mercoledì 23 dicembre 2015

LA “MALATTIA SIRIANA”: CIÒ CHE IL PETROLIO GREGGIO DÀ, IL PETROLIO GREGGIO TOGLIE



Qui di seguito sostengo che le origini del collasso siriano si devono cercare nel collasso economico generato dal graduale esaurimento delle riserve petrolifere siriane. Il petrolio greggio ha creato la Siria moderna, il petrolio greggio l’ha distrutta. Questo fenomeno può essere definito “Malattia siriana” e la domanda è: “qual è il prossimo paese che verrà contagiato?”

Il petrolio greggio è una grande fonte di ricchezza per i paesi che lo posseggono. Ma è anche una ricchezza che si manifesta come un ciclo. Di solito, il ciclo copre diversi decenni, persino più di un secolo, quindi coloro che ci vivono potrebbero non cogliere per niente il fatto di essere diretti verso la fine della loro ricchezza. Ma il ciclo è più rapido e particolarmente visibile in quelle aree in cui la quantità di petrolio è modesta. Qui, ricchezza e miseria appaiono una di seguito all’altra in una drammatica serie di eventi.

Uno di questi cicli rapidi di crescita e declino è quello della Siria. Si tratta di un paese che non è mai diventato un grande produttore mondiale, la sua produzione massima è stata di meno del 1% della produzione mondiale totale quando ha raggiunto il picco, intorno al 1995 (il grafico sotto proviene dal blog di Gail Tverberg). Per la piccola economia sisriana, tuttavia, anche questa quantità limitata era importante.


La produzione siriana di petrolio ha esaurito il suo ciclo in poco più di tre decenni. L’esaurimento ha progressivamente generato costi di produzione maggiori e ciò ha portato ad una scarsità di capitali di investimento per mantenere la produzione in aumento, costringendola infine al declino. Il risultato è stata la curva “a campana” che spesso viene chiamata “curva di Hubbert”.

Intorno al 2011, la curva del consumo interno ha intersecato la curva di produzione e questo ha trasformato il paese da esportatore a importatore di petrolio. Il punto di intersezione ha corrisposto all’inizio della guerra civile.

I dati del FMI mostrano che il bilancio del governo siriano dipendeva già nel 2010 per il 25% dal petrolio. I dati sulla situazione precedente sono difficili da trovare, ma è chiaro che doveva essere molto maggiore. Potrebbe tranquillamente essere che, ai tempi del picco, gran parte degli introiti del governo provenissero dal petrolio. Visto sotto questa luce, non sorprende che la perdita completa di questi introiti abbia generato il collasso.

Così, possiamo renderci conto di cosa sia accaduto in Siria dopo il picco.
Con introiti petroliferi progressivamente minori, il governo è stato sempre meno in grado di permettersi la burocrazia ed i servizi sociali che forniva. Gradualmente, è diventato anche incapace di permettersi una forza di polizia efficiente ed un esercito funzionante. La classe media, che è stata fortemente dipendente dai sussidi governativi, è stata duramente colpita. Quelli più istruiti e ricchi hanno lasciato il paese o, perlomeno, hanno spostato i loro patrimoni finanziari all’estero. Coloro che sono stati costretti a rimanere hanno visto i loro patrimoni distrutti dall’iperinflazione e sono diventati un proletariato urbano impoverito. Allo stesso tempo, anche l’agricoltura ha attraversato un disastro economico, accentuato dalle siccità create dal cambiamento climatico. A questo punto, un gran numero di giovani, disoccupati e senza speranza di futuro, è diventata carne da cannone per i fanatici religiosi ed i loro signori della guerra locali, spesso pagati da forze straniere interessate a frammentare il paese per distribuirselo fra di loro. La distruzione di qualsiasi cosa fosse rimasta è stata aiutata anche dalle sanzioni economiche e dai bombardamenti aerei. Il risultato finale è quello che vediamo: la “Malattia Siriana”. Una forma quasi terminale di malattia sociale. E’ difficile immaginare quando e come la Siria sarà in grado di recuperare anche solo l’ombra della sua ricchezza e stabilità precedenti.

I fattori che hanno portato al disastro siriano non sono in alcun modo limitati alla sola Siria. Lo Yemen ha attraversato un ciclo quasi identico. Ha superato il proprio picco di produzione petrolifera nel 2002 a livelli inferiori di quelli della Siria, ma probabilmente con un’importanza maggiore per l’economia locale. Il punto di incrocio delle curve di produzione e consumo ha avuto luogo nel 2013 e, come la Siria, il paese è attualmente distrutto dalla guerra civile e dai bombardamenti aerei. (Immagine da “crudeoilpeak”).


Ci sono diversi altri esempi di produttori di petrolio minori che hanno attraversato cicli analoghi. L’Egitto, per esempio, ha vissuto l’incrocio di produzione e consumo nel 2010, vivendo una fase di drammatico disordine civile. L’Egitto, tuttavia, non è collassato, molto probabilmente perché l’importanza del petrolio nella sua economia non era così grandecome lo era in Siria. Altri esempi di paesi che hanno vissuto l’incrocio sono la Malesia e l’Indonesia, che a loro volta attraversano problemi interni, ma non un collasso generalizzato. Nessun paese è completamente immune dalla Malattia siriana, ma alcuni sono meno sensibili ad essa. Così, alcuni produttori di petrolio, come il Regno Unito, hanno attraversato il punto di incrocio senza subire disastri evidenti, ma la dipendenza del governo inglese dal petrolio greggio era solo del 2% nel 2011.

A questo punto, la domanda è ovvia: dati i casi conosciuti di malattia siriana, dato l’esaurimento inevitabile, quale paese è il prossimo?

Ci sono diversi candidati per un futuro incrocio fra produzione e consumo, ma nessuno sembra esservi così vicino. Venezuela, Iran e Messico potrebbero essere i produttori più a rischio, ma il momento critico potrebbe essere ancora lontano diversi anni. Ma il caso più interessante e preoccupante è quello dell’Arabia Saudita. I dati mostrati sotto provengono da Mazamascience. La maggior parte dei produttori della Penisola Arabica (con l’eccezione dello Yemen) mostrano schemi analoghi.


Vedete che, nonostante il rapido aumento del consumo interno, l’Arabia Saudita è ancora in grado di esportare circa due terzi della propria produzione. Ma come andrà in futuro? Naturalmente, le estrapolazioni sono sempre pericolose, ma non sembra che le curve di produzione e consumo siano destinate ad incontrarsi molto presto. Pertanto, il paese potrebbe avere ancora almeno un paio di decenni di introiti sostanziosi dall’esportazione di petrolio. Il problema è che l’economia saudita è pesantemente dipendente dal petrolio: il 90% degli introiti governativi provengono dal petrolio. Quindi l’Arabia Saudita potrebbe non aver bisogno di attraversare il punto di incrocio per cominciare ad avere problemi. Considerate che è quasi completamente dipendente dalle importazioni per quanto riguarda il cibo consumato dalla sua popolazione e che la tendenza sta peggiorando a causa dell’esaurimento delle falde acquifere locali. Potete immaginare che razza di problema possa diventare in caso di una perdita sostanziale di risorse finanziarie provenienti dal petrolio greggio. Se l’Arabia Saudita comincia a soffrire della malattia siriana, il disastro che ne risulterebbe potrebbe far sembrare il collasso siriano un gioco da ragazzi.

C’è una qualche speranza che l’Arabia Saudita o qualsiasi altro paese produttore evitino la Malattia siriana? Ci sono diversi modi di posticipare o invertire il declino della produzione petrolifera se sono disponibili sufficienti risorse finanziarie. Tuttavia, queste sono msolo misure di ripiego: l’esaurimento è un processo irreversibile. Un paese può prepararsi ad esso soltanto costruendosi un’infrastruttura economica alternativa finché è ancora possibile. Un’opportunità che è stata persa in Siria. Oggi, all’Arabia Saudita non mancano le risorse finanziarie per investimenti massicci in energia rinnovabile, che fornirebbe un’alternativa al collasso creato dall’esaurimento. Sfortunatamente, non sembra che questi investimenti verranno fatti, col governo saudita che preferisce impegnarsi in costosi giochi di potere militari. E’ una cattiva idea non solo per l’Arabia Saudita, ma per il mondo intero: con più del 10% del consumo mondiale di petrolio fornito dai produttori della Penisola Arabica, potete immaginare cosa potrebbe succedere se la regione dovesse essere vittima della Malattia siriana.

Il petrolio greggio ha dato molto all’Arabia Saudita, il petrolio greggio può riprendersi molto. Ma c’è qualcosa che il petrolio greggio non potrà mai dare: la saggezza necessaria per gestirlo bene.

ugobardi.blogspot
Da “Cassandra’s Legacy” (She’s back!). Traduzione di MR

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