Fino al 10 settembre l'articolo 72 del Testo unico bancario consentiva ai creditori sociali di avviare l'azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici di un istituto commissariato. Il governo quel giorno ha recepito la direttiva Ue sulle risoluzioni bancarie e ora la norma dice che "l'azione del creditore sociale (...) spetta ai commissari speciali". Secondo Libero è un salvacondotto per il padre del ministro, ex vicepresidente dell'Etruria
Tre parole. Che garantiscono, secondo il quotidiano Libero, un salvacondotto agli ex dirigenti di Banca Etruria, tra i quali Pier Luigi Boschi. Perché impediscono ai creditori sociali l’azione di responsabilità contro “membri degli organi amministrativi e di controllo e direttore generale”, tra i quali il padre del ministroMaria Elena Boschi, che dell’istituto toscano risparmiato dal fallimento attraverso il Salva banche è stato consigliere e vicepresidente. Il governo le ha inserite nel decreto di recepimento della direttiva europea sulle risoluzioni bancarie. E, fatto che confermerebbe l’esistenza di un conflitto di interessi,l’approvazione del testo è avvenuta durante il Consiglio dei ministri del 10 settembre, cui ha preso parte il ministro Boschi.
Fino a quel giorno era l’articolo 72 del Testo unico bancario a prevedere cosa sarebbe accaduto agli amministratori di una banca in caso di commissariamento: “L’esercizio dell’azione sociale di responsabilità contro i membri dei disciolti organi amministrativi e di controllo ed il direttore generale, nonché dell’azione contro il soggetto incaricato della revisione legale dei conti o della revisione, spetta ai commissari straordinari, sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d’Italia”, recitava l’articolo. Nel cdm del 10 settembre l’articolo 72 del Tub viene trasformato nell’articolo 35 comma 3 del decreto legislativo 180 del 16 novembre 2015. E al testo vengono aggiunte tre parole: “L’esercizio dell’azione sociale di responsabilità e quella dei creditori sociali contro i membri degli organi amministrativi di controllo e il direttore generale, dell’azione contro il soggetto incaricato della revisione legale dei conti, nonché dell’azione del creditore sociale contro la società o l’ente che esercita l’attività di direzione e coordinamento spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della banca d’Italia”.
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Tre parole che sembrano fare la differenza. Perché, scrive Libero, fino alla modifica del testo avvenuta il 10 settembre i creditori sociali di Banca Etruria potevano proporre l’azione di responsabilità nei confronti del presidente dell’istituto Lorenzo Rosi, del vicepresidente Pier Luigi Boschi e degli altri consigliere di amministrazione. E potevano cercare di rivalersi sugli stessi amministratori, chiedendo ad esempio il sequestro delle loro proprietà mobiliari e immobiliari. La modifica del testo cambia tutto e oggi i creditori devono sperare che sia uno dei commissari straordinari ad avviare l’azione di rivalsa.
Il governo, continua Libero, si difende: “Noi nel decreto legislativo di recepimento della direttiva europea abbiamo semplicementeinserito le norme del testo unico bancario sulle amministrazioni straordinarie che erano già esistenti. Testi identici, nessun favore a nessuno”, ha spiegato al quotidiano il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. Ma, per quanto poco evidente, la differenza esiste. E a farla sono state le tre parole inserite nel cdm del 10 settembre, cui ha preso parte Maria Elena Boschi, ministro e figlia di Pier Luigi, ex amministratore di Banca Etruria che – grazie a quelle tre parole – non potrà essere oggetto di rivalsa da parte “del creditore sociale”.
ilfattoquotidiano
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