Il direttore del Tg La7 all'attacco: "Ora è come se l'ad fosse Palazzo Chigi". E ancora: "La questione principale è che non si può permettere che la tv pubblica sia l’ultimo brandello della comunicazione governata dalla politica"
“Con questa riforma torniamo a prima del 1975, a una Rai che dipende dall’esecutivo. La fonte di legittimazione del Cda è lacommissione di Vigilanza, ma soprattutto l’amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi“. Il direttore del Tg La7,Enrico Mentana, non usa sfumature. “Non si può dire ‘fuori i partiti da viale Mazzini’ e poi approvare una legge del genere”.
Se l’avesse fatta Berlusconi una riforma del genere cosa sarebbe accaduto?
Sarebbe pure peggio, perché Berlusconi possiede già tre reti televisive. Ma guardi, qui il problema è di sistema.
Spieghi.
Il nodo non è tanto Matteo Renzi, perché lui è un premier pro tempore. Il tema vero è che questa riforma schiaccia ancora di più l’emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al governo. E la dipendenza è rafforzata anche dal canone che verrà rastrellato inserendolo in bolletta. Una misura che crea una chiara distorsione nel mercato.
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È una norma anti evasione.
E questo è assolutamente positivo. Ma se è vero che il canone in bolletta frutterà a Viale Mazzini 420 milioni in più, che effetti ci saranno sulla concorrenza con le aziende private? Per di più, in una fase in cui c’è un incredibile calo degli introiti pubblicitari, per tutti.
La Rai diventerà invincibile?
Di certo avrà una forza enorme.
Come si poteva, o si potrebbe rimediare?
Fissando un tetto per la Rai. Così com’è, questa misura è lesiva della concorrenza.
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Rimane il fatto che una ad scelto da Renzi, presente anche alla Leopolda, avrà un potere enorme. E tra sei mesi ci sono le Comunali.
Io non ho mai creduto che le tv decidano l’esito delle urne. In questi anni lo schieramento politico che controllava la Rai ha regolarmente perso le elezioni. E anche la Dc che governava a Viale Mazzini perse il referendum sul divorzio.
E allora la questione principale…
La questione principale è che non si può permettere che la tv pubblica sia l’ultimo brandello della comunicazione governata dalla politica.
Una legge così sembra la sconfessione perfetta del Renzi rottamatore.
Ma no, su questo il premier ha una sua coerenza, che non mi piace ma che pure riconosco. Ha sempre detto che la politica non si deve far sostituire da altro, e che si deve riappropriare di tutti gli spazi. Il problema è Renzi che vede questi spazi anche dove non dovrebbero esserci. D’altronde il crinale è stato superato la scorsa estate, con la nomina del Cda.
Ossia?
In quell’occasione tutti i partiti hanno accettato una logica lottizzatoria.
Tutti?
Spiace dirlo, ma sì, tutti quanti. Anche i Cinque Stelle. E fu l’antipasto di quello che è accaduto oggi. Se tutti assieme hanno varato il Parlamento della Rai, è logico che l’esecutivo decida per una Rai legata all’esecutivo.
Tra pochi giorni verranno nominati i nuovi direttori delle testate Rai. Sarà lottizzazione selvaggia?
Di certo per l’ad sarà molto più difficile, perché ora la politica è seduta in Rai: tutta.
Da Il Fatto Quotidiano del 23 dicembre 2015
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