Il grande piano stava andando a meraviglia. Il concetto di guerra infinita della Grande Israele funzionava alla meraviglia e produceva risultati impressionanti. Opportunisticamente, con l’aggravamento della guerra con altra guerra, pezzo dopo pezzo le terre arabe sono state usurpate e si stava lentamente materializzando la mappa del nuovo Grande Israele. Non importa l’interminabile caos che circonda lo Stato d’Israele da sette anni a questa parte, e non importa l’imperterrita resistenza palestinese e le violente intifada scoppiate all’interno: il sogno Sionista della Grande Israele era ancora in piedi e progrediva inesorabile e incontrastato.
Ma i sogni, per loro natura insostenibile, sono facili da interrompere – e in un attimo possono trasformarsi in incubi. I sogni possono finire in un secondo.
Nessuno si aspettava che il sogno Sionista arrivasse ad una simile battuta d’arresto. Nessuno. Nessuno si aspettava che la Russia, letteralmente in un batter d’occhio, affermasse la sua presenza militare in oriente, trasformando il sogno Sionista in un autentico incubo geopolitico ed esistenziale. Ulteriori espansioni territoriali ora non sono neanche lontanamente possibili con la presenza militare russa. E l’esercito russo intende restarci, questo Israele lo sa bene. Nell’universo Sionista, è come se un enorme avversario dalle grosse zampe fosse apparso all’improvviso e avesse calpestato la mappa del Grande Israele come fosse un castello di sabbia.
Ma la Russia non è un nemico dichiarato di Israele; la Russia non ha voluto calpestare intenzionalmente il sogno del Grande Israele. La distruzione del sogno Sionista è il risultato di una conseguenza involontaria che serve esclusivamente gli interessi regionali e globali della Russia. E’ stata una pura casualità che il sogno Sionista si sia trovato in mezzo alle ambizioni russe, tutto qui. E’ la legge della giungla.
Ma quali sarebbero gli interessi della Russia in Oriente?
Dunque, in primo luogo Putin intende nuovamente realizzare il vecchio sogno russo di stabilire basi militari consistenti nelle ‘acque calde’ del mondo: nel Mediterraneo, per essere più precisi, al fine di esercitare in modo pratico una sua influenza nei confronti dell’occidente; e anche di utilizzare basi navali del Mediterraneo come una prima linea di difesa contro un eventuale attacco occidentale al suo territorio. La crescente presenza militare russa in Siria è una questione di "sicurezza nazionale", ha dichiarato più volte Putin. Alla Russia non è stato più possibile stabilire altre basi nel Mediterraneo dal tempo della guerra arabo-Israeliana del 1967, quando perse la partita a scacchi del Medio Oriente contro l’America, simboleggiata dall’Egitto, un importante cliente sovietico di quei tempi che vide il suo hardware militare di origine sovietica distrutto dagli armamenti Israeliani made-in-USA. La Russia di oggi ritiene che la sua crescente presenza in Siria sia una manovra geopolitica fondamentale per ristabilire la sua presenza in Medio Oriente, e quindi tornare ad essere una Superpotenza mondiale. Nell’attuale caos incontrollabile del Levante, la Russia ha dovuto agire in breve tempo, per timore che l’area finisca pericolosamente sotto il totale controllo di ISIL e dei Sionisti, cosa che renderebbe definitivamente impossibile la realizzazione del vecchio sogno Russo.
In secondo luogo, Putin vede sbiadire sempre più i colori della bandiera americana, soprattutto in Medio Oriente, e di questo approfitta: facendo all’imperatore americano una proposta interessante. Sì, Vladimir Putin, presidente della Russia, uomo considerato un freddo realista, conosce bene le debolezze dell’America, ma è anche consapevole dei suoi attuali punti di forza; Putin è in Siria come mercante di potere, per trattare con l’Impero Americano. Rispettosamente, ma con fermezza, dice all’Impero: “'Guarda, sei ancora molto potente, ma in Medio Oriente stai visibilmente sanguinando e la situazione è ormai critica. Non puoi permetterti una nuova guerra su larga scala in Medio Oriente, che forse può o non può riaffermare la tua presa nella regione; e hai anche perso tutte le tue guerre-per-procura. Sono finiti i jolly del tuo mazzo. Non puoi continuare su questa strada, non puoi restare fermo e non puoi neanche ritirarti dall’area. Sono tutte condizioni strategicamente negative e l’emorragia di potere non si fermerà. L'unica via d'uscita è il pragmatismo. L’unico rimedio è quello di condividere il controllo del Medio Oriente con noi Russi. In passato abbiamo già condiviso il controllo del Medio Oriente sotto l'ombra della guerra fredda, e abbiamo, sì, creato pericoli, a causa della complessità dei nostri paesi a quel tempo. Ma oggi tutto è diverso: tra noi non esiste una ‘guerra’ ufficiale e una nostra nuova ‘partnership’ può solo servire a rafforzarci entrambi’. Questo, caro lettore, è l’attuale approccio diplomatico russo, accolto con percepibile sollievo dagli Stati Uniti e criticato e contrastato dai Sion-Conservatori in D.C. In termini semplici, Putin è in Siria e manda un messaggio realista all’America: 'Condividete il Medio Oriente con noi o per voi qui sarà la fine’.
E pare che Obama abbia silenziosamente recepito il messaggio, per realismo e nell'interesse dell’Impero e non per viltà o sottomissione a Putin. Il problema di Obama è che, pur se a malincuore, è d'accordo con l'analisi e la proposta di Putin, ma non può esporsi troppo pubblicamente, poiché ineo-con sguinzaglierebbero subito i cani e darebbero il via a una campagna diffamatoria su di lui in questi suoi ultimi 15 mesi di potere – danneggiando anche le probabilità di vincita del suo partito alle prossime elezioni.
In terzo luogo, secondo me, la Russia è in Siria anche allo scopo di ristabilire l’immagine storica e militare della Russia. Dopo la devastante sconfitta dell’Unione Sovietica inflitta dai Mujahedeein afgani – armati dagli Stati Uniti – e considerando il radicato nazionalismo che la società Russa prova soprattutto per le sue istituzioni militari, è normale che qualsiasi leader russo moderno voglia cercare di conseguire una vittoria militare contro una versione moderna dello stesso vecchio nemico che un tempo li sconfisse – un modo anche per dare un nuovo impulso alla popolazione militare e civile e rinfrescare i libri di storia russa. Sfruttare il sentimento del riscatto tra le masse può tornare utile e far aumentare il livello di fedeltà e devozione della nazione. Essendo il paese più grande del mondo, territorialmente parlando, deve sempre cercare di creare azioni, eventi e fatti spettacolari in nome del rafforzamento dell’unità nazionale. Uccidere i terroristi Takfiri in Siria, anzi, farli in mille pezzi con le forze aeree russe, è un evento che può positivamente bilanciare - e allo stesso tempo aggiornare – i libri di storia russa.
E' vero, la crescente presenza militare russa in Siria, soprattutto quella aerea e navale, ora sembra essere relativamente permanente. E' questo che provoca a Israele e ai suoi amici Sion-cons notti insonni e sessioni lunghe e snervanti di brainstorming. Sanno che il sogno del Grande Israele non si potrà realizzare con la presenza militare aerea e navale russa in Oriente. Questa è la pura e semplice verità. Questo è il muro che si è improvvisamente frapposto tra i Sionisti e il loro sogno del Grande Israele. A causa di questo muro quel sogno ora è irrealizzabile.
Alcuni la definirebbero una sorta di giustizia ‘poetica’.
Non potendo dichiarare apertamente che questo suo sogno è infranto, Israele non ha più opzioni ed espedienti a cui ricorrere. Non può entrare in guerra diretta con una Russia più forte e più presente in Oriente e sperare di riconquistare il controllo dell'area. Non è neanche riuscito a sconfiggere gli Hezbollah nel 2006, che non disponevano neanche di forza aerea. E quello che è più frustrante per Israele è che non può ricattare né costringere Putin in niente. Inoltre, sotto l’attuale leadership di Obama, è chiaro che l’America non è disposta ad entrare in guerra diretta con nessun paese, Russia a parte, per conto di Israele. Gli attuali architetti del Sionismo espansionista sono sempre più disperati, mentre realizzano tutti fattori contrari; stanno letteralmente sudando sangue. Niente più incontri su come prolungare il genocidio arabo strappando altra terra e altre risorse: il punto ora non è quando e come il sogno Sionista potrà finalmente realizzarsi, ma come riportare in vita il cadavere di questo sogno senza che nessuno se ne accorga.
Ahimé, sul tavolo dei Sionisti non stanno brillando grande idee. Sono letteralmente basiti, senza parole.
E a questa catatonia sionista, si aggiunge il fatto che sanno bene che la credibilità israeliana nel mondo è ai suoi minimi storici e che prima o poi la comunità internazionale – di fronte alla debolezza geopolitica di Israele – inizierà a fare forti pressioni, fino ad imporre la soluzione dei due stati, in base ai confini stabiliti nel 1967. E questo sarà come chiudere la bara del grande sogno Sionista a doppio giro di chiodi. Non solo Israele non sarà più in grado di espandersi territorialmente, ma sarà anche costretto a restituire alcuni territori occupati illegalmente. Cosa che l’opinione pubblica israeliana non è psicologicamente pronta ad accettare, e per cui non esiste alcuna volontà politica nelle stanze del potere israeliano.
Dall’osservazione del comportamento dei Sionisti nel tempo, sappiamo che, di solito, quello che non possono ottenere lo distruggono. E l’unica cosa che sono ancora in grado di fare è quella di danneggiare gli Arabi. Sicuramente tenteranno di prolungare l’attuale conflitto regionale in altri cento anni di guerre tra arabi. E’ un dato di fatto: adorano rovinare l’esistenza ai loro vicini arabi. E osserviamo anche che quando i Sionisti non vogliono o non possono entrare in guerra, normalmente inducono altre nazioni disponibili ad entrarci per conto loro. Ma, come detto prima, questo è impossibile con l’attuale amministrazione Obama. Il sogno del Grande Israele resta infranto.
Che fare, dunque? Quale potrebbe essere la soluzione estrema? Israele forse preferirebbe vedere l’America entrare in una guerra diretta contro la Russia in Oriente? Io dico sì. Al punto di provocare una terza guerra mondiale? Sì. Anche rischiando di vedere scoppiare una guerra nucleare? Sì.
Sì, sì e ancora sì. Le patologie del Sionismo globale indica di sì. ‘La tribù prima di tutto’: è questo il loro credo centrale. Non sono altro che dei Masadi-ISIS in giacca e cravatta, con i sotterranei carichi di testate nucleari. Le loro narcisistiche intenzioni sono sempre state chiare – mai fidarsi dei loro disegni e delle loro manovre. Oggi siamo a un punto molto critico del rapido svolgersi del dramma orientale e mediorientale. Tutte le parti in causa sono spalla a spalla con l’imponderabile. Questo spiegamento d’imponderabile è un fatto raro nella storia che conosciamo. Le tensioni geopolitiche in corso – nonostante la presenza moderatrice della Russia in Oriente - restano estremamente rischiose per tutte le parti interessate. Hanno tutti molto da perdere se fanno un solo passo falso. Un insieme di fattori imponderabili costringono tutti alla massima attenzione. Si fanno dei piccoli passi e subito dopo si torna indietro. Se potessimo chiedere personalmente a Obama o Putin cosa succederebbe nel mondo il giorno dopo che scoppiasse una guerra tra le loro due nazioni, probabilmente ci rivolgerebbero uno sguardo cupo e direbbero: ‘Non lo so’.
L’imponderabile è su di noi, e noi sull’imponderabile.
Per ora, le grandi menti Sioniste intendono mantenere il segreto sulla fine del loro grande sogno, nella speranza che il prossimo Presidente Americano si dimostri più malleabile e più reazionario di Obama. Cercheranno di guadagnare tempo sperando che il prossimo Presidente Americano sia più sionista di Theodore Herzl e più ideologicamente violento dell' ISIS e di Tarantino. Continueranno a sperare – insensatamente – che il piccolo Stato d’Israele possa sopravvivere a un terzo conflitto mondiale che causerà il minimo danno possibile ai loro territori. Continueranno a sperare – insensatamente – che tutti i paesi arabi che circondano Israele possano tutti quanti finire bombardati e ridotti in macerie, riportandoli all’età della pietra, mentre Israele continuerà ad essere l’unica fulgida stella supertecnologica del Medio Oriente. Continueranno a sperare – insensatamente – che la Russia possa essere nuovamente sconfitta dall’America in Medio Oriente - in modo che Israele possa ancora una volta dominare i cieli e le acque dell’Oriente, consentendogli a quel punto di riportare in vita il cadavere del sogno del Grande Israele. Continueranno a sperare che lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale possa realmente risolvere tutti i problemi di Israele.
Un po' troppo fantasioso tutto questo? Forse no.
E’ quello che succede quando sognano dei folli capi tribù.
Fonte: http://platosguns.com
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