di Claudio Messora
Un mese fa Putin ha annunciato che entro il 2025 la Russia avrà il suo proprio sistema operativo. Per i meno smanettoni: a livello governativo smetterà di utilizzare Windows, Linux o Mac OS, e installerà sui propri computer un software che stanno sviluppando adesso, nell’ambito dell’Internet Development Program. Sulle reali intenzioni di Mosca non ci sono mai stati dubbi: “Ci troviamo in uno stato di guerra economica e, dalla fine di settembre, anche di guerra vera e propria. Dobbiamo essere tecnologicamente indipendenti, dalle CPU fino agli applicativi“, aveva dichiarato Igor Ashmanov, della Ashamanov and Partners. E infatti il Cremlino punterà probabilmente a costruirsi da sé anche l’hardware, ovvero le schede madri, le CPU, le memorie, le interfacce, i dischi e magari perfino i cavetti di cui sono fatti i computer.
Poi, alla fine di ottobre, gli Stati Uniti si sono allarmati per la presenza disottomarini russi a pattugliare i 200 cavi – i vasi sanguigni di internet – che trasportano i dati da una parte all’altra del mondo, con il possibile fine di collegarsi alle fibre ottiche stese nelle profondità dell’oceano per spiare l’economia e la geopolitica globali, o anche disabotare la rete in caso di conflitto, mandando tutti nel caos.
Ora la nuova bomba: la Russia ha promulgato una legge che stabilisce chetutti i dati dei cittadini russi devono essere memorizzati in data center interni alla federazione e non possono essere portati fuori. La legge, che è dello scorso settembre e dà 4 mesi di tempo alle aziende straniere per adeguarsi, acquistando e installando i server, era stata anticipata con una lettera, a luglio, inviata dal “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa” (il cosiddetto Roskomnadzor, che ha il potere di oscurare siti, amminitrare le frequenze radio e proteggere la privacy dei cittadini), tra gli altri, anche a Facebook e Twitter, “per vedere se avevano intenzione di conservare i dati personali dei loro utenti in Russia“. Le lettere non avevano avuto risposta.
Apple e Booking.Com avrebbero già accettato di costruire appositi data center in Russia, mentre con Twitter è in corso un braccio di ferro che ha portato un funzionario della Roskomnadzor a minacciare il portale dimicroblogging di oscuramento.
Twitter ha altri due mesi di tempo per adeguarsi, ma la strategia di Putin su internet è ormai più che evidente: farla finita con lo strapotere USA, dall’hardware, al software, agli applicativi, recuperare il controllo totale delle proprie informazioni sensibili, sia a livello governativo che a livello privato, e blindare la rete, preparandosi magari ad essere autonomo nel caso in cui un potenziale conflitto possa interrompere o sabotare le comunicazioni a livello globale.
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