domenica 20 dicembre 2015


1. ALT! IL CRAC BANCARIO TRAVOLGE RENZI E I POTERI FORTI: VISCO VA IN TV E MATTARELLA È COSTRETTO A SMENTIRE CHE IL GOVERNATORE GLI ABBIA OFFERTO LE SUE DIMISSIONI
2. DA BERLINO ''LA STAMPA'' SEMPRE MENO RENZIANA FA SAPERE CHE VISCO ERA PRONTO A MOLLARE DOPO ESSERE STATO SCAVALCATO DA CANTONE, UNO SCHIAFFO CLAMOROSO
3. IL QUIRINALE SMENTISCE MA UN DATO È CERTO: IL GOVERNATORE CHE VA NEL SALOTTINO DI FAZIO A GIUSTIFICARSI È IL SEGNALE DI UNA CRISI GRAVISSIMA AI VERTICI DELLE ISTITUZIONI
4. IL PREMIER È IN AFFANNO: IL GELO CON VISCO SI AGGIUNGE A QUELLO CON DRAGHI E VEGAS. LA RIPRESA SEMPRE PIÙ MOSCIA ALLONTANA GLI IMPRENDITORI, ASSENTI ALLA LEOPOLDA
5. IL 'CORRIERE' TORNA A PICCHIARE, L'ATTACCO FRONTALE ALLA MERKEL LO METTE IN CRISI PURE IN EUROPA, DOVE I RAPPORTI CON LA MIRACOLATA MOGHERINI SONO PESSIMI

1.QUIRINALE,MAI PARLATO DIMISSIONI IN INCONTRO CON VISCO

(ANSA) - Ambienti del Quirinale definiscono "fantasiose ricostruzioni" quelle di 2 giornali dedicate a un colloquio di Mattarella con il Governatore di Bankitalia nato da una telefonata in cui si ipotizzavano dimissioni."Non si è mai parlato di dimissioni e neppure di riserve per la scelta di affidare gli arbitrati all'Anticorruzione"



RENZI GRASSO MATTARELLA
In riferimento alle fantasiose ricostruzioni, apparse questa mattina su due quotidiani, secondo le quali l'incontro di giovedì scorso tra il Presidente della Repubblica e il Governatore della Banca d'Italia, sarebbe stato provocato da una telefonata in cui il Governatore avrebbe ipotizzato dimissioni, da ambienti del Quirinale si sottolinea che:Questa telefonata non è mai avvenuta.



L'incontro tra il capo dello Stato e il governatore era programmato da molti giorni. Non si è mai parlato né accennato, nel corso dell'incontro né in altra occasione, a ipotesi di dimissioni e neppure a malumori o riserve per la scelta di affidare gli arbitrati all'Autorità Anticorruzione.


2.VISCO ERA PRONTO A LASCIARE MA IL PRESIDENTE MATTARELLA GLI HA CONFERMATO LA FIDUCIA

Tonia Mastrobuoni per ''La Stampa''


I banchieri centrali come Ignazio Visco sono abituati a pensare che il silenzio è d' oro perché sanno che le parole sono pietre. E non solo perché una levata di sopracciglio dei custodi dell' euro e della stabilità delle banche può spostare miliardi sui mercati finanziari. Quando Matteo Renzi ha annunciato giovedì che sull' arbitrato tra le banche e gli obbligazionisti truffati «da parte mia c' è volontà di massima trasparenza, di massima chiarezza, e se possibile vorrei che l' arbitrato fosse gestito non dalla Consob, non dalla Banca d' Italia, non dal Parlamento, non dal governo ma dall' Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone», Visco si è molto stupito.



MATTARELLA E RENZI

Ma è stata l' aggiunta del presidente del Consiglio a costringere il governatore della Banca d' Italia ad allungare la mano verso la cornetta del telefono.



Renzi ha precisato da Bruxelles che la sua decisione risponde all' esigenza di delegare un compito delicato «a un soggetto terzo, autorevole, che è in prima linea contro ogni tipo di ingiustizia». Insomma, secondo una fonte autorevole, quando Renzi ha insinuato che la Banca d' Italia non garantirebbe la necessaria «terzietà», Visco non ha potuto fare altro che chiamare al telefono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere spiegazioni e dirsi pronto al passo indietro. Via Nazionale smentisce, ma diverse fonti confermano: «quella telefonata a Mattarella è stata un gesto dovuto».

Anche se l' impressione netta è di un presidente del Consiglio un po' incerto sulle responsabilità dei vigilanti e sul da farsi (il giorno prima delle bordate brussellesi aveva sostenuto che sono stati salvati «un milione di risparmiatori» e il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan aveva difeso a spada tratta l' attività di vigilanza della Banca d' Italia), Visco non poteva che sentirsi messo sotto tutela dalle parole del presidente del Consiglio. E la prima domanda che ha rivolto al presidente della Repubblica è se sapesse della decisione di affidare gli arbitrati per i rimborsi degli obbligazionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara al magistrato anti-corruzione. La risposta di Mattarella è stata negativa.



IGNAZIO VISCO

Ma il presidente della Repubblica ha compreso a tal punto il peso dell' uscita di Renzi da rinnovare al governatore della Banca d' Italia la fiducia più assoluta e invitarlo immediatamente al Quirinale. Un gesto volto a sottolineare pubblicamente la fiducia del Colle nei confronti di un' istituzione bersaglio da settimane di accuse e insinuazioni a proposito delle quattro banche fallite e dei risparmiatori raggirati (e un messaggio a Renzi, forse?)



Il colloquio al Quirinale è stato «teso», ma non perché Visco abbia mai ripetuto l' offerta delle dimissioni (il Colle nega che ne abbiamo parlato de visu), quanto perché non è chiaro se il piano del governo di delegare l' arbitrato al magistrato andrà avanti. Il giorno dopo, Cantone ha telefonato a Visco, probabilmente per tranquillizzarlo, ma bisognerà aspettare i prossimi giorni per capire se Renzi fa sul serio.



MARIO DRAGHI IGNAZIO VISCO A NAPOLI

Intanto, l' altro uomo a capo di un' autorità di vigilanza messa alla berlina dal presidente del Consiglio, Giuseppe Vegas, starebbe aspettando di essere ricevuto al Quirinale. Anche il presidente della Consob non può ignorare un' uscita che sembrerebbe metterne in discussione l' imparzialità.

Allargando il campo, è chiaro che non potrebbe esserci momento peggiore per indebolire il governatore della Banca d' Italia sul piano internazionale.




E non solo perché Visco partecipa alle riunioni della Bce che decidono le mosse di politica monetaria - i guardiani dell' euro sono attualmente alle strette per lo spettro di una deflazione che si sta riaffacciando nell' eurozona. L' Italia, insieme alla Spagna, sta anche ingaggiando un braccio di ferro in Europa perché non prevalga la posizione tedesca sui nuovi criteri di Basilea per giudicare le banche: la Bundesbank vorrebbe fare pesare molto i titoli di Stato - le banche italiane ne sono piene.



Ma un' ombra sull' efficacia nella vigilanza sulle banche che colpisse la Banca d' Italia rischierebbe anche di rafforzare l' attuale, totale indisponibilità tedesca a procedere al terzo pilastro dell' Unione bancaria, alla costruzione del fondo di garanzia comune. Un banchiere centrale autorevole non è un dettaglio, per un Paese che vuole contare.





3.RENZI IN AFFANNO ADESSO I POTERI FORTI VOGLIONO SCARICARLO

Laura Cesaretti per ''il Giornale''



GIUSEPPE VEGAS

Tra un Checco Zalone e una Laura Pausini, stasera nel salottino tv super pop di Fabio Fazio spunterà un sobrio signore in grisaglia. Di nome fa Ignazio Visco, di mestiere il governatore della Banca d' Italia ed è la prima volta che mette piede in un talk show: un evento, insomma. E infatti dalle parti di Palazzo Chigi la cosa non è passata inosservata, e si attende con una certa ansia di sentire cosa dirà il governatore.



RENZI GUARDA IL CULONE DELLA MERKEL

Il quale si è sottoposto alla inconsueta performance per una ragione evidente: dopo giorni di scontro sotterraneo con il governo sulla questione della vigilanza (o mancata tale) sulla vicenda dei quattro istituti di credito falliti, con il premier che ha platealmente bypassato Palazzo Koch per affidare la pratica degli obbligazionisti all' Anac di Cantone, Visco rompe l' assedio e va in tv a difendere le ragioni di Bankitalia. E anche se i toni saranno prevedibilmente ovattati e diplomatici, una risposta al governo arriverà.



La tensione con Bankitalia è uno dei tanti segnali di una fine d' anno di segno assai meno smagliante per il governo Renzi. Un anno esatto fa, il premier stava portando baldanzosamente a casa il Jobs Act e si accingeva ad eleggere Sergio Mattarella al Quirinale, operazione acclamata come «capolavoro politico».



MATTEO RENZI E ANGELA MERKEL

Il tramonto del 2015 invece, nonostante i numerosi risultati che il governo è riuscito ad incassare anche contro ogni previsione (si pensi alla riforma costituzionale, su cui fino a qualche mese fa nessuno scommetteva un soldo e che invece è ormai in dirittura d' arrivo), porta con sé molte criticità. A cominciare dai rapporti incrinati con una serie di istituzioni e di poteri che, se coalizzassero le forze e avessero un cavallo alternativo su cui puntare, potrebbero mettere il governo sotto pressione. In assenza del cavallo, resta la tensione.



Con Bankitalia i rapporti di Renzi non sono mai stati cordiali, anzi sono praticamente inesistenti. Il ministro Padoan ha buone relazioni con Visco, ma da Palazzo Chigi non sono mai stati aperti canali diplomatici diretti. Con Mario Draghi non c' è maggiore cordialità.

RENZI PADOAN



Nessun segnale diretto da Francoforte in tutta la vicenda banche, ma quelli trasversali non sono rassicuranti: l' allarme sull' aumento dei deficit strutturali (Italia ovviamente inclusa), la segnalazione dello scarso impatto del Jobs Act sull' aumento reale dell' occupazione.



In Europa Renzi soffre un cronico deficit di rappresentanza nelle istituzioni. Con Federica Mogherini i rapporti sono pessimi: lei e il premier in pratica non si parlano più e i commenti che si raccolgono nel Pd sono feroci: «Nessuno se la fila, nella Ue, ma lei si è messa in testa di essere una statista e non la miracolata che è».



RENZI MOGHERINI AEREO DI STATO

Sui dossier che contano, a cominciare da quelli economici, la presenza di Lady Pesc nella Commissione si è rivelata del tutto inutile per il governo: «Non ne capisce nulla, e non se ne occupa», spiegano. All' ultima Leopolda saltava agli occhi l' assenza di nomi di spicco della finanza e dell' impresa non legata allo Stato.



Nell' editoria, il Corriere della Sera, dopo un breve interludio, è tornato a picchiare: giusto ieri, tra editoriale acidamente sentenzioso e sondaggi foschi per il governo, la prima pagina era decisamente anti-renziana. Al premier non resta che sperare nella nuova stagione di Repubblica, quando alla sua guida arriverà Mario Calabresi e il giornale di Largo Fochetti smetterà - forse - «di essere un bollettino della minoranza Pd», come dicono acidamente in casa renziana.


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