Le indagini condotte dalle autorità di polizia americane
dopo l’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile scorso continuano a
sollevare numerosi interrogativi e risultano caratterizzate da un costante
tentativo di occultare l’inquietante realtà che sembra nascondersi dietro le
esplosioni che provocarono 3 morti e centinaia di feriti.
I sospetti per una probabile colossale operazione di
insabbiamento in corso sono tornati ad emergere in questi giorni dopo
l’intervento dell’FBI per bloccare la pubblicazione dei risultati dell’autopsia
condotta sul corpo di un giovane ceceno amico di Tamerlan Tsarnaev, il maggiore
dei due fratelli accusati dei fatti di Boston.
Nel pressoché totale disinteresse dei principali media
d’oltreoceano per una vicenda dai molti lati oscuri, i medici legali di un
laboratorio di Orlando, in Florida, martedì hanno fatto sapere di essere stati
invitati dall’FBI a non divulgare l’esito dell’autopsia relativa a Ibragim
Todashev, poiché la sua morte, avvenuta il 22 maggio nel suo appartamento, è
tuttora al centro di un’indagine interna della polizia federale statunitense.
Il 27enne Todashev era stato infatti ucciso proprio da
agenti dell’FBI nella sua abitazione durante un interrogatorio in relazione
alle bombe di Boston. I resoconti dei giornali americani sull’accaduto
nell’appartamento di Orlando in cui risiedeva sono stati estremamente confusi
negli ultimi tre mesi. Inizialmente, la sua morte sembrava essere dovuta
all’iniziativa di uno o più agenti, i quali avevano sparato al giovane come
autodifesa dopo che quest’ultimo aveva cercato di assalirli. Quale arma
Todashev avesse impugnato non appare del tutto chiaro, visto che i giornali
hanno parlato alternativamente di un coltello, di una “spada da samurai”, di un
bastone di metallo e, addirittura, di un manico di scopa, mentre altri avevano
sostenuto invece che la vittima fosse disarmata.
Il Washington Post, a sua volta, pochi giorni dopo i fatti,
aveva scritto che, prima dell’esecuzione e dopo circa otto ore di
interrogatorio, tutti gli agenti dell’FBI presenti avevano abbandonato
l’appartamento tranne uno che avrebbe poi sparato a Todashev. Per quanto è noto
finora, nessuno degli agenti coinvolti nella vicenda è stato arrestato o
incriminato per questo omicidio.
Il rapporto ufficiale dell’FBI, pubblicato lo stesso 22
maggio, attribuiva semplicemente la morte di Todashev al risultato di uno
scontro violento con gli agenti scatenato dalla stessa vittima. Qualche giorno
più tardi, dalla Russia il padre di Todashev aveva organizzato una conferenza
stampa mostrando delle fotografie del figlio dopo l’autopsia. In esse appariva
evidente il segno di un colpo di pistola alla testa da distanza ravvicinata “in
stile mafioso”, sparato quando il giovane giaceva sul pavimento per assicurarsi
della sua morte.
Prima dell’interrogatorio con l’FBI, Todashev aveva inoltre
confidato alla sua co-inquilina, Tatiana Gruzdeva, di temere per la propria
vita. Todashev, in ogni caso, aveva collaborato con i federali nelle settimane
precedenti, rimandando anche un viaggio in Cecenia per parlare con l’FBI in
relazione ai fratelli Tsarnaev e all’attentato di Boston. Alla stessa Gruzdeva,
nel frattempo, è stato di fatto impedito di discutere con i media
dell’accaduto, visto che recentemente è stata arrestata e nei suoi confronti è
iniziata la procedura di espulsione dagli Stati Uniti.
I particolari emersi legittimano dunque il sospetto che
Ibragim Todashev sia stato messo a tacere perché in possesso di informazioni
che avrebbero potuto rivelare i legami tra l’apparato della sicurezza nazionale
americano e Tamerlan Tsarnaev, i cui rapporti con il ceceno che combatte il
governo russo si intrecciavano forse con le operazioni segrete condotte dagli
USA. Oppure, lo stesso Todashev, così come Tsarnaev, poteva essere anch’egli
legato all’intelligence statunitense, la quale utilizzava i due ceceni per i
propri obiettivi.
Secondo quanto riportato a maggio dalla NBC, infatti,
funzionari anonimi del governo americano avrebbero affermato che Todashev aveva
un qualche legame con i ribelli ceceni, mentre il Boston Globe qualche giorno
fa ha raccolto il parere di alcuni esperti che avevano definito “senza ragione”
apparente la concessione nel 2008 dell’asilo politico negli USA allo stesso
27enne ucciso dall’FBI in Florida.
Le attività di destabilizzazione del governo americano
tramite il sostegno clandestino alla guerriglia cecena sono d’altra parte
risapute, così come è provata la presenza di militanti ceceni in Siria a fianco
dei “ribelli” anti-Assad che ricevono l’appoggio finanziario e militare dagli
Stati Uniti e dai loro alleati.
Ulteriori dubbi sulla vicenda sono poi emersi la settimana
scorsa in seguito alla pubblicazione sul New York Times di un devastante atto
d’accusa contro le autorità di polizia americane. Queste ultime, infatti,
avevano sistematicamente boicottato le indagini su un triplice omicidio
avvenuto nel settembre del 2011 a Waltham, in Massachusetts, tra le cui vittime
figurava un amico intimo di Tamerlan Tsarnaev.
L’indagine del NYT ha messo in luce come il maggiore dei
fratelli Tsarnaev non fosse nemmeno stato interrogato all’indomani degli
omicidi nonostante le altre perone sentite dalla polizia in merito ai fatti
avessero inequivocabilmente testimoniato dei rapporti di amicizia tra Tamerlan
e una delle tre vittime, Brendan Mess.
Tamerlan Tsarnaev, inoltre, era un assiduo frequentatore
dell’appartamento di Mess, dove furono ritrovati i corpi e la cui porta di
ingresso non presentava alcun segno di scasso. I loro amici hanno anche
descritto sia all’FBI che ai media in questi quasi due anni che Tamerlan
Tsarnaev non si era nemmeno presentato ai funerali di Mess e, durante le
successive discussioni sul suo assassinio, non aveva mostrato alcuna emozione,
giungendo in alcune occasioni anche a scherzare sull’accaduto.
Come se non bastasse, svariati mesi prima degli omicidi di
Waltham, Tamerlan Tsarnaev era stato segnalato all’FBI e alla CIA dai servizi
di sicurezza russi e sauditi, i quali avevano fornito informazioni “molto
precise” sui suoi rapporti con l’estremismo jihadista, aggiungendo oltretutto
che possibili attentati erano in preparazione in una delle più importanti città
degli Stati Uniti.
Ciononostante, oltre a non essere stato disturbato dalla
polizia dopo i tre omicidi in Massachusetts, Tsarnaev ha potuto recarsi
liberamente in Daghestan e in Cecenia nel gennaio del 2012 e rientrare sei mesi
più tardi negli Stati Uniti pur essendo stato messo su una lista di possibili
sospettati di legami con il terrorismo internazionale.
L’FBI, da parte sua, ha sempre sostenuto di avere condotto
indagini scrupolose sulla famiglia Tsarnaev dopo le segnalazioni di Russia e
Arabia Saudita ma che non erano emersi elementi per un’incriminazione. L’unico
errore ammesso dall’FBI sarebbe stato perciò quello di non avere informato dei
precedenti di Tsarnaev le forze di polizia locali e dello stato del
Massachusetts, vale a dire un’innocente omissione – accettata sia dai media che
dai politici di Washington – che nasconde con ogni probabilità le manovre
segrete del governo e i rapporti a dir poco ambigui intrattenuti con gli autori
dell’attentato di Boston.
I rapporti tra le agenzie del governo USA e i membri della
famiglia Tsarnaev non sono comunque limitati ai fatti appena esposti. Alcune
rivelazioni apparse sui media americani nelle settimane successive
all’attentato di Boston avevano mostrato come Ruslan Tsarni, zio di Tamerlan e
Dzhokhar Tsarnaev, avesse fondato nel 1995 il cosiddetto Congresso delle
Organizzazioni Internazionali Cecene (CCIO), verosimilmente uno strumento della
CIA per fornire armi ai ribelli della repubblica autonoma russa nel Caucaso.
La sede del CCIO risultava essere presso un indirizzo di
Rockville, nel Maryland, corrispondente all’abitazione di Graham Fuller,
vice-direttore del Consiglio per l’Intelligence Nazionale della CIA durante la
presidenza Reagan e agente segreto operativo in molti paesi, tra cui
Afghanistan, Yemen e Arabia Saudita, prima di lasciare ufficialmente l’agenzia
nel 1988 a causa del suo coinvolgimento nello scandalo Iran-Contras. A conferma
dei legami tra Tsarni e Fuller, entrambi hanno poi confermato che la figlia di
quest’ultimo era stata sposata con lo zio dei fratelli Tsarnaev negli anni
Novanta.
Contrariamente alla versione ufficiale – che definisce i
fratelli Tsarnaev come due individui isolati e disturbati, passati attraverso
un processo di radicalizzazione autonomo e impossibile da individuare – gli
accusati dell’attentato alla maratona di Boston erano ben noti da tempo alle
autorità di polizia americane, come quasi sempre è accaduto da un decennio a
questa parte in occasione di episodi simili sventati o portati a termine.
Dietro all’apparenza di errori inevitabili o della mancanza
di comunicazione tra i vari organi della sicurezza nazionale, sembra
nascondersi dunque anche dietro ai fatti di Boston una realtà ben diversa. Una
realtà, cioè, che potrebbe rivelare la doppiezza del governo americano nei
confronti dei gruppi estremisti indicati da oltre un decennio come nemici
giurati degli Stati Uniti e che, secondo le necessità, vengono invece
utilizzati per i propri fini strategici, finendo talvolta per sfuggire di mano
alle agenzie incaricate di gestirne i rapporti, con conseguenze tragiche come
la strage alla maratona di Boston.
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