giovedì 5 novembre 2015

BOOM: LA GERMANIA SONDA IL TERRENO PER REVOCARE UNILATERALMENTE LE SANZIONI ALLA RUSSIA. CHE FARA’ WASHINGTON ? IL TRADIMENTO TEDESCO



Dopo le rivelazioni sul Dieselgate, sui voti per i mondiali di calcio del 2006 comprati dalla Germania, sui wurstel cancerogeni e sui problemi di Deutsche Bank nei derivati (work in progress) ecco la risposta tedesca alle bacchettate made in USA: la Germania è pronta a revocare unilateralmente le sanzioni alla Russia. Non che sia una novità, la firma del contratto per il raddoppio dell’infrastruttura di importazione del gas russo dal Baltico andava già in tale direzione. Ma ora si muove anche l’opinione pubblica germanica, vengono coinvolte anche le masse a supporto: si va inequivocabilmente verso un avvicinamento alla Russia, leggasi anche verso una sfera di influenza russo-tedesca.

Chi scrive se lo aspettava (in calce i riferimenti,*). (Per altro, spero che tutti abbiano capito che mortificare i motori diesel significa attaccare la Germania ed in senso lato tutto quello che non è americano nei trasporti civili ed industria correlata).

E ci mancherebbe fosse andata altrimenti, 
V. Putin – grandissimo e stimatissimo leader ex sovietico – ed A. Merkel parlano normalmente russo durante le proprie riunioni, come si conviene tra un capo e la sua sottoposta. Chiaro che le relazioni economiche tra i due paesi seguano la stessa strada…

La notizia è tutta qui, importantissima, sebbene battuta in sordina negli scorsi giorni dalla “attenta” stampa italiana, tra prime pagine con il corvo di Vatileaks e le “prodezze” di Valentino Rossi oltre all’immancabile processo Bossetti.

Che sia chiaro, lo scrivente ritiene Putin il miglior statista del III millennio, un grandissimo, intelligentissimo e stimatissimo leader, per uno strano scherzo del destino ha avuto come contraltare probabilmente il peggior leader americano degli ultimi 100 anni…

Ma, domanda importantissima, che succederà ora? Le voci sulle probabili dimissioni di 
A. Merkel sembrano assolutamente veritiere [magari per andare alla Segreteria ONU, ndr], si sapeva da tempo che nel momento in cui fossero emerse pericolose tensioni con gli USA la Cancelliera si sarebbe dovuta dimettere, troppo ricattabile. Al suo posto andrà Schauble, ex capo dei servizi segreti di Berlino, ex ministro dell’Interno e quindi tendenzialmente ed intrinsecamente cauto (e meno ricattabile, …), certamente molto più inossidabile della sua ipotetica referente politica. E soprattutto teoricamente filo-americano almeno come etichetta, fu grande sponsor delle guerre di G.W. Bush, caso raro ai tempi in Germania: purtroppo anche in questo caso gli amici americani si accorgeranno sulla propria pelle che Schauble è prima di tutto tedesco. Poi, fattore imprescindibile – e che a Washington proprio non riescono ad assimilare -, in Germania chi decide sono gli esportatori e non la politica. Ossia Schauble risponde agli esportatori. Punto.

Il TTIP tra EU e USA. Certamente è e sarà terreno di scontro. Mentre per bocca della plenopotenziaria [filoanglosassone] Cecilia Malmostroem bisogna firmarlo a tutti i costi Berlino resta reticente. Chiaro che tale accordo servirà principalmente agli USA esautorando tra l’altro i tribunali nazionali nella composizione dei litigi a favore delle camere di arbitrato, ossia a favore delle multinazionali che le governeranno di fatto (ed escludendo quindi la politica nazionale nel merito dei giudizi e soprattutto delle pendenze civili quali i danni da contratto commerciale**): il problema è che oggi la Germania si sta rendendo conto che – post Dieselgate e scandalo addivenire su Deutsche Bank ed i suoi derivati, … – le sue multinazionali soccomberebbero e dunque tutto sta tornando in discussione. Un altro indizio del tradimento. E notasi che sempre Berlino quando la posta si alza fa sempre intervenire le sue masse di cittadini a supporto, masse che immancabilmente si schierano dove atteso. Questa è la Germania, che se non fosse proterva andrebbe anche detto da uno straniero come me – per altro vittima – che tale aspetto è anche indice di grandezza di un paese.

La rottura dell’euro avverrà – con relativo supporto economico, in dollari – SOLO con avallo americano: nei prossimi mesi tale imprescindibile condizione si materializzerà in EU grazie alle reazioni tedesche post Dieselgate et al. , reazioni votate alla più ampia autodeterminazione economica e (geo)politica di Berlino con il di fatto superamento dopo 70 anni dell’insormontabile perimetro NATO. Per chi pensa – come lo scrivente – che l’Italia si potrà salvare dalla schiavitù economica centrata nella Germania e nell’euro solo uscendo dalla moneta unica, questa tutto sommato è una buona notizia, anche a costo di un po’ di volatilità nel medio termine. Ed anche a costo di un conflitto armato nel Mediterraneo a fianco degli alleati USA, conflitto a cui il Belpaese sarà eventualmente tenuto a contribuire con mezzi e uomini, anche questo fa parte del gioco purtroppo.

Questo dovrebbe farvi capire come lo scrivente intenda incommensurabilmente più pericoloso restare nella moneta unica a carro degli interessi tedeschi che partecipare ad una guerra nel Mediterraneo. Qualche collega di SE pochi giorni fa postò un articolo interessante con il commento – ed i dati – secondo cui la corrente crisi economica sembrava aver pesato sui conti nazionali italiani più di una guerra persa. Appunto…

Mitt Dolcino

Fonte: http://scenarieconomici.it

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