La marijuana (spagnolo), o cannabis (latino) o (dal Sanskrito: गांजा , gañjā),è una pianta che si potrebbe definire miracolosa, ed ha una storia
lunga almeno quanto quella dell'umanità. Unica pianta che si può coltivare a
qualunque latitudine, e unica pianta al mondo che può essere utilizzata al
contempo come droga , come fibra, come carburante (olio vegetale).Ha molteplici
proprietà curative, cresce veloce, costa pochissimo da mantenere, offre un olio
di ottima qualità (molto digeribile), ed ha fornito, dalle più antiche civiltà
fino agli inizi del secolo scorso, circa l'80 per cento di ogni tipo di carta,
di fibra tessile, e di combustibile di cui l'umanità abbia mai fatto uso.
non stupisce che la sua coltivazione
risalga ad almeno 10mila anni orsono. Le prove sono state trovate nell’isola di
Taiwan (Stafford, Peter. 1992. Psychedelics Encyclopedia. Berkeley, California,
United States: Ronin Publishing, Inc. ISBN 0914171518), come anche in alcune
grotte nell’odierna Romania.
Gli Antichi Greci amavano e idealizzavano il vino e non utilizzavano la
marijuana per uso ricreativo, ma ci sono molti testi che attestano i loro
commerci con popoli che mangiavano o inalavano la cannabis. Erotodo nel 5 a.C.
scrive che gli sciti (popolazione seminomade di origine iranica) coltivavano e
poi vaporizzavano la cannabis. In un altra occasione, sempre Erotodo scrive che
gli abitanti di alcune isole mediterranee buttavano la cannabis al fuoco e poi,
“seduti intorno in circolo, inalano e vengono intossicati dall’odore, proprio
come i Greci col vino, e piu’ se ne butta piu’ diventano intossicati, fino a
che si alzano e ballano e cantano”. Altri passaggi di Plinio, Marco Polo, Abu
Mansur Muwaffaq e The Arabian Nights dimostrano senza ombra di dubbio che la
cannabis era coltivata sia per la sua fibra sia per le sue proprietà
psicoattive in tutta l’Asia, il Medio Oriente e gran parte dell’area del
Mediterraneo sin dalla notte dei tempi.
In Europa la coltivazione della cannabis è stata massiccia per secoli.
Vestiti di canapa sono stati comunissimi in Europa centrale e meridionale per
centinaia di anni. Ma gli europei conoscevano, ovviamente, anche le
potenzialità ricreative della pianta. Nonostante nel 1484 una bolla papale ne
vietò l’uso ai fedeli. Anche
l’Italia è stata per secoli un’importante produttrice di cannabis. Grazie alla qualità delle sue canape
l’Italia, secondo produttore mondiale, divenne il primo fornitore della marina
britannica.
E poi ? E' successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso
dell’industria ai danni dell'agricoltura, e di questo sorpasso la cannabis è
stata chiaramente la vittima numero uno.
I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo
sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil - Rockefeller), delle
risorse boschive per la carta (editore Hearst), e delle fibre artificiali per
l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali avevano investito grandi
quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, questo
avversario potentissimo, e si unirono così per
formare un'alleanza sufficientemente forte per batterlo.
L'unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di
quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi
un'operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace
("droga del diavolo", "erba maledetta" ecc. ), grazie agli
stessi giornali di Hearst (è il famoso personaggio di Citizen Kane/Quarto
Potere, di O. Wells), il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città.
Sensibile al denaro, e sempre alla ricerca di temi di facile presa popolare,
Hollywood si accodò volentieri alla manovra, contribuendo in maniera
determinante a porre il sigillo alla bara della cannabis (a sin. la locandina
del film "Marihuana: assassina di giovinezza - Un tiro, una festa, una
tragedia").
La condanna morale viaggiava rapida e
incontrastata da costa a costa (non c’era la controinformazione!), e di
lì a far varare una legge che mettesse la cannabis fuori legge fu un gioco da
ragazzi. Anche perché pare che i tre quarti dei senatori che approvarono il
famoso "Marijuana Tax Act" del 1937, tutt'ora in vigore, non sapevano
che marijuana e cannabis fossero la stessa cosa.
A partire da quel momento Dupont inondò il mercato con le sue fibre
sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont),
il mercato dell'automobile si indirizzava definitivamente all'uso del motore a
benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante
vegetale), e Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del
Sudamerica, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere
in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.
Al coro di benefattori si univa in seguito il consorzio tabaccai, che
generosamente si offriva di porre rimedio all'improvviso “vuoto di mercato” con
un prodotto cento volte più dannoso della cannabis stessa.
E le "multinazionali" di oggi, che influenzano fortemente
tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di
quella storica alleanza, nata negli anni '30, fra le grandi famiglie
industriali. (Nel caso qualcuno si domandasse perchè mai la cannabis non viene
legalizzata nemmeno per uso medico, nonostante gli innegabili riscontri
positivi in quel senso).
Come prodotto tessile, la cannabis è circa quattro volte più morbida del
cotone, quattro volte più calda, ne ha tre volte la resistenza allo strappo,
dura infinitamente di più, ha proprietà ignifughe, e non necessita di alcun
pesticida per la coltivazione. Come carburante, a parità di rendimento, costa
circa un quinto, e come supporto per la stampa circa un decimo.
Abbiamo fatto l'affare del secolo.
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