venerdì 18 dicembre 2015

MULINO BIANCO: ARRIVANO I PRIMI BISCOTTI SENZA OLIO DI PALMA. ANCHE BARILLA CEDE. L’ITALIA DICE NO ALL’OLIO TROPICALE, LO DICE IL GUARDIAN


Sono arrivati i primi biscotti Mulino Bianco senza olio di palma. Si tratta dei Chicchi di cioccolato e dei Fiori di latte della linea Mulino Verde, riformulati sostituendo l’olio di palma con olio di girasole e mantenendo praticamente la stessa ricetta. Un’operazione che sembrava impossibile è diventata una realtà dopo qualche mese di titubanze dell’azienda. Si sta avverando quanto dichiarato da Guido Barilla qualche mese fa in una conferenza stampa a Milano che anticipava la scelta aziendale di ridurre progressivamente il palma. 

D’altro canto la linea Mulino Bianco oltre ai nuovi biscotti annovera nell’assortimento ben 26 prodotti senza l’olio tropicale. Ci aspettiamo altre scelte in linea con questa direzione per i biscotti più famosi coem Le Macine, Campagnole, Molinetti…
Guido Barilla aveva annunciato la scelta aziendale di ridurre il palma

Lo stesso concetto di Guido è stato ribadito a malincuore dal fratello Paolo Barilla a nome di tutte le aziende aderenti all’Aidepi, in una conferenza stampa alla Camera dei deputati il 14 ottobre 2015 (salvo poi fare marcia indietro e rimangiandosi le dichiarazioni che esprimevano una tendenza del mercato irreversibile).

Altri segnali incoraggianti sono la conversione di aziende come Misura e Gentilini che ormai vendono solo prodotti palma free e si affiancano ad Alce Nero, da sempre contraria ai grassi tropicali. Ci sono poi marchi come Tre Marie, Galbusera, Esselunga, Coop, U2… che hanno deciso di eliminare o sostituire il palma da molti nuovi prodotti. La tendenza viene ribadita anche in un protocollo firmato dai produttori di dolci con il Ministero della salute, dove però si promette una riduzione ridicola del contenuto medio di acidi grassi saturi nelle merendine e nei biscotti. Il dato più evidente del cambiamento è però quello della nostra banca dati, che ormai registra 230 biscotti, 40 merendine, 95 snack e 50 creme alla nocciola tutti rigorosamente palma free.
The Guardian ha scritto un articolo sulla petizione promossa da Il Fatto Alimentare

Questo andamento è confermatodall’inchiesta del quotidiano inglese The Guardian, che in un articolo sulla petizione promossa da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade, riporta un’analisi di mercato. La ricerca evidenzia la situazione italiana nel 2015, balzata in testa alla classifica mondiale, come nazione dove la sensibilità contro l’invasione dell’olio tropicale è massima.

Poco incisiva e di basso profilo risulta l’intervento dell’associazione delle aziende italiane Aidepi che nell’assemblea del’European Palm Oil Conference (EPOC 2015) il 29 ottobre a Milano, ha presentato l’Italia come il paese con la maggior percentuale di olio di palma certificato sostenibile. Tutto ciò ha il sapore della beffa considerando l’emergenza degli incendi in Indonesia e Malesia, che continuano ad avvelenare l’aria di grandi e piccole città distruggendo foreste e territori vergini dove vivono oranghi e altre animali, per lasciare spazio alle coltivazioni della palma da olio. Si tratta di una situazione drammatica e difficilmente immaginabile per l’occidente, dove le aziende pensano di essere immuni da responsabilità perché meno del 20% dell’olio


proviene da aree “certificate”.La petizione su Change.org ha raggiunto 165 mila firme

Il nostro impegno contro l’invasione del grasso che distrugge le foreste e nuoce alla salute quando viene assunto in grandi quantità (come avviene in Italia) continua, e la petizione su Change.org ha raggiunto 165 mila firme. A poco è servita il lavoro di lobby degli industriali che, dopo avere speso oltre un milione di euro promuovendo pubblicità troppo celebrative, si è arresa all’evidenza dei fatti. D’altro canto basta andare al supermercato e vedere la gente che prende in mano biscotti e legge l’etichetta alla ricerca del tipo di grassi per capire che non si torna più indietro.

Roberto La Pira

giornalista, tecnologo alimentare

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