La rivista Foreign Affairs ha scritto un articolo sulla guerra dell’acqua tra Turchia, Siria e Iraq: “ Rivers of Babylon ” (link).
La Turchia ha costruito moltissime dighe link, in ogni parte del paese, per fornire energia elettrica e anche per l’agricoltura. Quando sono stato nella Turchia orientale nel 1990 ho visto molti nuovi progetti del GAP (Southeastern Anatolia Project ) e molte riserve d’acqua fornite alle aride regioni del sud-est tramite canali aperti. Molta acqua è stata sprecata a causa dell’evaporazione, ma anche per la scelta di una coltivazione intensiva ad elevato consumo idrico in una regione calda e spesso deserta.
L’acqua fornita ai coltivatori in Turchia prima fluiva lungo il Tigri e l’Eufrate fino in Siria e in Iraq. Tre anni di siccità in Siria, dal 2006 al 2009, hanno costretto molti contadini a lasciare i campi aridi per spostarsi in città a cercare lavoro:
Nel 2011 la siccità ha spinto più di 1,5 milioni di contadini sfollati a lasciare le loro terre; lo sfollamento è diventato una fonte di reclutamento per l’Esercito Siriano Libero e per quei gruppi come l’Isis e Al Qaeda. Testimonianze raccolte dai reporter e dagli attivisti nelle zone di conflitto suggeriscono che i mancati aiuti da parte del governo durante la siccità sono stati la prima causa di ribellione. Inoltre, uno studio del 2011 mostra che le fortezze ribelli di Aleppo, Deir al-Zour e Raqqa, sono state le zone più colpite dalla crisi dei raccolti.
La situazione in Iraq è simile, se non peggio. Le regioni più importanti hanno perso le basi per poter coltivare e i contadini chiedono soluzioni e un maggior supporto.
A Karbala, in Iraq, i contadini disperati stanno abbandonando le loro terre. A Baghdad, i quartieri più poveri dipendono dalla Croce Rossa per l’acqua potabile. A volte, la Croce Rossa fornisce più di 150.000 litri di acqua al giorno. Più a sud, le paludi centrali dell’Iraq, che erano le più grandi del medio Oriente, stanno scomparendo di nuovo dopo il ri-allagamento effettuato dopo la cacciata di Saddam Hussein. Nella città di Chibayish, vicino alle paludi, recentemente visitata da uno degli autori di questo articolo, i bufali e i pesci stanno morendo. Attualmente l’agricoltura supporta al massimo 60.000 persone. Queste e altre centinaia di migliaia affronteranno grandi difficoltà quando le risorse idriche continueranno a scarseggiare.
La scarsità d’acqua non è l’unica ragione della guerra in Iraq e in Siria. Ma ha reso questi paesi inclini a conflitti interni e vulnerabili a intromissioni esterne.
I governi della Siria e dell’Iraq non possono aiutare gli agricoltori. Anche se ci sono accordi, non c’è modo per la Siria e l’Iraq di spingere la Turchia a consegnare il minimo flusso accordato.
Benché gli attuali accordi tra Turchia e Siria stabiliscano 500 metri cubi al secondo, di cui il 46% all’Iraq, in estate il flusso è ancora inferiore. Jasim al Asadi, un idrologo dell’organizzazione Nature Iraq afferma che nel momento in cui l’Eufrate raggiunge Nasiriyah, almeno 90 metri cubi al secondo sono destinati ad usi urbani, agricoli e industriali. A volte il flusso può scendere a 18 metri cubi al secondo , così non è sorprendente che le paludi si stiano riducendo. Prima della costruzione delle dighe principali negli anni 70, il flusso medio dell’Eufrate era di 720 metri cubi al secondo. Ora è sceso a 260.
Quasi due terzi del flusso d’acqua che raggiungeva l’Iraq è svanito. Non c’è modo di recuperarlo. In più, quel poco che ancora scorre potrebbe presto svanire.
Le dighe turche (ce ne sono 140) hanno molta più capacità di quelle che si trovano a valle. Nei prossimi anni, quando saranno completati i progetti per le nuove dighe, circa 1,2 milioni di ettari in Turchia verranno irrigati – un incremento pari a otto volte tanto.
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Viste le migliori condizioni idriche della Turchia, potrebbe essere ragionevole pensare che smetta di costruire dighe a scapito dei paesi a valle. Invece sta facendo l’opposto, programmando di completare 1700 nuove dighe e sbarramenti entro i suoi confini.
Quello che manca nell’articolo del Foreign Affairs è un altro progetto turco che devia ancora più acqua dalle regioni meridionali confinanti. Nel 1974 la Turchia invase e poi occupò il nord di Cipro. La parte occupata dell’isola fu pulita etnicamente dai Greci e 150.000 turchi si trasferirono dalla Turchia e si stabilirono sull’isola.
Ora hanno costruito una conduttura per fornire acqua che unisce la Turchia e la parte di Cipro occupata:
Una conduttura recentemente terminata che attraversa il mar Mediterraneo trasporterà annualmente 75 milioni di metri cubi d’acqua fresca dalla Turchia alla parte settentrionale dell’isola di Cipro.
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L’acqua proveniente dalla conduttura renderà i turchi ciprioti, che già contano sui sussidi di Ankara per la sopravvivenza economica, ancor più dipendenti. Essendo più legati alla terraferma, i turchi ciprioti avranno meno libertà quando negozieranno la riunificazione con i connazionali greci ciprioti, e ciò renderà più difficile il raggiungimento di una soluzione.
Un altro progetto turco, è un piano (link) per costruire condutture d’acqua e gasdotti fino a Israele. Israele spera di fornire gas alla Turchia in cambio d’acqua. Acqua che non raggiungerà la Siria e l’Iraq.
Abbiamo bisogno di una soluzione globale, con metodi di attuazione, per regolare i flussi d’acqua che attraversano i confini. L’alternativa è una serie di guerre che potrebbero allargarsi tra i paesi che sfruttano a dismisura l’acqua nella loro terra mentre i paesi a valle si prosciugano.
La situazione tra Turchia, Siria e Iraq non è l’unica guerra per l’acqua. Pakistan e India si contendono il Kashmir occupato dall’India dove si trovano le sorgenti dell’Indo. L’indo è l’unica risorsa d’acqua per il Pakistan e l’India sta usando il suo controllo sul Kashmir (link ) per fargli pressione. La prossima guerra fra India e Pakistan potrebbe verificarsi alla prossima siccità e potrebbe essere una guerra nucleare.
Un’altra guerra per l’acqua si profila tra Uzbekistan e Tajikistan (link). L’Etiopia sta costruendo (link) una mega diga sul Nilo che minaccia la fornitura d’acqua all’Egitto. È dubbio che l’Egitto permetterà di finire la diga. Tutti questi casi hanno già portato o porteranno a guerre tra paesi e/o guerre civili per la mancanza di acqua.
La distribuzione delle risorse idriche tra i paesi è uno dei pochi problemi che hanno bisogno di un’amministrazione globale. Un regolamento e un organo giudiziario globale che stabilisca che tutte le persone lungo un corso d’acqua possano trarre beneficio da esso. Mega progetti come il GAP in Turchia dovrebbero essere esaminati davanti a un tale tribunale e le sue sentenze vincolanti dovrebbero essere sostenute da significativi poteri coercitivi.
L’alternativa non solo potrà essere, ma sarà un’intensa guerra per l’accesso all’acqua.
Fonte: www.moonofalabama.org
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