Come in Unione Sovietica, anche nell'UE gli stati nazionali sono subordinati all'Unione. Se l'URSS era l’‘impero del male’, cos’è allora l’Unione Europea?
In occasione del recente vertice europeo, David Cameron si era recato a Bruxelles. Bene o male è questo l'uomo che il popolo britannico crede debba dirigere il governo. Era a Bruxelles per chiedere all'UE se poteva prendere una qualche decisione. La risposta, in breve, è stata che no, egli non può.
ALLORA, PERCHE’ STARE IN EUROPA?
Ad ascoltare le chiacchiere sull’Unione Europea di coloro che i media mainstream indicano come ‘i nostri dirigenti’, si potrebbe pensare che lasciare l’UE implichi il suicidio nazionale.
Lo stesso Cameron esagera sulla necessità che la Gran Bretagna debba farne parte [https://www.rt.com/uk/326457-eu-national-security-cameron/]. I numeri, in effetti, non sono d'accordo. Il Daily Mail, in un recente pezzo sulla Norvegia, ha descritto questo paese come:
“”Prospero, felice e libero. La sua campagna è pulita e ben gestita, le sue città sono ordinate e confortevoli. Il suo popolo fa vergognare [al confronto] gran parte dell'Europa per la conoscenza che ha delle lingue straniere e gestisce i propri affari commerciando allegramente con l'UE. Nei 30 anni dal 1971 al 2001 il suo PIL è aumentato del 177%. La Danimarca e il Regno Unito, che sono stati membri dell’UE per gran parte di quello stesso periodo, hanno aumentato il loro PIL rispettivamente del 75% e del 98%. Tutto questo ci fa capire che, quanto meno, il non appartenere all’UE non ha tenuto indietro la Norvegia””.
La Svizzera, allo stesso modo, è sicura, stabile e ricca. Analogamente alla Norvegia, non è un membro dell'Unione Europea. Il fatto è che i paesi possono fare decisamente bene restando al di fuori dell'UE. Quello che è meno chiaro, a questo punto, è quanto bene si possa fare facendone parte.
UN PROGETTO IMPOSTO IN SEGRETO
La storia dell’UE è una lezione su come ingannare gli altri.
E’ come se si facesse parte di una specie di culto o di uno schema piramidale. La vera natura ed il costo reale di questo sistema abusivo vengono nascosti fino a quando l'inchiostro sul contratto si è asciugato e, dopo aver aderito, non si è più al corrente di quanto si sta pagando per poterlo mantenere in vita.
Il New York Times, quasi di sfuggita, ha messo in prospettiva la natura assolutamente subdola della creazione progressiva del blocco europeo [http://www.nytimes.com/2015/12/18/world/europe/european-union-summit-meeting-brussels.html?_r=1]. Guardando alla recente visita di Cameron a Bruxelles, l’articolo ha osservato che:
“”L’uscita della Gran Bretagna dal blocco europeo farebbe innestare la retromarcia, per la prima volta, al cosiddetto progetto europeo, un programma d’integrazione che ha avuto inizio nel 1951 con la creazione fra sei paesi della ‘Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio’ [CECA] che, da allora, si è ampliata fino a comprendere 28 nazioni – e con molte altre desiderose di poter aderire””.
Proprio così. Questa entità, in grado d’imporre al Primo Ministro britannico quello che egli ‘può’ o ‘non può’ fare, ha avuto inizio come un semplice accordo sul carbone e sull'acciaio.
Col senno del poi è chiaro che questo Trattato non era che un passaggio iniziale, necessario per ottenere quello che sarebbe seguito. Quando è scaduto è stato semplicemente abbandonato [2002]. Ci si potrebbe chiedere a quali futuri e non dichiarati traguardi gli accordi esistenti ci stanno portando.
SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE
L'uomo che, nel 1973, portò il Regno Unito in quella che allora si chiamava ‘Comunità Economica Europea’ [CEE], fu il Primo Ministro conservatore Ted Heath. Nell'Ottobre del 2011 un membro conservatore del Parlamento, Mark Reckless, durante un dibattito sul referendum UE, dichiarò che:
“” … Ted Heath aveva promesso al popolo britannico che ‘avrebbe avuto il diritto di veto su tutte le questioni importanti’. Ma quelle stesse persone che ci dicevano che si trattava solo di un ‘mercato comune’ stanno ora sostenendo che è diventato un’‘unione politica’ in cui possiamo essere messi in minoranza, che ci piaccia o no””.
Possiamo concludere, quindi, che la CEE fu soltanto uno ‘specchietto per le allodole’.
TED HEATH ERA CONTROLLATO DA FORZE ESTERNE?
Fino alla sua morte, avvenuta nel 2005, Ted Heath fu implicato in numerosi casi di molestie su minori. Il Guardian ha pubblicato un articolo in cui una donna sostiene di essere stata abusata da bambina, in diverse occasioni, da un gruppo di persone, fra le quali Ted Heath:
““La presunta vittima, una donna, è stata intervistata da Clive Driscoll [...] La donna è andata in pensione l'anno scorso, dopo aver raggiunto il grado di ‘Detective – Ispettore Capo’ [ … ] La persona è sicura al 100% che si trattava di Ted Heath. Lei crede totalmente in quello che sta dicendo. Questo è il punto da dove l'indagine deve partire, non quello in cui deve fermarsi””.
La donna ha sostenuto che l'abuso ebbe luogo nel periodo immediatamente successivo a quello in cui Ted Heath era stato Primo Ministro. Driscoll ha detto che anche altre persone lo hanno accusato di abusi simili, ma che non gli è stato chiesto di raccoglierne le dichiarazioni.
Resta da vedere se l’Establishment, su questo caso, serrerà i ranghi come ha già fatto con il Commissario dell’Unione Europea Leon Brittan [http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/law-and-order/11194280/Labour-MP-is-condemned-for-linking-Leon-Brittan-to-child-abuse.html].
Se le accuse contro Ted Heath fossero vere, sarebbe improbabile che quest’aberrante caratteristica della sua sessualità sia venuta a galla solo quando aveva già lasciato l’incarico. Potrebbe essere stato controllato da persone o agenzie in possesso delle prove sulla sporcizia che potrebbe aver commesso quando era Primo Ministro.
Il mio punto di vista è questo: la storia dello sviluppo del ‘progetto UE’ dimostra l’esistenza di una preesistente ‘agenda’ che era stata tenuta nascosta ai membri del Parlamento.
La possibilità che il Regno Unito possa essere stato ricattato da forze esterne, come nel caso dell'attore principale del processo legislativo che ha portato all’adesione [Heat], deve essere considerata reale. Si legga questo articolo:
“”Jimmi Savile: “No, non può accadere di nuovo”. Si, invece. Può accadere e forse sta accadendo proprio ora [https://www.rt.com/op-edge/168876-savile-scandal-bbc-presenter/]””.
UN’AGENDA PREESISTENTE
Alla luce di quanto scritto in precedenza, la politica alla base del ‘progetto UE’ somiglia sempre di più ad un prestabilito e dissimulato ‘business plan’, il cui KPI [key performance indicator, indicatore di prestazione-chiave] riguarda unicamente l’attuazione del piano stesso, a qualsiasi costo.
In casi come questo le regole della realpolitik richiedono che l'attuazione di questa politica [progetto UE] debba essere vista come una risposta o a circostanze esterne o alla volontà della popolazione.
Di conseguenza, la massiccia immigrazione non-europea e la trasformazione dei divisi – ma in gran parte omogenei – ‘paesi bianchi’ in un deserto culturalmente perduto sembrano essere sempre meno la conseguenza di un qualche ‘errore’ e sempre di più l’espressione di un intento originale.
L’IMMIGRAZIONE
George Soros, un ebreo ungherese che fece i suoi primi affari collaborando con i nazisti – la fonte, per giusta informazione, è il libro scritto da suo padre ‘Masquerade - Dancing Around Death in Nazi-Occupied Hungary‘ – ha elaborato un piano per la fase successiva dell'Europa. Questo piano ha avuto inizio con l'accettazione di un milione di profughi.
‘Sputnik News’ guarda al corrente afflusso d’immigrati come ad un ‘progetto d’ingegneria sociale’ – disegnato, almeno in parte, dallo stesso Soros.
Ma non vi è alcuna ragione per cui l'Unione Europea – o, sull’argomento, gli stessi Stati Uniti – debba essere intrinsecamente paralizzata quando si tratta di tutelare i propri confini, a meno che le difficoltà non vengano dall'alto [palese il riferimento a Soros e alle dominanti oligarchie finanziarie].
Israele, ad esempio, non vede eserciti di migranti che affluiscono sul suo territorio. Questo perché Israele non tollera le politiche suicide che Soros desidera ardentemente per l'Europa. Israele intende sopravvivere. E lo fa facendo rispettare i suoi confini e la sua politica razziale, respingendo coloro che non hanno le caratteristiche giuste [http://www.theguardian.com/world/2015/may/06/israel-african-migrants-deported].
L’ILLUSIONE DELLA SCELTA
Di che cosa si tratta? Possono gli Stati moderni proteggere i loro confini? Direi di sì, se siamo coerenti. E’ così irragionevole che gli Stati Uniti e l'Unione Europea aspirino allo stesso tipo di ‘controllo delle frontiere’ attuato da Israele?
Per la cronaca, sostengo senz’altro una vera repubblica costituzionale, com’era una volta l’America, ma non sostengo la democrazia quando questa è solo un meccanismo progettato per simulare una scelta, perché le persone possano poi facilmente adeguarsi.
Quindi, e per quanto mi riguarda, non sono qui per declamare lodi appassionate alla democrazia a prescindere da qualsiasi altra considerazione.
Quello che più mi interessa è la dissonanza cognitiva fra coloro che credono di avere una possibilità di scelta e coloro che, su qualsiasi argomento che conta, vedono l'uomo che li rappresenta, in questo caso Cameron, costantemente estromesso dai notabili europei, cui piace tanto sprimacciarlo quando cerca di prendere una decisione reale – perché è la storia stessa dell’UE che implica il perseguimento di un’agenda segreta e non democratica.
Una risposta, forse, può essere trovata nelle parole di Aldous Huxley in ‘Brave New World’:
“Uno stato totalitario veramente efficace dovrebbe essere quello in cui l'onnipotente esecutivo dei capi politici – con il loro esercito di managers – controlla una popolazione di schiavi che non deve essere ‘costretta’, perché semplicemente ‘ama’ la servitù”.
UN AVVERTIMENTO DAL FUTURO
Lo scrittore, conferenziere e dissidente politico dell'ex Unione Sovietica, Vladimir Bukovsky, ha proposto un confronto urticante fra Unione Europea ed Unione Sovietica. Fra le altre cose ha scritto che:
“”L'Unione Sovietica era governata da 15 persone non elette, che si nominavano l'un l'altra e che non dovevano rendere conto a nessuno. L'Unione Europea è governata da due dozzine di persone, che si nominano l’un l’altra e che non devono rendere conto a nessuno”.
Il suo inquietante e lucido monologo si conclude con queste parole: “Ho vissuto nel vostro futuro, e non funzionava”.
Sam Gerrans
Fonte: http://www.veteranstoday.com
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