Per capire quanto sia grande un oggetto bisogna compararlo a qualcos’altro. Tutto dipende dal punto di vista da cui lo si guarda. Un oggetto può apparire grande o minuscolo. Questo vale anche per la Terra.
Per noi che ci viviamo la sua dimensione sembra notevole, ma vista dallo spazio non lo è più. Nella storia dell’umanità soltanto una trentina di persone sono riuscite a vederla da lassù. James Irwin, un astronauta della spedizione di Apollo 15, ha ricordato: “Mentre ci allontanavamo sempre di più, la Terra diminuiva di dimensioni e alla fine rimpicciolì come una biglia“.
È difficile comprendere davvero queste parole, perché non siamo abituati a vederci da fuori se non in disegni o in immagini costruite al computer.
Il sistema solare così riprodotto non è in scala e ledimensioni non sono attendibili. Se volessimo disegnarlo correttamente su un foglio di carta, con le giuste proporzioni, i pianeti sarebbero talmente microscopici che non li vedremmo. Ma allora come fare?
Ci ha pensato Wylie Overstreet e il suo gruppo di amici, che hanno ricostruito il sistema solare in scala nel deserto di Black Rock nel Nevada. L’intento di Wylie è stato quello di creare un modello in scala dove la Terra fosse grande come una biglia, proprio come diceva James Irwin.
Un sistema solare così non si era mai visto. Ed è l’unico modo per capire davvero quanto siamo piccoli rispetto alla vastità dell’universo.
Rispettando le proporzioni, se la Terra è una biglia, il Sole ha un diametro di un metro e mezzo. I pianeti più lontani nel sistema solare hanno obbligato Wylie a sfruttare un’area del deserto di undici chilometri.
Se sono stati pochissimi quelli che hanno avuto la fortuna di vedere la Terra dallo spazio, oggi grazie al lavoro di Wylie possiamo avere un’idea un po’ più realistica di quello che si deve provare a vederci da lassù: “Viviamo su una biglia”, ha detto il ragazzo: “galleggiamo nel bel mezzo del nulla. Quando te ne rendi conto è sconvolgente“.
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