Una forma più “normalizzata” e facilmente leggibile da qualunque schermo, ma soprattutto una gif animata e funzionale per ogni utilizzo
Il nostro gusto estetico e la nostra sensibilità di fronte a grafiche e icone muta in continuazione e così anche i loghi di prodotti e servizi che incrociamo quotidianamente si trasformano, spesso impercettibilmente, anno dopo anno. Anche il logo di Google dal 1998 – segno peraltro disegnato quasi casualmente dal capo di Google Sergey Brin e non da un brand designer – quando ha fatto la sua prima apparizione sui nostri schermi fino all’altro ieri ha subito molte variazioni. Evidentemente quest’ultimo restyling è, tra tutti, quello più importante e sostanziale, perché oltre al gusto cambiano pure le modalità di utilizzo.
Da un lato dispiace che siano sparite tutte quelle grazie e puntine tipiche di quel feeling “Times” un po’ d’antan che contrastava amabilmente con il contenuto di tecnologia che il brand si portava dietro. Il logo nuovo, che ha un doodle dedicato nella homepage di Google, è sicuramente più “normalizzato” e in linea con il gusto estetico vigente e che tende alla semplicità, alla luminosità e a una certa rassicurante rotondità: tecnicamente siamo passati da un wordmark serif a un sans-serif che al momento è il più utilizzato dai brand digitali perché più facilmente riproducibili e leggibili anche su schermi di piccole dimensioni (i 2.5 pollici degli orologi Android Wear).
Ma la vera novità sta nell’andare oltre la funzione puramente segnaletica del logo per diventare ancora più funzionale: il nuovo logo Google, che nella maggior parte dei casi vediamo riprodotto sugli schermi, infatti non sarà statico, bensì dinamico.
Quando Google è chiamato all’azione le lettere di Google si trasformano in quattro punti colorati e ondeggianti in attesa del risultato; gli stessi quattro punti diventano elementi di un equalizzatore quando sarà attivata la funzione vocale e, una volta finito di parlare, formano un cerchio prima della visualizzazione del nuovo risultato.
Così il logo, le forme rotondeggianti, le animazioni e i puntini colorati diventano un efficace modo per tenere per mano e intrattenere l’utente durante dei workflow talvolta molto complessi. Nel caso di schermi più piccoli, sarà invece la G con i quattro colori a sintetizzare tutte le funzioni e le operazioni.
Un’ “esperienza così immersiva” che probabilmente tra un mesetto ci saremo persino dimenticati la forma del vecchio logo.
By wired
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