Virus letale si risveglia dopo 30 mila anni sotto i ghiacci della Siberia
Il Permafrost, ovvero il tessuto di ghiacciato della tundra siberiana, si sta sciogliendo a causa del riscaldamento globale. Ora le trivelle cominciano a bucare il sottosuolo a caccia di gas e petrolio. Ma nessuno immaginava di fare i conti con un nuovo nemico, per rimasto invisibile e in letargo per 30 mila anni. Si tratta di un virus che si ‘risveglia’ e attacca l’uomo, che non possiede difese immunitarie per contrastarlo. Antichi patogeni dal periodo glaciale tornano a mietere vittime: sembra davvero l’inizio di una pellicola apocalittica, produzione hollywoodiana, che preannuncia l’estinzione della razza umana.
È qualcosa di simile, con un po’ di fantasia, a quello che temono gli scienziati ed è, a conti fatti, un’altra delle minacce che il “global warming” potrebbe riservare. Lo sostengono i ricercatori che stanno davvero per risvegliare, in laboratorio, il “Mollivirus sibericum“, scoperto nel 2015 all’estremità orientale della Russia, precisamente nella remota regione di Kolyma, all’interno del permafrost siberiano.
Il ceppo virale è stato scoperto da un’equipe francese (coadiuvata da esperti locali), capitanata da Chantal Abergel e Jean-Michel Claverie, ricercatori del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (Cnrs), i quali stanno esplorando gli anfratti più remoti e ameni del pianeta per portare alla luce esseri dei quali mai si sarebbe immaginata l’esistenza.
Gli scienziati hanno immediatamente pubblicato la sensazionale scoperta grazie alla rivista dell’Accademia delle Scienze Americana (Pnas).
Il virus, al quale è stato affibbiato il nome di “Pithovirus” (in greco antico viene denominato “pitho” il celeberrimo vaso di Pandora, fonte di ogni sciagura umana), prende di mira esclusivamente le amebe, ed è di fatto assolutamente innocuo per l’uomo. Tuttavia tale scoperta fa ritenere agli scienziati, che negli strati più profondi della superficie glaciale possa probabilmente essere celato un gran numero di microrganismi sconosciuti, tra cui anche agenti patogeni, che potrebbero rivelarsi potenzialmente dannosi per la specie umana.
Rammentiamo i lettori che il Mollivirus Sibericum sia il quarto tipo di virus gigante isolato dallo stesso campione di terreno. Le sue caratteristiche sono la grandezza, che supera il mezzo micron (la soglia per essere definito “gigante”) e la complessità genetica molto più elevata rispetto ai virus comuni: il Mollivirus sibericum possiede oltre 500 geni (per fare un paragone, quello dell’influenza A ne ha otto). Caratteristiche simili al più grande virus mai studiato, il Pandoravirus, scoperto dall’équipe dello stesso Claverie nel 2013: fino a un micron di diametro e 2500 sequenze di Dna.
E’ rimasto sepolto per 30.000 anni sotto 30 metri di permafrost della Siberia. Si tratta di un virus gigante antico.
Senza farsi prendere da inutili quanto gratuiti allarmismi, è comunque auspicabile un’attenta vigilanza da parte degli organi internazionali competenti (come accaduto per epidemie quali la Sars o l’influenza aviaria). È un dato di fatto che, in concomitanza con l’esplorazione e la scoperta di nuovi ambienti, e la variazione delle condizioni climatiche, l’uomo sia maggiormente esposto a minacce di natura biologica. La rapidità e la continua crescita delle scoperte scientifiche di questo genere, ad opera di numerose equipe scientifiche sparse per tutto il globo, lascia intendere che questo non può essere più considerato un caso isolato.
Redazione Segnidalcielo
Il Permafrost, ovvero il tessuto di ghiacciato della tundra siberiana, si sta sciogliendo a causa del riscaldamento globale. Ora le trivelle cominciano a bucare il sottosuolo a caccia di gas e petrolio. Ma nessuno immaginava di fare i conti con un nuovo nemico, per rimasto invisibile e in letargo per 30 mila anni. Si tratta di un virus che si ‘risveglia’ e attacca l’uomo, che non possiede difese immunitarie per contrastarlo. Antichi patogeni dal periodo glaciale tornano a mietere vittime: sembra davvero l’inizio di una pellicola apocalittica, produzione hollywoodiana, che preannuncia l’estinzione della razza umana.
È qualcosa di simile, con un po’ di fantasia, a quello che temono gli scienziati ed è, a conti fatti, un’altra delle minacce che il “global warming” potrebbe riservare. Lo sostengono i ricercatori che stanno davvero per risvegliare, in laboratorio, il “Mollivirus sibericum“, scoperto nel 2015 all’estremità orientale della Russia, precisamente nella remota regione di Kolyma, all’interno del permafrost siberiano.
Il ceppo virale è stato scoperto da un’equipe francese (coadiuvata da esperti locali), capitanata da Chantal Abergel e Jean-Michel Claverie, ricercatori del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (Cnrs), i quali stanno esplorando gli anfratti più remoti e ameni del pianeta per portare alla luce esseri dei quali mai si sarebbe immaginata l’esistenza.
Gli scienziati hanno immediatamente pubblicato la sensazionale scoperta grazie alla rivista dell’Accademia delle Scienze Americana (Pnas).
Il virus, al quale è stato affibbiato il nome di “Pithovirus” (in greco antico viene denominato “pitho” il celeberrimo vaso di Pandora, fonte di ogni sciagura umana), prende di mira esclusivamente le amebe, ed è di fatto assolutamente innocuo per l’uomo. Tuttavia tale scoperta fa ritenere agli scienziati, che negli strati più profondi della superficie glaciale possa probabilmente essere celato un gran numero di microrganismi sconosciuti, tra cui anche agenti patogeni, che potrebbero rivelarsi potenzialmente dannosi per la specie umana.
Rammentiamo i lettori che il Mollivirus Sibericum sia il quarto tipo di virus gigante isolato dallo stesso campione di terreno. Le sue caratteristiche sono la grandezza, che supera il mezzo micron (la soglia per essere definito “gigante”) e la complessità genetica molto più elevata rispetto ai virus comuni: il Mollivirus sibericum possiede oltre 500 geni (per fare un paragone, quello dell’influenza A ne ha otto). Caratteristiche simili al più grande virus mai studiato, il Pandoravirus, scoperto dall’équipe dello stesso Claverie nel 2013: fino a un micron di diametro e 2500 sequenze di Dna.
E’ rimasto sepolto per 30.000 anni sotto 30 metri di permafrost della Siberia. Si tratta di un virus gigante antico.
Senza farsi prendere da inutili quanto gratuiti allarmismi, è comunque auspicabile un’attenta vigilanza da parte degli organi internazionali competenti (come accaduto per epidemie quali la Sars o l’influenza aviaria). È un dato di fatto che, in concomitanza con l’esplorazione e la scoperta di nuovi ambienti, e la variazione delle condizioni climatiche, l’uomo sia maggiormente esposto a minacce di natura biologica. La rapidità e la continua crescita delle scoperte scientifiche di questo genere, ad opera di numerose equipe scientifiche sparse per tutto il globo, lascia intendere che questo non può essere più considerato un caso isolato.
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