martedì 1 dicembre 2015

LA MANO DESTRA SI SPARA SUL PIEDE, MA ALMENO FA QUALCOSA



kelebeklerblog.com

Ho trovato in rete un video che racconta il comizio di Salvini a Bologna alcune settimane fa, facendo vedere sia i leghisti che i loro contestatori.

Proviamo a guardarlo come se fossimo una squadra di antropologi marziani; prescindendo quindi per un momento dalla “politica” e da tutti i temi in ballo.

Guardiamo semplicemente due tipi umani a confronto.

Il filmato è particolarmente utile, perché è costruito ad arte per far fare bella figura agli uni e brutta figura agli altri, e quindi esalta le caratteristiche opposte.

Qual è la differenza di fondo tra le due parti?

Non è una differenza di classe: se i leghisti sono probabilmente in buona parte piccoli commercianti o imprenditori, quasi sicuramente lo sono anche i genitori degli studenti fuorisede che li contestano.

La differenza radicale sta nella spontaneità: il leghista dice la prima cosa che pensa, anche di fronte a telecamere ostili.

I contestatori, invece, dicono solo cose difficilmente criticabili. Le dicono persino quando gridano in coro in una situazione di grande tensione, per cui hanno evidentemente una disciplina interiore straordinaria.

Un’attenzione a non fare brutta figura, che possiamo immaginare si portino dietro anche nella vita privata, frutto di una pratica lunga quanto la loro vita.

A cosa si debba questa autodisciplina, emerge quando sentiamo gli studenti gridare in coro,“studiate! studiate! studiate!”

Nel filmato siamo portati a fissarci sui pittoreschi leghisti, ma è interessante chiederci perché i loro avversari non abbiano nulla di pittoresco e sembrino intercambiabili tra di loro.

Studiare non è un’attività neutra.

Modella i circuiti del nostro cervello in maniera permanente, ci apre forme nuove di percezione; e allo stesso tempo rallenta e paralizza una gran parte del corpo. Capiamo di più le cose, ma le sentiamo di meno.

Non a caso, lo slogan contrario di “studiate! studiate! studiate!” è “ruspa! ruspa! ruspa!”, che si riferisce a un’azione fisica concreta.

Lo studio, come ci insegna Debray, è sempre legato a un’istituzione: se non è in mano alla Chiesa, è in mano allo Stato. Non a caso, la scuola – come ogniiniziazione sociale – è lenta, faticosa e per gradi, anzi gradoni costruiti con mucchi di libri.

Da tutto questo processo, deve uscire il fedele oppure il cittadino: non è un caso che gli studenti gridino in coro scandalizzati, “il saluto fascista è illegale!”

Lo studio è quindi l’autodisciplina del cittadino; cosa che rende i cittadini piuttosto simili tra di loro. Gli interessi individuali possono essere diversi, ma le personalità devono essere tutte controllate da un meccanismo collettivo.

Nel mondo dell’azione, invece, gli interessi ultimi sono assai vaghi per non dire confusi, ma le singole personalità emergono subito come realmente sono: per questo il regista trova con tanta facilità leghisti-macchietta.

Da questo emerge anche un altro paradosso, e solo adesso definiamo politicamente queste due forme di vita.

La sinistra realmente esistente invita soltanto allo studio, alla legalità e alla non violenza, cioè in sostanza a non turbare le acque.

La destra propone comunque di fare qualcosa, per quanto di sostanzialmente autolesionista o magari anche suicida.

Ora, il collasso globale del mondo come lo abbiamo conosciuto ci grida di agire; e poiché la sinistra ci invita soltanto a studiare, per molti resta unicamente da impugnare fermamente la pistola con la mano destra e spararsi al piede, diffondendo scontro di civiltà e islamofobia.

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