAPPONE IN CHIAROSCURO SUL NUCLEARE

Di fatto né gli Stati Uniti, né le Nazioni Unite, né tanto meno il Giappone sembrano aver fatto nulla per informare i cittadini dell’elevato rischio delle piscine di raffreddamento, che recita la lettera inviata alle nazioni Unite “rappresenta la possibilità di conseguenze catastrofiche a livello mondiale”. Abbiamo già analizzato nell’articolo precedente le possibili implicazioni del non intervento americano, ma lascia ancora più perplessi il silenzio che il Giappone a livello governativo pone sulla situazione. Per comprendere l’atmosfera che il Sol Levante mantiene a livello ufficiale basti pensare che alcuni bambini di una scuola elementare a 100 km dall’impianto sarebbero stati forzati a bere del latte durante le ore di lezione, nonostante il divieto della madre, un avvocato che ha denunciato l’avvenimento al parlamento giapponese. Tutta la famiglia era risultata positiva all’avvelenamento da cesio.

La maestra ha minacciato i bimbi dicendo che se non avessero bevuto il latte “non erano persone di Fukushima e non avevano il diritto di vivere lì”. Non si tratta di un caso isolato sullo strano modo in cui la vicenda Fukushima viene trattata in Giappone. Secondo il sito Asahi Shimbun Tokyo starebbe spingendo per poter ospitare i giochi olimpici del 2020, nella speranza che la comunità internazionale possa essere mossa dalla solidarietà verso gli eventi dell’11 marzo 2011. L’offerta di 93,75 milioni di dollari da parte di Tokyo ha sollevato molti dubbi sia da parte dei paesi europei non convinti della sicurezza per l’evento, sia da parte dei cittadini della zona disgustati dal tentativo di usare il disastro a scopo lucrativo. Sta di fatto che durante gli accordi per i campionati di ginnastica del 2011 i rappresentati giapponesi non sono stati ammessi nello stesso pulmann degli altri membri “in quanto contaminati da radiazioni”.

Intanto la Tepco, la società che possiede gli impianti Fukushima Daiichi ha annunciato che dopo il 25 di maggio alcuni giornalisti accreditati, saranno ammessi senza telecamera o macchina fotografica, a visitare l’impianto del reattore 4 sotto stretta sorveglianza da parte degli impiegati Tepco. Nessun giornalista freelance è stato ammesso per gli impianti. Ma non finisce qui: un portavoce della Tepco intervistato il 10 maggio di quest’anno ha dichiarato che la società stessa e non l’agenzia sul nucleare aveva deciso di non pubblicare foto e parte del video fatto sul reattore 3 “per ragioni di protezione del materiale nucleare”. Affermazione che fa riflettere se pensiamo alle indiscrezioni che sono uscite nelle scorse settimane riguardo una attività illegale che sarebbe intercorsa negli anni ’80, ovvero dopo la fine della guerra fredda, guarda caso tra Stati Uniti e Giappone.

Secondo alcune indiscrezioni uscite da una agenzia federale americana gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Reagan e Bush Senior avrebbero deliberatamente permesso al Giappone l’accesso a armi nucleari segrete pagando 10 miliardi di dollari americani e consentendo così al Giappone di ammassare 70 tonnellate di armi al plutonio. Le armi sarebbero state nascoste all’interno di impianti nucleari a scopo civile. Ecco che il materiale nucleare da mantenere segreto potrebbe essere quello di cui parlano i portavoce della Tepco.

Le informazioni da parte della Tepco arrivano con il contagoccie ma sono preoccupanti: ad esempio come persino i robot della società non riescono ad avvicinarsi al reattore 2 a causa dell’elevatissimo tasso di radioattività e cessano di funzionare. Oppure l’indiscrezione venute da ex dipendenti della società secondo la quale il reattore 1 sarebbe già in “sindrome cinese” (ovvero il nucleo fuso starebbe andando al centro della terra). Di fatto nessuno, se non i dipendenti Tepco, è ammesso da mesi vicino al reattore 1, dove chiunque muore nel giro di due minuti e mezzo a causa di avvelenamento acuto da radiazioni nonostante tutte le protezioni del caso. In effetti la Tepco starebbe pianificando la costruzione di un muro alto cento metri per contenere l’immissione nell’oceano del materiale tossico, un tentativo che la società ritiene più importante che la costruzione di una struttura in cemento e acciaio per il reattore 4 dichiarato da tutti gli esperti come il pericolo più importante. Perché dunque la protezione dell’oceano viene percepita come una necessità più grande che il contenimento del reattore 4? Non si tratta di questioni di budget ma del fatto che le informazioni non vengono date in modo completo neppure ai rappresentanti ufficiali di altri paesi ( il senatore americano Wyden non è stato ammesso a nessun reattore se non il quarto).

OCEANO RADIOATTIVO

Lo scenario allora si colora di dati sempre più preoccupanti. Ecco un grafico della contaminazione radioattiva nell’oceano di questi mesi trapelato dalla Noaa (l’amministrazione americana sull’oceano e l’atmosfera).

 

In pratica un fiume di radiazioni che contaminerebbe tutta la catena alimentare fino a risalire all’uomo. La Cina ha dichiarato lo scorso agosto un livello di radiazioni di Cesio 300 volte superiore al consentito e di 100 volte di Stronzio in un aerea di 100 mila miglia quadrate, nell’Oceano Pacifico ad una distanza di 800 kilometriu da Fukishima.

Lo studio cinese condotto dall'amministrazione governativa contraddice i dati forniti dalle fonti ufficiali giapponesi. Lo studio è stato completato il 4 luglio.

 
Il fisico nucleare Arnie Guderson del resto ha affermato che l’Oceano Pacifico sarebbe ormai contaminato da cose ben peggiori di cesio e stronzio ovvero frammenti di esplosioni dai reattori 1 e 3. Di base il fisico afferma che l’Oceano sarà contaminato per sempre perché non c’è modo di contenere la perdita di materiale radioattivo nell’oceano.

Alexander Higgins nel suo blog riporta come i dati sulla radioattività forniti nel 2011 dal Giappone sarebbero stati del tutto falsi:

 


TOKYO SI LAVA LE MANI, WASHINGTON SI ARMA

Sulla scarsa trasparenza (sic) del governo giapponese insistono in molti. Due giornalisti giapponesi della Fukushima Minpō e della Fukushima Broadcasting Co. intervistati da Nippon.com affermano che il governo non sta facendo nulla e che il tutto viene lasciato al governo locale che spesso se ne lava le mani lasciando i cittadini in balia di se stessi, mentre i livelli di radiazione non stanno assolutamente decrescendo.

Il governo giapponese, su sua stessa ammissione, ha affermato oggi che non ci sono piani di accelerare lo smantellamento dell’impianto prima del 2015.

Il vice ministro Ikko Nakatsuka alla conferenza stampa della Foreign Correspondents’ Club of Japan in Tokyo ha detto che “ciò che possiamo promettere al momento è che I lavoratori dell’impianto stanno ancora lavorando a rinforzare le capacità anti-sismiche e continueranno a farlo, ma che non ci sono maggiori rischi all’Unità 4 che negli altri edifici”.

Se, come alcuni dicono, l’Unità1 ha avuto il nucleo già fuso questa affermazione potrebbe sembrare tristemente vera. Se lo scenario sembra sufficientemente apocalittico al peggio sembra non esserci fine.

Se il pubblico americano iniziasse a diventare consapevole della reale contaminazione delle proprie coste della catena alimentare potrebbe non essere facile per il governo tenere a bada il panico. Ecco che la notizia di un acquisto di 450 milioni di munizioni calibro 40 per il Dipartimento di sicurezza interno. Come mai il governo pensa di dover usare un numero così alto di munizioni per la difesa INTERNA del paese?

Non abbiamo risposte a molte o forse a nessuna di queste domande e supposizioni, ma continuare a chiedere ed esigere spiegazioni sembra l’unica possibilità rimasta.

 da Frammenti di Realtà

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