L’accordo tra i due governi rivali in Libia non sembra ancora essere a portata di mano. L’agenzia Nena News riferisce che quando sembrava tutto pronto per la firma, è di nuovo saltato l’accordo di pace per la Libia e si va verso un altro rinvio. Secondo voci non ancora confermate, i rappresentanti del Parlamento di Tobruk hanno abbandonato l’aula in cui si sarebbe dovuta siglare, già ieri, l’intesa. A firmare l'accordo oggi in Marocco sono stati solo i vice presidenti dei due parlamenti libici rivali. Ma i due presidenti - quelli delle dichiarazioni di Malta - non c'erano, e hanno diffuso un comunicato in cui si dice che chi e' andato in Marocco non aveva avuto mandato di rappresentare i due parlamenti. Alla cerimonia erano presenti i ministri degli Esteri di Turchia, Marocco, Tunisia, Qatar, Spagna, e quello italiano Gentiloni.
Nel giro di poche ore, l’intesa su cui lavora la diplomazia internazionale è stata così rimessa in dubbio dall’inconciliabilità delle posizioni delle parti che partecipano ai colloqui. Stamattina erano emerse divergenze tra Tobruk e Tripoli sui nomi da designare alla presidenza condivisa prevista dall’intesa.
Il generale Khalifa Haftar fa sentire il suo peso e ha dichiarato che per raggiungere l’accordo è necessario inserire nel testo i punti, dodici, da egli stesso suggeriti, tra cui la fine dell’embargo sulle armi. Ieri sera il generale Khalifa Haftar, che guida le forse alleate al governo di Tobruk, durante un incontro con l’inviato Onu ha sollevato la questione dell’embargo sulle armi imposto alla Libia. Haftar ha chiesto che il blocco sia tolto, per sostenere la battaglia delle sue forze contro i jihadisti.
E’ evidente che il protrarsi dello stallo politico in Libia – dopo l’ultimatum di 40 giorni annunciato alla conferenza di Roma di domenica scorsa, l’intervento militare da parte dei paesi che giù nel 2011 bombardarono la Libia – Francia, Gran Bretagna, Italia – ci sarà comunque, eventualità questa che fino a questo momento gli Stati Uniti stanno cercando di evitare, anche per limitare il protagonismo e la proiezione militare indipendente degli stati europei. La Francia ha ammesso di aver mandato i suoi primi voli di ricognizione in Libia, mentre il premier Manuel Valls ha dichiarato che la lotta all’Isis sul suolo libico sarà intrapresa presto. Anche la Gran Bretagna, secondo alcune indiscrezioni della stampa britannica, lascia intravedere di volersi muovere nella stessa direzione, con un voto della Camera dei Comuni come quello che ha autorizzato i bombardamenti in Siria e Iraq. Ancora possibilista appare l’Italia che, attraverso il suo ministro Gentiloni, ritiene che “Ora è prioritario ampliare la base di consenso al nuovo governo libico nato a Skhirat in Marocco. "L'Italia è pronta a fare la sua parte - ha ribadito il ministro - per dare stabilità e sicurezza al paese". Ma sul consenso al nuovo governo libico appare legittimo avanzare qualche dubbio.
fonte:contropiano
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