Dell’Islanda i pochi che hanno ancora cognizioni geografiche, sanno che è una Repubblichetta di 330.000 abitanti e sta a metà strada tra America e paesi scandinavi.
Chi ha seguito la crisi del 2008 sa che il paese intero si è rivoltato contro le banche, lasciandole fallire e si è liberato della propria dirigenza politica sostituendola completamente. Ad onta delle minacce di catastrofi, non è successo niente e il paese si sta riprendendo con una certa serenità.
In sede europea, l’Islanda ha accettato di ricevere 50 migranti siriani in due anni.
SENONCHÈ
Venerdì scorso, Bryndís Björgvinsdóttir (nella foto), una professoressa che ha acquisito una certa notorietà al suo paese, ha pubblicato una lettera a Eygló Harðar , ministra degli affari sociali.
Il tenore è quello di una lettera privata con richiesta di un permesso di soggiorno per cinque profughi siriani in quanto conosce qualcuno disposto a nutrirli e alloggiarli. Lei si è offerta di pagare il trasporto aereo.
A conclusione della lettera ha scritto una frasetta che si è rivelata una bomba.: ” i giornali dicono che gli islandesi possono pensare di ricevere 50 profughi. Con questi, saranno a 55.”
Nelle 48 ore successive, 8.600 cittadini islandesi si sono offerti con mail e lettere al ministro ( recapito celere ….) di ospitare, nutrire, alloggiare un profugo siriano ” per aiutarlo a svernare”.
Il Primo ministro è intervenuto nel dibattito ormai pubblico per dichiararsi favorevole ad un cambio della quota/profughi accettata ufficialmente, aggiungendo però che la cifra ventilata di cinquemila gli pareva irrealistica.
Un paese di 330.000 abitanti che tre anni fa ha assorbito 4.000 ( quattromila) abitanti delle vicine isole Vintsmann colpite da una violenta eruzione, ha dato a tutta Europa una lezione di umanità, di intelligenza ( constatazione che i profughi precedenti hanno rappresentato un vantaggio economico per la collettività ), partecipazione politica ( è la prima volta che un governo modifica la propria politica migratoria) e di capacità organizzativa autonoma dalle strutture statali.
Non mi aspetto che quanti hanno glorificato ” l’Islanda che lascia fallire le banche” glorifichino anche questa scelta di accoglienza di sventurati. Mi aspetto però che in cuor loro ammettano che le virtù civili che hanno animato gli islandesi in entrambe queste vicende, sono le stesse.
Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com
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