Amnesty lo mette nero su bianco, in un nuovo rapporto in cui si denuncia come decenni di forniture mal regolamentate di armi all`Iraq e gli scarsi controlli sul terreno abbiano messo a disposizione dello “Stato islamico” un vero e proprio arsenale.
Basandosi su video e immagini autentiche, gli esperti interpellati dall’organizzazione hanno dimostrato come i terroristi stiano usando armi, prodotte in almeno 25 Paesi tra cui Russia, Cina, Usa e alcuni stati dell`Unione europea.
“La quantità e la varietà delle armi usate dallo `Stato islamico` è l`esempio da manuale di come commerci irresponsabili di armi alimentino atrocità di massa” – ha spiegato in merito Patrick Wilcken, ricercatore su controlli sulle armi, commerci di materiali di sicurezza e violazioni dei diritti umani di Amnesty International. “La scarsa regolamentazione e la mancata supervisione sull`immenso afflusso di armi in Iraq a partire da decenni fa sono state la manna dal cielo per lo `Stato islamico` e altri gruppi armati, che si sono trovati a disposizione una potenza di fuoco senza precedenti”.
Secondo quanto ricostrato, le forniture di armi, prelevate da depositi iracheni, sono state pagate col petrolio o sono state oggetto di accordi tra il Pentagono e la Difesa irachena o, ancora, frutto di donazioni da parte della Nato. Inoltre, la maggior parte delle armi usate dai terroristi risale al periodo che va dagli anni Settanta agli anni Novanta e comprende pistole, rivoltelle e altre armi leggere, mitragliatrici, armi anti-carro, mortai e altra artiglieria. Assai utilizzati sono i fucili simili ai kalashnikov dell`era sovietica, prodotti principalmente in Russia e Cina.
Ora, però, specifica il rapporto, lo “Stato islamico” ha iniziato anche a produrre armi per conto proprio: razzi, mortai, granate, ordigni esplosivi improvvisati, trappole esplosive, autobombe e bombe a grappolo.
fonte: http://www.articolotre.
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