I cittadini non si sentono più sicuri. E si difendono da sé. Viaggio nella giustizia italiana che tutela ladri e malviventi e condanna chi si difende La spiegazione è tutta nei numeri. C’è un motivo se gli italiani hanno deciso di difendersi con le armi, se i casi di rapine e furti finiti in tragedia stanno occupando televisioni e giornali nazionali. I cittadini non si sentono più sicuri. E difendono chi si è difeso: il 73% degli intervistati di un sondaggio Ixè per Agorà (Raitre), infatti, trova sbagliata l’accusa di omicidio volontario per il pensionato che ha ucciso con un colpo di pistola un giovane ladro a Vaprio D’Adda, nel milanese. Il 21% trova invece giusta l’accusa. Nel rapporto sulla sicurezza, diramato dall’Istat nel 2014, si evince chiaramente che ad essere aumentata non è solo la percezione di insicurezza degli italiani. Ben 18 milioni cittadini sono quelli che si sono detti insicuri e solo il 55% è pronto ad uscire da solo di notte (mentre nel 2010 era il 59% e nel 2011 addirittura il 60,8%). Ma non è solo questo. Ciò che preoccupa maggiormente è l’aumento dele rapine in casa (+65,8% rispetto al 2010), dei reati contro il patrimonio e dei borseggi. Gli ultimi casi di cronaca sono solo una piccola parte di quelli realmente accaduti. Questi sono i più noti: Graziano Stacchio, il benzinaio che per difendere una donna e un gioielliere ha sparato contro i ladri; Ermes Mattielli, il pensionato che scaricò il caricatore contro i rom entrati nella sua ricicleria; e – in ultimo – il caso di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio D’Adda che ha ucciso un 22enne albanese sorpreso mentre rubava nella sua casa. Abbiamo recuperato anche uno di quelli dimenticati. Giuseppe Caruso il prossimo 27 ottobre rischia 21 anni di carcere per omicidio volontario, solo perché dopo numerosi furti ha tentato di difendere la sua proprietà. La legge Bisogna essere chiari. L’articolo 52 del condice penale, quello sulla legittima difesa, sembra far acqua da tutte la parti. In particolare, ci spiega l’avvocato penalista Paolo Pesciarelli, “occorre togliere dal secondo comma l’inciso ‘quando vi è desistenza o pericolo di aggressione’. Perché è una valutazione che è impossibile fare per chi si trova in quelle situazioni specifiche“. “Il problema è il limite di eccezione di proporzionalità – conferma l’avvocato Marco Tomassoni – è un concetto anacronistico: bisogna dare facoltà di difendersi con tutti i mezzi a disposizione“. Una legge, però, si interpreta, e il potere di punire o meno chi nell’atto di proteggersi uccide o ferisce un ladro è in mano alla magistratura. Le colpe della magistratura Non a caso, infatti, Giuseppe Lipari, difensore di Caruso, non ha rimorsi nel dire che “è l’deologia di certi magistrati a decidere se questo o quel caso è omicidio volontario e non legittima difesa“. Ed è per questo che la Lega Nord ieri ha manifestato di fronte ai Tribunali di tutta Italia: “Se i magistrati non riescono a intepretare correttamente la norma – ha detto Salvini davanti al Palazzaccio di Milano – allora aboliamola“.
La difesa deve essere sempre legittima. Quella della propria vita, quella dei propri cari e anche della proprietà privata. Quale arma? I cittadini lo sanno. Tant’è che negli ultimi anni stanno aumentando in maniera considerevole le iscrizioni ai poligoni di tiro. Sarà l’effetto mediatico degli ultimi tempi, ma soprattutto nelle zone dove si verificano più frequentemente furti, i cittadini si rivolgono agli esperti del grilletto per imparare a sparare. “Un po’ di rapine e la gente dice che non capisce più quello che succede – dichiarava Efren Dalla Santa, presidente del poligono di Laghetto (Vicenza) – Magari non la useranno mai, ti spiegano, ma vogliono sentirsi più sicuri a casa“. E senza star troppo a pensare se conviene usare una pistola o un fucile a canne mozze, la cosa fondamentale è saperla maneggiare con cura. Conoscerne i segreti e l’utilizzo in totale sicurezza. “Nel momento in cui si sia costretti ad utilizzare l’arma da fuoco – ci spiega dettagliatamente l’esperto Tony Zanti – non si può improvvisare“. Potenzialità dell’arma, manutenzione, puntamento, utilizzo al chiuso e all’aperto: per difendersi da soli bisognerebbe prima seguire un corso. Anche questo, però, potrebbe non bastare. Perché di notte, con il buio, con la paura di avere un malintenzionato vicino, ogni conoscenza può venir meno. E fare spazio alla legittima paura che genera poi l’altrettanto legittima difesa. L’Italia dovrebbe capire che chi commette rapine non è un disgraziato o un pover uomo. Ma un criminale. E se c’è qualcuno da compatire, quelli sono coloro i quali hanno avuto il coraggio di sparare e ora hanno la vita distrutta. Chi viola un domicilio e chi di lavoro fa il ladro, deve sapere che potrebbe uscirne steso. Non significa essere violenti. Ma desiderare un Paese dove la sicurezza viene garantita. e con essa la legittima difesa.
La difesa deve essere sempre legittima. Quella della propria vita, quella dei propri cari e anche della proprietà privata. Quale arma? I cittadini lo sanno. Tant’è che negli ultimi anni stanno aumentando in maniera considerevole le iscrizioni ai poligoni di tiro. Sarà l’effetto mediatico degli ultimi tempi, ma soprattutto nelle zone dove si verificano più frequentemente furti, i cittadini si rivolgono agli esperti del grilletto per imparare a sparare. “Un po’ di rapine e la gente dice che non capisce più quello che succede – dichiarava Efren Dalla Santa, presidente del poligono di Laghetto (Vicenza) – Magari non la useranno mai, ti spiegano, ma vogliono sentirsi più sicuri a casa“. E senza star troppo a pensare se conviene usare una pistola o un fucile a canne mozze, la cosa fondamentale è saperla maneggiare con cura. Conoscerne i segreti e l’utilizzo in totale sicurezza. “Nel momento in cui si sia costretti ad utilizzare l’arma da fuoco – ci spiega dettagliatamente l’esperto Tony Zanti – non si può improvvisare“. Potenzialità dell’arma, manutenzione, puntamento, utilizzo al chiuso e all’aperto: per difendersi da soli bisognerebbe prima seguire un corso. Anche questo, però, potrebbe non bastare. Perché di notte, con il buio, con la paura di avere un malintenzionato vicino, ogni conoscenza può venir meno. E fare spazio alla legittima paura che genera poi l’altrettanto legittima difesa. L’Italia dovrebbe capire che chi commette rapine non è un disgraziato o un pover uomo. Ma un criminale. E se c’è qualcuno da compatire, quelli sono coloro i quali hanno avuto il coraggio di sparare e ora hanno la vita distrutta. Chi viola un domicilio e chi di lavoro fa il ladro, deve sapere che potrebbe uscirne steso. Non significa essere violenti. Ma desiderare un Paese dove la sicurezza viene garantita. e con essa la legittima difesa.
Nessun commento:
Posta un commento